RILEGGENDO POESIA – DONATA BERRA

E adesso vieni…

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cms_25620/poesia.jpgSfogliando i vari numeri della nostra rivista – e siamo già al 132, ottobre 1999 – ci capita e ci capiterà sempre più spesso d’imbatterci in poeti contemporanei italiani che meritano di essere conosciuti e letti. Come qualsiasi altra rivista letteraria (cartacea, online…) anche POESIA deve offrire ai lettori un panorama il più vasto possibile, dai grandi poeti del passato ai contemporanei, dalla letteratura italiana a quella internazionale: è del tutto evidente che alcuni (grandi) nomi ricorrano.

Lo scopo della nostra rubrica non può invece ricalcare le scelte editoriali delle riviste: dobbiamo, in altre parole, scegliere un autore o un’autrice di cui non avevamo ancora parlato e proporlo/a ai nostri lettori.

Oggi quindi proponiamo Donata Berra che, nel 1999 appunto, incontravamo nel nostro mensile, con inediti intitolati La linea delle ali. Per le note biografiche ci soccorre il sito https://www.casadellaletteratura.ch/19-settembre---donata-berra-dialoga-con-marina-pugliano.html. Prima di essere traduttrice acclamata, Donata Berra è poeta.

cms_25620/2_1649820147.jpgNata a Milano nel 1947, dove ha studiato letteratura italiana e musicologia, vive a Berna, dove insegna all’università. È autrice di poesia nonché traduttrice dal tedesco (tra gli altri Dürrenmatt, Merz, Zweig). Ha pubblicato quattro raccolte di poesie delle quali si ricordano A memoria di mare (Bellinzona, Casagrande, 2010) e Vedute bernesi (2017). Tra le diverse onorificenze assegnategli, nel 2018 le viene conferito il Premio Italo-Tedesco per la Traduzione Letteraria del Goethe Institut per la traduzione di La guerra invernale del Tibet" di Friedrich Dürrenmatt (Milano, Adelphi, 2017).

A Marzo 2019 è pubblicata dalla Limmat Verlag di Zurigo l’antologia Maddalena (traduzioni di Christoph Ferber; prefazione di Pietro De Marchi): una selezione delle quattro raccolte precedenti con alcuni inediti qui pubblicati per la prima volta. Possiamo anche ascoltarla nel podcast https://www.rds.it/podcast-video/video-news/452873. Era il 2018 e tutti ricordiamo le tensioni fra Italia e Germania. «Quest’anno il Premio italo-tedesco per la traduzione letteraria è andato a Donata Berra per la miglior traduzione de "La guerra invernale nel Tibet" di Friedrich Duerrenmatt (Adelphi edizioni)."E’ stata un’enorme sorpresa, veramente non me l’aspettavo. L’ho veramente ricevuto come un regalo, perché come ho detto nel discorso di ringraziamento, alla mia età mi sono chiesta spesso ’smetti di tradurre, viviti una vita più tranquilla’, mi ha ridato fiducia, mi ha fatto rinascere tutta la mia passione, è stato un regalo doppio, un premio grandissimo".Berra, che vive e lavora a Berna e ha doppia cittadinanza, delle recenti tensioni tra Italia e Germania dice:"Io penso che in momenti così delicati, prevalgono purtroppo i pregiudizi da tutte e due le parti. Si è spinti da personaggi superficiali, incolti che approfittano solo dell’occasione per mettersi in mostra o per arraffare un certo potere discutibile giocando proprio sulla non conoscenza delle due nazioni e sfruttando quelle che sono i pregiudizi che si dicono, quel male che si dice degli italiani e quel male che si dice dei tedeschi. Per tutta la vita io come italiana, in Italia dovevo difendere i tedeschi e gli svizzeri e quando andavo in Germania dovevo difendere gli italiani e anche gli svizzeri".» Tutti noi, credo, siamo più che assuefatti dall’assenza di molte (buone) notizie dai palinsesti televisivi, rassegnati forse all’inadeguatezza di tanta TV generalista, dove il servizio pubblico fa concorrenza alle emittenti private per accaparrarsi i soliti, improbabili maître-à-penser, che non si capisce bene cosa pensino e a quale titolo siano invitati: smanicati, in giacca e cravatta o tailleur poco importa. Di Donata Berra non si è accorto nessuno.

E adesso vieni…

E adesso vieni, entriamo insieme in questo inverno,
sarà stagione di abbandoni e reticenze,
guarda: le ombre che credevamo immaginate,
o risospinte ai margini del bosco,
vòltati: avanzano alle spalle.

Vieni, lascia scorrere il tuo corpo
dal vento acre di resina e di muschio,
lascia la scabra pelle rilevarsi
alle carezze mie, come fossi lei,

quella per cui fiorisce, e sa di cielo,
– dove tu solo sai, e mi conduci –
il fioco fiore giallo d’elicriso.

Raffaele Floris

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