SARAH POFI: UN “ANGELO INFERNALE”

L’esclusiva intervista a una scrittrice che sogna di “diventare scrittrice”

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Una ragazzina di buona famiglia, un paesino dell’entroterra pugliese, il figlio adottivo di un liutaio che è quasi un eremita. Tutti in paese parlano male di lui e del suo dubbio passato: lo chiamano "Lucifero", nessuno si fida di lui. Due esseri senza nulla in comune, o forse solo il riflesso opposto di due identità molto simili, che si specchiano senza riconoscersi. Amicizia, spensieratezza, coraggio, sentimenti, passione, amore, falsità, sconforto e ostinazione, sono gli elementi trainanti nella lettura di questo coinvolgente romanzo di formazione. La semplicità, fluidità ed eleganza della penna di Sarah Pofi, rendono Angelo Infernale un’opera di intrattenimento culturale che riempie la mente e l’anima sin dall’inizio del racconto.

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Sarah Pofi nasce a Bari nel 1979, si dedica alla scrittura sin da piccola e in essa esprime le sue grandi passioni: l’arte, la letteratura, la musica, i viaggi, passioni che la porteranno a trasferirsi a Parigi per un lungo periodo della sua vita, per tornare successivamente nella sua terra d’origine con uno sguardo diverso. Docente di Lingua e Letteratura inglese e francese, titolare di un dottorato di ricerca in Scienze Eurolinguistiche, letterarie e terminologiche, è inoltre parte del gruppo di redattori LabLex del Nuovo Dizionario Generale Bilingue francese-italiano/italiano francese. Due romanzi all’attivo: Angelo Infernale e Specchio d’acqua. E un terzo, in arrivo nei prossimi giorni.

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Definisci la vita “un viaggio, anziché una destinazione”, cosa intendi?

La parte più bella del viaggio non è di certo l’arrivo, perché può essere considerato la fine di qualcosa, così come nelle storie la cosa bella non è arrivare al finale, ma leggere quello che succede dall’inizio alla fine. Poi il finale può essere allegro o triste, ma nella vita quello che conta del viaggio, è il percorso

Insegnamento, arte, letteratura, musica, viaggi, cosa ti appassiona di più?

Difficile a dirsi! La cosa che mi caratterizza è che non ho un volto solo, mi piace essere sempre qualcosa di diverso. Una vita non mi basta e poi sono molto curiosa, per questo mi appassionano tante cose. Non riesco ad entrare in un filone e rimanerci, c’è sempre qualcos’altro che attira la mia curiosità

Quali di queste passioni, allora, ti hanno dato o continuano a darti maggiori emozioni?

La scrittura perché è quello che poi riunisce un po’ tutto ed è quella in cui posso spaziare di più. La fantasia non ha limiti, è onnipotente, per questo prediligo la scrittura

Descriviti con tre caratteristiche?

Non è facile descrivermi da sola, dovrebbero farlo gli altri! Polimorfa sicuramente, volubile anche se su certe cose sono molto ferma, curiosa e affamata di vita

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In quale momento della tua vita hai maturato l’idea di scrivere Angelo Infernale?

Questo romanzo nasce quando avevo 17, 18 anni. In genere a me le idee vengono da una immagine o da un luogo: può essere un luogo vero o immaginato. E poi il romanzo è nato dalla figura di Lucifero in sé […] prima di diventare un personaggio, è una figura che mi ero inventata come alter ego: ero uno adolescente e quindi la ribellione adolescenziale, il male necessario, la voglia di essere qualcos’altro e la voglia di non piegarsi alle regole

Il romanzo si svolge in un luogo non ben definito della Murgia e in un periodo non preciso, considerato che nel racconto non si menzionano i social network o gli smartphone: perché la scelta di non specificare questi elementi tipici della letteratura moderna?

In realtà un piccolo dettaglio che fa capire il periodo, c’è! Siamo verso la fine del millennio, l’epoca immediatamente successiva all’inizio dell’utilizzo dei cellulari. Non so se riuscirei mai a scrivere qualcosa ambientata nel mondo attuale. Il fatto di dover filtrare i rapporti attraverso i telefoni e i social, lo vedo come un grosso limite

Il romanzo è incentrato sulle figure di Diego ed Elena, due personaggi segnati dal destino di amarsi, a loro modo, procurandosi, però, dispiaceri e tanta sofferenza: ci descrivi in poche battute chi sono?

Diego ed Elena sono le due facce della stessa medaglia: uno è il complementare o l’opposto dell’altra con due destini paralleli. Entrambi non hanno i genitori e sono cresciuti con un uomo anziano, lui povero e lei ricca, ma i due ruoli sono perfettamente interscambiabili. La loro storia nasce proprio dal fatto di essersi riconosciuti a un certo punto e il fatto di essere diversi, pur essendo così simili, li obbliga a non poter stare insieme in un certo senso

Quanto di te c’è nell’Elena del racconto?

C’è tanto della me adolescente, anche se la mia concezione dell’amore non è distante da quella di Elena; credo nell’amore assoluto

In che senso amore assoluto?

Quando nella vita si incontra l’amore vale la pena viverlo fino alla fine

Bisogna lasciarsi andare completamente?

Non sono una di quelle che ha paura di soffrire per amore. Mi accorgo sempre di più, sentendo anche chi mi sta intorno, che nei rapporti di amore si ha sempre troppa paura di soffrire, ma se non si soffre per amore non vale la pena vivere

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Tentare non nuoce?

Esatto! Anche se va male va bene lo stesso, perché la sofferenza ci rende più vivi. Alle volte le esperienze negativesono quelle più formative, per cui banalmente come si suol dire “quello che non ci uccide ci fortifica”

A questo punto, credo che Sarah Pofi sia più simile al personaggio di Diego che di Elena, vero?

Di Elena c’è tanto di in me, ma più passa il tempo e più, come mondo interiore e non per la cattiveria, mi ritrovo di più in Diego

Esiste un confine tra la sofferenza e l’amore?

Si! La sofferenza non deve essere fine a sé stessa, un rapporto malsano non deve essere portato avanti; un rapporto in cui il vero amore viene tradito o quando c’è violenza, bisogna interromperlo. Ribadisco, comunque, che per amore bisogna lasciarsi andare

Rimorsi e rimpianti della tua vita?

Rimorsi nessuno, l’unico rimpianto è di non aver saputo approfittare di un sacco occasioni, perché avevo altro per la testa. Ho avuto occasioni per avere grandi “possibilità di successo”, ma non ho saputo piegarmi alla frivolezza di un determinato mondo. Con una maturità diversa forse avrei potuto utilizzarle come mezzo, approfittandone senza cambiare me stessa

Chi è realmente, oggi, Sarah Pofi?

Questo non lo so neanch’io, perché non amo le definizioni. Non mi piace nulla che stia in una etichetta o dentro criteri precisi. Per questo non riesco neanche a essere definita in quello che faccio: un giorno sono cantante, un giorno scrittrice, un altro insegnante, ecc… Non mi piace definirmi, perché mi darei dei limiti e non voglio mai fermarmi finché potrò

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Stai lavorando a un nuovo libro?

Si, ce ne sono diversi. In queste ore ho completato Il Diario Etilico che conclude la trilogia di Angelo Infernale. Si tratta di un romanzo che definisco costola di Adamo presa da Specchio d’Acqua, perché toglieva troppo spazio alle protagoniste

Altri progetti letterari?

Un romanzo ambientato a Parigi che ho cominciato tanto tempo fa e che non riesco a portare a avanti perché c’è qualche piccolo spunto autobiografico che riprende dei momenti difficili della mia vita

Perché non riesci a portarlo avanti?

La cosa che mi piace fare quando scrivo, è lasciarmi andare per vivere in un altro mondo. Scrivo per lasciarmi trasportare e essere qualcun’altra. Il fatto di vivere qualcosa che ho già vissuto, un po’ mi toglie il divertimento e il fatto di inventare. Alla fine, non voglio che sia la mia storia

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Diventare una scrittrice!

Perché non lo sei già?

Il fatto di scrivere non vuol dire essere per forza degli scrittori

Forse dovresti dedicare più tempo alla scrittura, togliendone dalle altre attività?

Anche se mi piace molto insegnare, se potessi, toglierei spazio al mio lavoro di insegnante che è la cosa che mi costringe ad impersonare ogni giorno un ruolo e un personaggio diverso da quello che sono: quando vado a scuola mi vesto in modo diverso, mi comporto in maniera diversa e sono proprio un’altra persona

Una sorta di ambiguità caratteriale?

A volte sembro come una persona che nasconde qualcosa, non si riesce a inquadrarmi facilmente, anche se chi mi conosce sa che sono una donna coerente e quando serve, anche razionale.

Umberto De Giosa

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