ALLA SCOPERTA DEI MUSEI D’ITALIA
I musei capitolini

Aperti ufficialmente al pubblico nel 1734, durante il governo di Clemente XII, a tutt’oggi sono considerati il primo museo al mondo in virtù della possibilità di essere visitato non solo dai proprietari ma da tutti. La sede storica dei Musei Capitolini è costituita sia dal Palazzo dei Conservatori che dal Palazzo Nuovo, entrambi visibili dalla Piazza del Campidoglio.
Il 1471 può esse considerato l’anno in cui fu creato il museo, quando Papa Sisto IV fece dono alla città di Roma di una preziosa collezione di bronzi provenienti dal Laterano, compresa la Lupa Capitolina.
Questa la fece collocare nel cortile del Palazzo dei Conservatori e sulla piazza del Campidoglio: per questo può essere definito come il più antico museo pubblico al mondo. La sede storica dei Capitolini è costituita dal Palazzo dei Conservatori e dal Palazzo Nuovo, edifici che affacciano sulla michelangiolesca Piazza del Campidoglio. La creazione del museo può essere fatta risalire al 1471, quando papa Sisto IV donò alla città una collezione di importanti bronzi provenienti dal Laterano (tra i quali la Lupa capitolina), che fece collocare nel cortile del Palazzo dei Conservatori e sulla piazza del Campidoglio: ciò lo rende il più antico museo pubblico al mondo.
La raccolta antiquaria si arricchì nel tempo con donazioni di vari papi (Paolo III, Pio V che voleva espellere dal Vaticano le sculture pagane), e fu meglio allocata con la costruzione del Palazzo Nuovo nel 1654. Da allora il museo si è accresciuto notevolmente, includendo non solo manufatti di età romana notevoli per quantità e qualità (statue, iscrizioni, mosaici), ma anche pezzi di arte medioevale, rinascimentale e barocca.Il museo fu aperto a visite pubbliche per volere di papa Clemente XII quasi un secolo più tardi, nel 1734. Il suo successore, Benedetto XIV, inaugurò la Pinacoteca capitolina, acquisendo le collezioni private della famiglia Sacchetti e della famiglia Pio.
Durante l’occupazione francese (1796-1815), diverse opere presero la via del Museé Napoleon a causa del Trattato di Tolentino (1796). Tra di queste si ricordano Lo Spinario, la Venere Capitolina, il Bruto capitolino e il Galata morente , che vennero restituite grazie al Congresso di Vienna e all’intervento di Antonio Canova, delegato dal Santo Padre per i cosiddetti "ricuperi", che ponevano rimedio alle spoliazioni napoleoniche. Altre opere invece, come ad esempio il Sarcofago delle Muse, anticamente presso i Musei Capitolini attraverso la collezione Albani, rimasero al Louvre.[4]
Dagli scavi condotti dopo l’Unità d’Italia per i lavori di Roma capitale emersero grandi quantità di nuovi materiali, che, raccolti nel Magazzino Archeologico Comunale, in seguito denominato Antiquarium, furono nel tempo parzialmente esposti ai Capitolini.
I Musei Capitolini sono ospitati in due grandiosi palazzi: Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo, collegati tra loro da un passaggio sotterraneo, la Galleria Lapidaria. Questa permette di attraversare la Piazza del Campidoglio senza dover uscire dal museo.
La galleria ha delle arcate che si affacciano sulla vista strepitosa del Foro Romano.
L’ingresso ai musei è nel Palazzo dei Conservatori, dove, al primo piano si trova il nucleo originario della collezione di sculture, e al secondo, la Pinacoteca.
PALAZZO DEI CONSERVATORI – I PIANO
Prima di salire per la visita alla collezione vera e propria fermatevi ad ammirare i frammenti in marmo che sono sparsi nel cortile. La testa, la mano e il piede gigantesco erano parte della statua dell’imperatore Costantino, alta ben 12 metri, collocata una volta nella Basilica di Massenzio, al Foro.
Sicuramente da vedere tra le sculture del primo piano è la Lupa Capitolina, che trovate nella Sala della Lupa. L’opera è stata da un artista etrusco nel V secolo a.c. (recenti ricerche però indicano che potrebbe essere forse di epoca medievale). I gemelli però, nell’atto di farsi allattare è sono stati aggiunti solo nel 1471.
Altre statue che non dovete mancare di visitare sono lo Spinario (I secolo. a.c.), che si trova nella Sala dei Trionfi e rappresenta un ragazzino che si toglie una spina dal piede, e una testa di Medusa, ospitata nella Sala delle Oche, attribuita a Gian Lorenzo Bernini.
PALAZZO DEI CONSERVATORI – II PIANO
Questa zona è occupata completamente dalla Pinacoteca Capitolina, creata tra il 1748 e il 1750. Ospita, ordinata cronologicamente una collezione di dipinti dal Medioevo al XVIII secolo. Ogni sala accoglie dei capolavori, ma da non perdere sono la Sala Pietro da Cortona, che contiene il Ratto delle Sabine (1630) dell’omonimo artista e la Sala di Santa Petronilla che ha questo nome perchè al suo interno conserva la grande pala del Guercino che rappresenta il Seppellimento di Santa Petronilla (1621-3). Troverete anche opere di Caravaggio: La buona ventura (1595) e il San Giovanni Battista (1602)
TABULARIUM
È l’archivio di stato dell’antica Roma, creato nel 75 a.c. ed ora si trova sotto il Palazzo Senatorio. Ci si arriva tramite la Galleria lapidaria che collega il Palazzo dei Conservatori a Palazzo Nuovo. Lungo la galleria si trovano lastre marmoree ed epigrafi. Bellissima la vista sul Foro Romano, che si gode dalle sue arcate.
PALAZZO NUOVO
È interamente occupato fino al soffitto di sculture classiche. Obbligatorio vedere il Galata morente, che troverete collocato nella Sala del Gladiatore. si tratta di una copia romana di un originale greco del III secolo a.c. È emozionante vedere come la sua postura di guerriero caduto trasmetta in maniera commovente il senso di quieta e rassegnata sconfitta.
Nella sala seguente, la Sala del Fauno, si trova un fauno scolpito in marmo rosso, che dà il nome al locale.
Un altro superbo esempio di scultura classica è la Venere Capitolina collocata nel Gabinetto della Venere. Meritano di essere ammirati anche i busti di filosofi, poeti e oratori allineati nella Sala dei Filosofi.
La lupa capitolina, Romolo e Remo
La Lupa dei Musei Capitolini è il simbolo di Roma da secoli. Visitare i Musei Capitolini senza fermarsi ad ammirarla è come andare a Parigi e dimenticarsi di salire sulla Tour Eiffel.
Conosci la sua leggenda?
Si narra che la vestale Rea Silvia, figlia di un re etrusco spodestato dal fratello, ebbe due gemelli dal dio della guerra, Marte. Lo zio usurpatore, ordinò che i bambini fossero uccisi per paura che lo spodestassero a loro volta. Tuttavia la serva incaricata di ucciderli, impietosita, li abbandonò in una cesta sul fiume Tevere.
Miracolosamente, la cesta attraversò il fiume e si andò ad incagliare in un’ansa. Qui una lupa trovò i due bambini e li allattò per giorni finché un pastore si accorse di loro e li portò a casa con sé.
Quei due neonati erano Romolo e Remo, il fondatore mitologico di Roma e suo fratello.
Ma oltre alla storia sulla fondazione di Roma, la Lupa Capitolina è importante anche per un altro motivo.
La statua bronzea della Lupa Capitolina ha fatto molto parlare di sé gli storici dell’arte. Nonostante è ormai certo che i due gemelli siano stati aggiunti in epoca rinascimentale, forse ad opera del Pollaiolo, la scultura originale della lupa sembra essere antichissima, forse etrusca.
Ciò che è certo è che facesse parte della prima donazione di Sisto IV ai Musei Capitolini e che quindi sia una delle più antiche opere dei musei. Qualunque sia la sua età, resta il suo valore simbolico: la forza e la brutalità di una bestia feroce vengono domate per amore, fino a spingerla a donare il suo latte a due inermi neonati.
La statua colossale di Costantino
A Roma li chiamano “er piedone” “er capoccione” e “er ditone”. Pochi di coloro che vanno a visitare i Musei Capitolini conoscono veramente la storia di quest’opera, ma la statua di Costantino ai Musei Capitolini ha una storia interessantissima.
In realtà, le enormi sculture non sono altri che parti della statua colossale di Costantino che si trovava nella basilica di Massenzio ai fori! I resti dell’impressionante edificio sono ancora visibili vicino al Colosseo, ed è proprio qui che l’imperatore Costantino fece costruire una sua enorme statua, proprio per simboleggiare la sua vittoria alla battaglia di Ponte Milvio.
La statua di Costantino era probabilmente composta da diversi materiali.
Quelli che potrai vedere nel cortile del Palazzo dei Conservatori sono infatti solo le parti “scoperte” del corpo dell’imperatore. Il resto doveva essere di metallo, forse di bronzo. Dalla testa di questa enorme statua possiamo vedere lo sguardo fisso e quasi assente del primo imperatore cristiano. È proprio a partire da lui che inizia la trasformazione del linguaggio dell’arte che passa da arte “classica” a “medievale/bizantina”.
Statua di Carlo I d’Angiò di Arnolfo di Cambio
La statua di Carlo I d’Angiò ai Musei Capitolini è un’opera medievale. Fu scolpita da Arnolfo di Cambio nel 1277 ed era collocata presso la vicina chiesa di Santa Maria in Aracoeli.
È importante perché si tratta di uno dei primi ritratti scultorei dall’epoca post-classica.
Prima della realizzazione di questa statua c’erano stati solo sporadici tentativi di riproduzione delle fattezze di personaggi esistenti, e solo in alcuni monumenti funebri.
Qui invece c’è un ritratto di un sovrano vivente e a grandezza naturale.
Se osservi bene il suo volto, potrai vedere perfino i solchi delle rughe, simbolo che qualcosa stava nuovamente cambiando nel linguaggio artistico.
Insomma, così come la testa di Costantino segnava il passaggio dall’arte classica a quella medievale, la testa di Carlo I d’Angiò segna il ritorno alla ritrattistica, ed il passaggio dall’arte medievale a quella rinascimentale.
Lo spinario
Così come la Lupa Capitolina, anche la scultura dello Spinario ai Musei Capitolini faceva parte della collezione di Sisto IV.
Questa statua è in apparenza molto semplice e con un soggetto di poco conto.
Rappresenta infatti un giovane seduto, con le gambe accavallate e la testa inclinata, nell’atto di togliersi una spina dal piede.
L’opera è probabilmente di età ellenistica (III secolo a.C. o una copia romana successiva) e ne esistono altri esemplari in marmo.
Ma perché è importante?
Devi sapere che la statua dello Spinario imitatissima nel Rinascimento.
Puoi trovarla infatti in moltissimi dipinti ed affreschi del ‘400, come ad esempio quelli della Cappella Sistina, dal Brunelleschi nella formella per la porta del Battistero di Firenze e in moltissime altre opere: una tra tutte la madonna con Bambino di Signorelli.
La buona ventura di Caravaggio
Tra le opere dei Musei Capitolini ci sono anche due capolavori di Caravaggio e si trovano, ovviamente, all’interno della pinacoteca.
Una di queste è la “Buona ventura”.
La tela rappresenta un giovane ricco e una zingara che gli predice il futuro. La ragazza cerca di distrarre il ragazzo con il suo sguardo malizioso ed è ritratta nell’atto di sfilargli l’anello dal dito con il pretesto di leggerli la mano. Forse il gesto non ti sembrerà molto comprensibile, ma è stato evidenziato dagli studi radiografici condotti tra gli anni ’70 ed ’80.
Caravaggio dipinse quest’opera da giovane, presumibilmente verso il 1593 quando era ancora attivo alla bottega del Cavalier D’Arpino. Le radiografie mostrano infatti uno strato di pittura inferiore, che evidenzia proprio questo gesto, reso meno evidente solo successivamente.
La Buona Ventura di Caravaggio rappresenta una scena di vita quotidiana, poco teatrale ma molto espressiva. L’artista riesce a mettere in evidenza con pochi elementi i tratti caratteriali dei due protagonisti.
Il giovane è raffigurato in uno stato molto rilassato: la mano poggiata sull’anca, veste molli e stoffe preziose. Il suo volto è disteso e grasso, denota ricchezza ma anche ingenuità. La ragazza, al contrario, ha occhi vivaci ed intelligenti e un sorrisetto malizioso. Le sue unghie, se fai attenzione, sono sporche
Statua equestre di Marco Aurelio
La statua di Marco Aurelio è importantissima perché è l’unica statua equestre in bronzo pervenutaci intera e mai “perduta” dall’antichità. La storia lo ricorda come uno dei migliori imperatori dell’Impero Romano e l’impressione che si ha di questo personaggio è di un grande equilibrio. Per questo motivo è in equilibrio il cavallo, sono equilibrati i suoi gesti e infatti tenne in equilibrio l’impero per tutto il suo regno.
Il monumento equestre di Marco Aurelio fu realizzato verso il 176 d.C. per celebrare l’imperatore filosofo ed ha una storia davvero interessante. Sappiamo che la statua dall’VIII secolo fu al Laterano ma non siamo sicuri sulla sua collocazione originaria.
Ma se è arrivata fino a noi integra, attraversando quasi 2000 anni, c’è un motivo ben preciso.
La statua di Marco Arurelio era in realtà creduta essere un ritratto di Costantino, il primo imperatore cristiano e per questo non fu mai fusa. Nel medioevo, infatti, la maggior parte delle opere bronzee furono rifuse per recuperare i metalli. Fondere una “vecchia statua” era sicuramente molto più economico che dover estrarre il bronzo dalle miniere e quindi fecero del “riciclo” una virtù.
Ma Costantino era ormai diventato uno dei simboli del Cristianesimo… e per questo “scambio di persone” Marco Aurelio venne risparmiato.
La statua di Marco Aurelio fu poi portata in Campidoglio e pensata al centro della piazza da Michelangelo.
Vi rimase fino agli anni ’70 quando, a seguito di un attentato, fu verificato lo stato della scultura. Gli studiosi notarono che le intemperie stavano rovinando irrimediabilmente il monumento a causa delle piogge acide.
La statua venne dunque restaurata e spostata all’interno dei Musei Capitolini e, al suo posto, fu messa una copia, tutt’ora al centro della piazza.
Nel 2005, l’originale, fu collocato nell’esedra vetrata: la luce naturale filtra illuminandola e mostrando i diversi bagliori a seconda dei momenti del giorno e delle condizioni atmosferiche.
É un vero spettacolo!
Il galata morente
Il Galata morente è una di quelle opere dei Musei Capitolini che mi emoziona ogni volta che lo vedo.
Questa statua è una copia romana di un originale bronzeo, che fu eseguito verso il 220 a.C. probabilmente dallo scultore Epigono. Insieme ad altre sculture, il Galata Morente faceva parte del donario di Attalo, monumento che il sovrano aveva donato alla città di Pergamo per celebrare la vittoria sulla tribù celtica dei galati. Il protagonista, infatti, indossa un torque al collo, un tipico gioiello celtico.
Assieme ad un altro gruppo, il Galata suicida che si trova a Palazzo Altemps, il Galata morente rappresenta un momento di grande intensità.
Il guerriero, ferito al fianco, si sta accasciando accascia per terra. Il suo corpo nudo e forte è teso nel dolore e nella consapevolezza della disfatta. Il suo volto è contratto, la fronte aggrottata, le sue armi sparse in terra, il sangue sgorga dalla sua ferita.
É un giovane uomo che capisce di stare per morire e sembra riflettere sulla fragilità della vita per un lungo, interminabile istante.
Testa di medusa di Bernini
La testa di medusa ai Musei Capitolini è un’opera attribuita a Bernini, ma non è ancora stato dimostrato.
Nonostante questo piccolo “giallo”, la qualità dell’opera è innegabile.
La gorgone, un terribile mostro dell’antichità con serpenti al posto dei capelli, ed è ritratta nel momento stesso in cui si trasforma in pietra.
Questa creatura mitologica, infatti, tramutava in pietra chiunque incrociasse il suo sguardo finché un eroe, di nome Perseo, non la sconfisse con un intelligente trucco.
Mostrò a Medusa la sua immagine riflessa, e la gorgone venne pietrificata dal suo stesso sguardo.
Bernini riesce quindi a catturare nel marmo questo momento.
Medusa si sta osservando in un immaginario specchio e nel suo sguardo c’è tutta la tristezza e l’angoscia di essere stata beffata.
La scena è resa così realisticamente che sembra che ti sembrerà che stia avvenendo proprio davanti ai tuoi occhi.
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