I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Larino (Molise)

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Larino, il borgo molisano nasconde al suo interno insospettabili testimonianze del passato, dall’antichità al Medioevo, frammenti di storia, splendidi mosaici e resti di monumenti, tra i quali spicca in particolare, l’anfiteatro romano ben conservato.

Le tracce più antiche di Larino risalgono al Neolitico. Vi sono ritrovamenti dell’età del Bronzo e del Ferro che testimoniano le prime forme di vita abitata, molto importanti per ricostruire la preistoria nell’area molisana. La cittadina vera e propria però, vide la sua fondazione per mano degli Etruschi intorno al XII secolo a.C. e, data la sua posizione strategica, sopraelevata sulle colline e non distante dal mare e dunque vantaggiosa per i commerci, fu poi abitata dai popoli osco umbri e di ceppo sannitico.

Tra le molte popolazioni italiche a Larino si riconoscono in particolare i Frentani, che ebbero in questa città uno dei loro centri principali. In un primo momento questa popolazione fu strettamente legata ai Sanniti, a causa della vicina origine, ed ebbe un rapporto conflittuale con Roma, in particolare nel periodo delle guerre sannitiche tra il IV e il III secolo a.C. Ma anch’essi andarono in contro a una progressiva romanizzazione.

cms_25153/1.jpgDal III secolo a.C. in poi infatti acquisirono lo status di alleati di Roma, ma conservarono la propria indipendenza. Proprio in età repubblicana la città cominciò ad acquisire una grande ricchezza e prestigio dal punto di vista sociale ed economico. In questo periodo Larino fu particolarmente splendente, ricca di eventi culturali, spettacoli, giochi pubblici ed ebbe un legame molto stretto, non solo dal punto di vista commerciale, con Roma, divenendo un luogo frequentato da esponenti dell’aristocrazia e della classe dirigente della capitale. Contemporaneamente però risentì anche dei disordini delle guerre civili, e della precarietà politica che caratterizzò il I secolo a.C.

cms_25153/2_1646967776.jpgLa città mantenne il proprio rilievo nei primi secoli dell’impero, ma cominciò il suo declino nel III secolo, a causa della crisi economica, e in seguito nel 346 d.C. fu fortemente danneggiata da un terremoto e progressivamente perse la sua importanza ed autonomia, devastata dai sempre più frequenti saccheggi da parte delle popolazioni barbariche.

L’area archeologica di Larino

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I resti archeologici romani di Larino sono collocati in due aree principali non molto distanti tra loro, che si possono riconoscere grazie alla presenza dell’anfiteatro e del Foro.

cms_25153/4.jpgL’anfiteatro è senza dubbio il monumento principale della Larinum Romana. Risale al I secolo d.C. e la struttura ad arena è ben riconoscibile. La costruzione ebbe una storia particolare, sia perché fu inserito in un contesto urbano già edificato che fu dunque completamente riorganizzato, per dare spazio alla monumentale costruzione, sia per l’insolita procedura edilizia, a causa del dislivello del terreno, risulta in parte scavato e in parte edificato verso l’alto, senza appoggiarsi alla pendenza naturale, come se fosse un teatro, ma con una costruzione in pietra, conformemente alla struttura tipica dell’anfiteatro. Si riconosce bene la cavea, che in parte conserva alcuni gradini, alcuni vomitoria e parte delle arcate. In epoca tardo antica l’anfiteatro, caduto in disuso, fu utilizzato come necropoli.

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Accanto all’anfiteatro si trovavano le terme, originariamente ricche di decorazioni sfarzose, mosaici con soggetti marini, animali, o geometrici, in parte ancora oggi visibili e integrati all’interno della struttura dell’edificio in corrispondenza con i pavimenti. Si conservano le vasche del calidarium e del frigidarium, ma la particolarità di questo complesso termale è che conserva parzialmente l’impianto dell’ipocausto, e dunque permette di capire come funzionasse il sistema di riscaldamento dei romani, sia per l’acqua, sia per l’aria. Si può osservare, infatti, la zona del praefurnium, dove appunto scaldava l’acqua, e la sezione longitudinale di un ambiente riscaldato, dove il pavimento si regge su delle colonne che permettevano la creazione di uno spazio sottostante destinato a far circolare l’aria calda per riscaldare l’ambiente.

L’area del foro conserva poco del suo antico splendore, infatti, rimangono poche tracce degli edifici pubblici, ma possiamo trovare una domus il cui atrio conserva delle decorazioni pavimentali policrome. Intorno ad esso si distribuivano gli altri ambienti, di cui possiamo riconoscere il perimetro. In questa domus, nel giardino interno vi era una vasca dell’impluvium particolare, decorata con un mosaico a soggetto marino, raffigurante un polipo e quattro cernie, conservato sul luogo, a differenza degli altri mosaici ritrovati nel sito di Larino e provenienti da altre domus collocate nell’area intorno al foro o all’anfiteatro che hanno uno stato di conservazione più precario.

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Sono stati ritrovati in totale otto mosaici, alcuni dei quali bicromi, altri policromi e con complessi e raffinati disegni. I più importanti e sofisticati sono tre, e sono esposti al museo civico di Palazzo Ducale a Larino. Il primo raffigura un leone ruggente che avanza in un paesaggio naturale circondato da uccelli, il secondo, detto “mosaico dei lupercali” mostra la scena leggendaria della lupa (che in questa particolare rappresentazione assomiglia quasi più a una tigre) che allatta i gemelli neonati Romolo e Remo, e il terzo ha un soggetto naturalistico frammentario, dove si riconoscono bene però delle foglie di vite, di edera e degli uccelli, disposti all’interno di cornici geometriche.

Diana Filippi

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