STRATEGIA DELLA SOSTENIBILITA’ SNSvS

La centralità dell’educazione

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Piani d’azione trasversali per avviare, guidare, gestire e monitorare l’integrazione della sostenibilità nelle politiche e nei progetti nazionali: questo in sintesi è SNSvS (acronimo di Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile), un sistema educativo multitasking che, nell’ottica dell’Agenda 2030 attribuisce all’educazione il ruolo di strumento decisivo al raggiungimento delle politiche di sostenibilità.

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Come durante il decennio sull’Educazione per lo sviluppo sostenibile (2005-2014) affermava l’UNESCO l’educazione ha la potenzialità di dotare le presenti e le future generazioni di quel pensiero critico e sistemico in grado di soddisfare i propri bisogni, bilanciando e integrando aspetti economici, ambientali e sociali come dimensioni della sostenibilità.

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Sulla stessa linea si è sempre posta anche l’ ONU. La Strategia UNECE per l’educazione per lo sviluppo sostenibile adottata al High-level meeting dei Ministeri dell’ Ambiente e dell’Educazione (sottoscritta a Vilnius, 17-18 March 2005) richiamando la Dichiarazione sull’Educazione per Sviluppo Sostenibile (V conferenza Ministeriale “Ambiente per l’Europa”, Kiev, 2003) dichiarava che l’educazione, oltre ad essere un diritto umano , è un pre-requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile, e uno strumento essenziale per il buon governo, per i processi decisionali consapevoli e per la promozione della democrazia. Per questo motivo, l’educazione per lo sviluppo sostenibile può aiutare a tradurre la nostra visione in realtà. L’educazione per lo sviluppo sostenibile migliora e rafforza la capacità di individui, gruppi, comunità, organizzazioni e nazioni di formulare giudizi e decisioni a favore dello sviluppo sostenibile.

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In questo periodo di crisi sociale prodotta dalla Pandemia da Covid 19 si rivela determinante un’ educazione che sia valoriale e non solo cognitiva, ossia un’educazione non nozionistica ma fondata sul rispetto della solidarietà, dell’inclusione, dell’ambiente. Valori che necessitano oggi di essere affermati e tutelati. Particolarmente nel nostro Paese che beneficia di bellezze naturali che tutto il mondo apprezza ma che non sono state oggetto di dovuta attenzione nemmeno da parte dei padri costituenti: l’art. 9 della Costituzione si limita a tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione…solamente la Corte Costituzionale in molte sentenze ha statuito che l’ambiente è un valore costituzionalmente protetto.

In una visione prospettica (che abbia anche un fondamento realistico) un’educazione valoriale è fondamentale ma non può prescindere dai contesti territoriali (regioni, province autonome e città metropolitane) e da un’efficace attività di informazione/comunicazione rivolta agli studenti, ai docenti e allo staff che opera negli istituti scolastici di diverso ordine e grado, alle associazioni, agli ordini professionali oltre che all’intera opinione pubblica.

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Occorre favorire, in particolare, la conoscenza dell’Agenda 2030 dell’ONU e dei suoi 17 Obiettivi, ma anche la biodiversità (o diversità biologica)[1], l’economia circolare e il riuso, la mobilità sostenibile, l’inclusione sociale, la cittadinanza globale e l’educazione alimentare. Tali attività devono essere oggetto necessariamente di modelli didattici formali integrati, quanto possibile , da momenti esperienziali, come uscite didattiche nelle aree protette o in luoghi di valore storico/culturale, che mirano alla scoperta del territorio e alla sua tutela. E ciò è apprezzabile nei dati contenuti nel testo pubblicato lo scorso luglio dal CreSS del Ministero della Transizione Ecologica dal titolo I processi territoriali per lo sviluppo sostenibile e la centralità dell’educazione.

L’ incisività dei progetti educativi è tanto maggiore se includono la costruzione di percorsi didattici dedicati allo sviluppo sostenibile, ma anche eventi pubblici, seminari tematici e tecnici sugli obiettivi della SNSvS e dell’Agenda 2030 o su temi legati alle politiche giovanili come i green jobs e le professioni per la sostenibilità.

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Le iniziative di sensibilizzazione e divulgazione indirizzate ad un’ampia platea di cittadini hanno, invece, necessariamente un’impronta educativa non formale e informale, e molte sono realizzate attraverso programmi radiofonici, organizzazione di eventi e fiere “virtuali” e produzione di materiali audiovisivi.

Al momento le iniziative progettuali vedono coinvolte le strutture regionali che afferiscono al settore ambientale e della sostenibilità (nella maggior parte dei progetti il partenariato è composto da istituzioni quali le direzioni generali regionali ambiente, Aree protette, sostenibilità, le Arpa, gli Enti parco ed i Centri di educazione ambientale, le direzioni regionali dedicate all’istruzione e alla formazione, gli Uffici scolastici regionali e le aziende per il diritto allo studio).

Analogamente alle Regioni, le Città Metropolitane hanno favorito il dialogo e le sinergie costruendo attività di Educazione in raccordo tra la governance metropolitana e quella della Regione di riferimento (ARPA, CEAS, Laboratori di Educazione ambientale, USR, Organismi di ricerca).


[1] Definita dalla Conferenza dell’ONU su ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 (art. 2 della Convenzione sulla diversità biologica) ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi fanno parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi.

Francesco Leccese

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