SPENDING REVIEW PER I DIPENDENTI DELLA SANTA SEDE

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Una notizia che sta facendo molto discutere è stata la pubblicazione della Lettera Apostolica in forma di “Motu Proprio” per il contenimento della spesa all’interno dello Stato Vaticano. Papa Francesco, ha deciso di tagliare gli stipendi al personale della Santa Sede, del Governatorato e di altri enti collegati, cominciando dai cardinali e dai capi dicastero della curia romana. A scaturire tale decisione è stato il disavanzo, che da diversi anni, caratterizza la gestione economica della Santa Sede, ma che a seguito dell’emergenza sanitaria, determinata dalla diffusione del Covid-19, si è ulteriormente aggravato, pandemia, che senza dubbio, ha inciso negativamente su tutte le fonti di ricavo della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano. Le nuove misure prevedono stipendi ridotti del dieci per cento per i cardinali della Curia romana e una riduzione dell’otto per cento per i dipendenti della Santa Sede, del Governatorato e di altri enti collegati, quali i capi e i segretari dei dicasteri. E’ stata prevista inoltre una diminuzione del tre per cento, anche per i dipendenti chierici o religiosi. Per tutti sono stati sospesi, per due anni, la maturazione per gli scatti biennali di anzianità.

cms_21948/foto_1.jpgL’obbiettivo di Papa Francesco, sarebbe dunque, quello di invertire la tendenza delle spese ingenti e dell’economia in forte sofferenza in questi ultimi anni, una decisione che purtroppo ha sortito non poche proteste da parte degli stessi dipendenti che hanno consegnato una lettera-petizione, dichiarando al Pontefice tutta l’amarezza per tale decisione. “Per cosa stiamo pagando, Santità? Per le casse del’Obolo destinato ai poveri, per aumentare gli stipendi ai dirigenti laici o per costosissime consulenze esterne di cui si servono regolarmente?” Questa la domanda molto netta che compare nella lettera consegnata a Papa Francesco. I dipendenti inoltre hanno dichiarano: “Le enormi criticità che caratterizzano l’intero sistema e che lo inducono a sprecare molto denaro e la necessità di un rigido inquadramento salariale dei dirigenti laici entro limiti ben precisi, coerenti con lo spirito di servizio e sacrificio cui ci si appella sempre rivolgendosi a noi impiegati”. Sempre a detta dei dipendenti della Santa Sede, il vero problema è che ad oggi: “il Vaticano si basa ancora su un sistema di privilegi che, risultano deleteri, sia a livello economico che reputazionale”. La cosa più grave però, secondo loro, sarebbe l’esclusione dalla decurtazione degli stipendi da parte delle categorie più agiate, nonostante il chiaro riferimento all’interno della lettera apostolica, in merito ai criteri di “progressività” e “proporzionalità”.

Anna Di Fonzo

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