ASSANGE: ESTRADIZIONE IN USA APPROVATA DALLA WESTMINSTER MAGISTRATES COURT
In America il fondatore di Wikileaks potrebbe essere condannato a 175 anni di detenzione

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange potrebbe essere estradato negli Usa, dove dovrà affrontare un processo per la pubblicazione di file segreti relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan. Il giudice Paul Goldspring della Westminster Magistrates Court ha emesso un ordine formale che dovrà ora essere firmato dalla ministra degli Interni britannica, Priti Patel, la quale avrà due mesi per decidere se accogliere o rigettare la richiesta.
La difesa di Assange ha già annunciato che presenterà ricorso entro i termini stabiliti, vale a dire non oltre il 18 maggio. Il 14 marzo scorso la Corte Suprema, massimo organo giudiziario del Regno Unito, aveva dato il via libera all’estradizione, respingendo il ricorso volto a impedirla e incaricando a Goldspring di emettere l’ordinanza. Ora la decisione passa al governo.
L’ordine di estradizione nei confronti del fondatore di Wikileaks è stato reso noto durante una breve udienza, durata solo sette minuti, dal giudice Goldspring. “In parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione” ha affermato il magistrato.
Assange non era presente in aula bensì collegato in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni.
Spetta a Patel la decisione finale sull’approvazione del trasferimento negli Usa, che appare scontata se si pensa agli stretti rapporti di Londra con l’alleato americano. È infatti del tutto improbabile che possa negarla, ad esempio, per una questione relativa ai diritti umani.
Resta la possibilità da parte dei legali di Assange di un ricorso all’Alta corte di Londra.
Le probabilità di successo sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto per il fatto che, il mese scorso, la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso.
Fuori dal tribunale di Westminster alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato chiedendo di non estradare il fondatore negli Usa.
Assange era riuscito a sposarsi il 23 marzo in carcere con l’avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana. Quest’ultima era presente all’udienza nell’ala riservata al pubblico.
Se Assange verrà estradato negli Usa, rischierà 175 anni di carcere.
Gli Stati Uniti avevano presentato ricorso contro la decisione della giustizia britannica che in primo grado aveva negato l’estradizione.
Il giornalista 50enne è ricercato dagli Stati Uniti per spionaggio in seguito alla diffusione di circa 700.000 documenti segreti militari e diplomatici. Ha trascorso sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove si era rifugiato quando era libero su cauzione, prima di venire arrestato dalla polizia britannica nell’aprile 2019 e passare due anni e mezzo nel carcere di massima sicurezza a Belmarsh.
“Il via libera all’estradizione negli Usa per Julian Assange condannerebbe definitivamente a morte la libertà di stampa, il giornalismo investigativo e il diritto dei cittadini ad essere informati pienamente su ciò che li circonda” hanno affermato i parlamentari di Alternativa, aggiungendo: “Tutti quei principi e quei valori che fondano la nostra società saranno cancellati con un colpo di spugna.Un gesto che costerà 175 anni di detenzione all’uomo che ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a Governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi ben oltre le narrazioni ufficiali.
Un gesto che priverà della libertà a vita non solo Julian, che dovrebbe invece tornare ad essere un uomo libero, ma anche tutti noi, erroneamente convinti di vivere in quella parte del mondo dove i diritti delle persone vengono ancora tutelati”.
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