RILEGGENDO POESIA – MASSIMO BOCCHIOLA
La pietà

“Massimo Bocchiola è nato a Pavia nel 1957. Insegna nelle scuole superiori ed è consulente di diverse case editrici. Ha tradotto, tra l’altro, opere di Vladimir Nabokov e di Paul Bowles. Come poeta ha esordito con la raccolta Prima che i gatti, uscita nel terzo volume di Poesia contemporanea di Guerini e Associati nel 1992.” Questo sul numero 59 del febbraio 1993: la rubrica Inediti dedicata al poeta pavese s’intitolava Né un saio né il deserto.
Siamo dunque dinanzi a un poeta e a un traduttore importante, forse per sua scelta un po’ appartato non essendo – salvo errori – presente sui social, il cui lavoro vale tuttavia la pena di conoscere e apprezzare. Leggiamo dunque quanto scrive il sito https://www.lanavediteseo.eu/massimo-bocchiola/. Massimo Bocchiola è nato e vive a Pavia. Traduttore dall’inglese di letteratura in prosa e in versi, è autore di tre libri di poesia: Al ballo della clinica (1997), Le radici nell’aria (2004) e Mortalissima parte (2007). Ha pubblicato anche il poema in prosa Il treno dell’assedio (2014) e le raccolte di racconti Gli ultimi giorni di agosto oltre al saggio-memoir Mai più come ti ho visto – Gli occhi del traduttore e il tempo (2015). Astoria Edizioni ci dà qualche informazione in più (https://www.astoriaedizioni.it/catalogo/massimo-bocchiola/).
È nato e vive a Pavia, dove si è laureato in Filologia Romanza con Cesare Segre.Dopo avere insegnato per alcuni anni Lettere nelle scuole si è dedicato soprattutto alla traduzione dall’inglese per l’editoria: da allora ha tradotto circa un’ottantina di opere – soprattutto di narrativa, ma anche di saggistica e di poesia – di numerosi autori, fra i quali Rudyard Kipling, Samuel Beckett, F. S. Fitzgerald, Thomas Pynchon, Paul Auster, Martin Amis, Joseph O’Connor, Irvine Welsh, Charles Bukowski, Tim Parks; e fra i poeti Jack Kerouac, Vladimir Nabokov, Charles Reznikoff, Simon Armitage, Blake Morrison e ancora Bukowski e Auster. Per la sua attività, nel 2000 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione del Ministero per i Beni Culturali.Ecco invece Lietocolle, il 25 agosto 2020: Ecco il secondo titolo della Gialla Oro! È "L’età d’oro del melodramma" dello scrittore, traduttore e docente universitario Massimo Bocchiola. Che cosa pensa poi davvero l’Alfredo della Traviata? “Amami, Alfredo, amami quanto io t’amo. // Sembra scontato, sembra una pretesa/ obbligata, tanto è naturale/per lei amarmi con tutta se stessa./ E accontentarla avrei voluto; ma appena/chiudevo gli occhi avevo nelle palpebre/l’ora del tennis domenicale.//Quindi le ho detto addio, non ti merito,/tu sei troppo per me. Non fa una grinza./ Grazie a Dio tra viltà e sincerità/c’è un solido cordone ombelicale”. I personaggi che illustrano L’età d’oro del melodramma, rivelano il loro sguardo profondo alla luce di quello obliquo che Massimo Bocchiola getta, in versi ironici e un po’ dolenti, sul sublime di quella ancora viva tradizione. Un libro inatteso e prezioso, per melomani e appassionati di poesia. Concludiamo con un articolo pubblicato da La Provincia Pavese. Che nessuno sia profeta in patria me lo dicono i proverbi e dunque non mi stupisce. Ma che ogni patria - piccola o grande che sia, vestita da città natale o da ateneo incontrato in gioventù - riesca a ignorare i poeti che le vivono tra le mura, e neppure si ponga in qualche modo il problema di attingere al loro sentire, è cosa che continua a strabiliarmi. Soprattutto quando questo accade in città come Pavia dove ad ogni angolo andiamo a porre marmoreo memento di postume glorie letterarie e storiche e politiche. Massimo Bocchiola è un poeta italiano che abita e lavora a Pavia. E’ un poeta, nella generazione nata dopo la guerra, tra i più importanti: chi sfogliasse l’antologia «La poesia italiana oggi», curata da Giorgio Manacorda, scoprirebbe che questo nostro concittadino - anzi mi viene meglio sentirlo come conterraneo, della nostra stessa terra - tra i quaranta poeti da non dimenticare, c’è. Max Bocchiola sta lì, tra il Bertolucci della Parma appenninica e il livornese Caproni, compagno in esistenziali cammini e tempestivi congedi. È il Max Bocchiola che, con rispettosa ironia, viene accolto da Manacorda nella sua antologia con un riuscito epigramma (manderei tutti a scuola da Bocchiola/ e non vorrei sentire una parola).
I nostri lettori non devono affatto stupirsi se Massimo Bocchiola non è sufficientemente letto e apprezzato: nessuno ha mai fatto sì che ciò potesse accadere.
La pietà
le bettole chiudevano una a una.
erano frusti e stanchi, la campagna,
aspettavano solo di lasciarla,
parlandosi negli orti, dalle reti
metalliche, fra aiole che un inciampo
distruggeva, e soltanto a noi era dato
di vedere più grandi (di spiare
in cuore al frutto scordato nel folto
un tumore di mosche). e a chi la nostra
colma d’affetti, in che vortice o tomba
sotto la strada il tempo, la pietà?
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