VINICIO LEONETTI: SENZA MEZZE MISURE

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Oggi non parla di un artista di pennello ma di un artista di penna: Vinicio Leonetti.

Giornalista senza fronzoli, ha lavorato per la Gazzetta del Sud, Milano Finanza, Corriere della sera-Economia, Sole24Ore, Il Mondo (con collaborazioni in Rai e nella Tv svizzera Rsi). È stato anche cronista di cronaca nera e giudiziaria, oltre che di economia e politica.

Raggiunta la pensione, ha deciso di tirare fuori i suoi sogni nel cassetto e ne è nato “EROINE”, il suo primo romanzo, pubblicato a marzo 2020.

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Vinicio Leonetti, giornalista e scrittore

Ciò che ho apprezzato di più di “Eroine” è il linguaggio diretto. Vinicio non ci gira intorno, è bello crudo, come piace a me.

“È la mia sindrome da cronista - spiega. È un processo che mi viene in automatico perché ho fatto cronaca per quarant’anni. I cronisti io li chiamo “i visionisti“: quelli che vedono e poi scrivono ciò che vedono, senza giri di parole. Mi piace questa forma di linguaggio perché si rivolge direttamente al pubblico: il lettore viene prima di ogni altra cosa”.

Quando, all’età di sessant’anni, Vinicio decide di lasciare tutti i giornali con cui collabora, si dedica a ciò che voleva fare da almeno un decennio: scrivere le cose che piacciono a lui. Scrivere in tutta libertà, senza avere addosso tutto il santo giorno caporedattori e direttori che gli chiedono altre cinquanta o sessanta righe. Se allora si sentiva “costretto”, oggi si sente libero di fare ciò che vuole e di scrivere qualunque cosa gli venga in mente, in maniera spontanea. “Ho fatto più rumore con un libro che non con quarant’anni di articoli quotidiani. È stata una cosa stranissima! - riconosce.

In realtà, in questo libro si percepiscono quei quarant’anni di articoli: la scrittura è sciolta, sicura, incisiva. Con un po’ di parolacce qua e là ma, nel contesto, ci stanno bene. “Sono stato molte volte nelle caserme della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per fatti di cronaca. Ebbene, fra loro i graduati parlano in questo modo - racconta. Il linguaggio della caserma è molto spontaneo, molto colorito.”

La parola ha una sua forza, un suo impatto. È inutile infiorare un linguaggio quando deve schioccare come una frusta.

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“Eroine”, il primo romanzo di Vinicio Leonetti

È giusto così, non serve a nulla nascondersi dietro al dito delle “buone maniere”. “C’è ancora questa sorta di puritanesimo di cui non si capisce il motivo per cui sopravviva, dal momento che nella vita quotidiana non esiste”, spiega. Eppure, se certe cose si possono dire, è ancora difficile scriverle. La censura del politicamente corretto cambia gusto alle cose… un po’ come il caffè con il liquore. Forse la gente ha smesso di avere paura del buio ma ha ancora paura delle parole.

Ma Vinicio no, lui non ha paura affatto. E ci dà dentro.

Nel suo libro parla anche di uno Stato debole, di uno Stato complice del male. Questo è un argomento di grande attualità: l’uomo, l’umanità, il cittadino, deve essere consapevole del tessuto sociale nel quale vive e di cui fa parte. Oggi fa ancora scalpore leggerlo in un libro.

Diversa, invece, è la situazione dal punto di vista cinematografico e televisivo, dove questa cosa è stata in qualche modo superata. “L’ipocrisia sta scomparendo”, afferma Leonetti.

In “Eroine”, l’autore ci parla di un mondo spaccato in due: nascere dalla parte giusta o dalla parte sbagliata. E, di più, riuscire a passare alla parte giusta, continuando a subire il karma della parte sbagliata.

“Ci sono due personaggi borderline, di quelli che non hanno un’identificazione precisa perché stanno con un piede in due scarpe - racconta. Si tratta di due ragazze abili, intelligenti, colte e allo stesso tempo belle e maliziose. Arrivano da due ambienti completamente diversi: una faceva la spacciatrice a Palermo fin da ragazzina. L’altra, è figlia di un esponente dell’alta finanza newyorkese. Queste due ragazze, ad un certo punto si incontrano perché lavorano entrambe nei servizi segreti. La prima, Marisa, è nei servizi segreti italiani; l’altra, Violetta, in quelli israeliani.”

Una storia avventurosa dove c’è un po’ di tutto: la mafia, la droga, il terrorismo, i servizi segreti.

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Ma ci sono anche le storie d’amore e di sesso delle due protagoniste. Due donne con tanta voglia di riscatto. Soprattutto Marisa, che viene dai sobborghi palermitani e diventa poi un’eroina, con tanto di copertina sul New York Times. Riesce a riscattarsi, a ribaltare completamente un’esistenza condannata al marciapiede o alla galera. Non si può dare nulla per scontato, mai, fino all’ultimo secondo.

E Vinicio lo racconta così, come gli esce dalla penna, senza fronzoli, senza giri di parole o di parolacce. Senza mezze misure.

D’altronde le parole assumono il significato che gli si dà.

Spesso utilizziamo parole di cui non conosciamo davvero il significato.

Un esempio tra tutti: perfezione. Pochi sanno che questa parola di origine latina, significa “puntare all’obiettivo”. Non è quindi sinonimo di impeccabilità. Lo definirei un aggettivo “dinamico”, in quanto presuppone una continua tensione “verso”. Quindi state tranquilli: nessuno sarà mai perfetto… finché vive.

cms_27254/FOTO_4.jpgPrimo classificato come migliore opera di narrativa al Premio Internazionale Mario Luzi, il romanzo d’esordio di Vinicio Leonetti è quindi, essenzialmente, una storia di riscatto a 360°.

E a “quote rosa”.

“Eroine” è piaciuto talmente tanto che la vox populi chiede di farne un film.

“Così come mi sono cimentato nello scrivere un romanzo, allo stesso modo mi sono cimentato nello scrivere la sceneggiatura di Eroine - racconta.

Ho cominciato un po’ per scherzo, poi ho scritto 90 pagine con 53 scene, senza potermi fermare.”

Mondi diversi, uno sommerso e uno emerso. Di tutti i generi che poteva scegliere, Vinicio Leonetti si è buttato sulla spy story: del resto, un giornalista di cronaca non può non amare gli intrecci.

Se ha in mente di fare il bis? Certo che si, anzi, ha già praticamente finito. Ma questa volta attende tempi migliori per pubblicarlo perché vuole esserci anche lui: “presiedere alle presentazioni, incontrarsi, abbracciarsi e darsi la mano è la cosa principale” - afferma. Attendiamo dunque con il fiato sospeso il secondo libro e, chissà, magari anche il film!

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L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II.

La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di informazione internazionale e una libreria storica unica nel suo genere.

#socialtvlbocca

Dove trovare Vinicio Leonetti:

https://www.facebook.com/vinicio.leonetti

Simona HeArt

 

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