NATURA AMICA
Il sambuco
Il termine sambuco deriverebbe dal greco “sambyke”, nome di una specie di flauto fabbricato con i rami cavi dell’arbusto.
È una pianta comune in tutto il mediterraneo, già nota nell’antichità per gli usi medicinali, tra i quali la preparazione dell’Akté descritto dal filosofo e naturalista greco Teofrasto.
Secondo la leggenda, parte della croce di Cristo fu costruita col suo legno, e ad un sambuco andò ad impiccarsi Giuda.
I Romani usarono le sue bacche come alimento, e Apicio ne trasmise la ricetta.
Fu solo più tardi, che i suoi fiori diventarono condimento e vennero impiegati per aromatizzare l’aceto e il vino moscatello.
Col trascorrere dei secoli, il suo impiego è caduto in disuso, restando limitato all’ambito contadino.
Secondo le credenze popolari il sambuco è un albero della gioia: piantato vicino a casa attira gli spiriti buoni e tiene lontani i serpenti.
I suoi fiori dovrebbero essere raccolti la vigilia del giorno di San Giovanni e lasciati all’aperto tutta la notte, perché il santo possa passare a benedirli.
Le sue foglie per il particolare odore che emanano, sarebbero un eccellente antiparassitario, e la lotta biologica ne impiega il decotto contro gli insetti degli alberi da frutto.
In cucina il sambuco viene utilizzato per minestre, frittate, pasticcini, marmellate, gelatine e per aromatizzare liquori o vini.
Molteplici sono i suoi usi nella medicina popolare, dove è utilizzato per curare l’eccesso di acido urico, l’artrite, i foruncoli e la diuresi.
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