IL POTERE DELLA DIPLOMAZIA PER UNA CONVIVENZA PACIFICA

Nell’udienza del mercoledì, Papa Francesco tocca ancora il tema dei conflitti internazionali

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I continui colpi di scena della politica internazionale tengono con il fiato sospeso il pontefice e la Chiesa intera. Bergoglio è a conoscenza delle criticità del momento e promuove per questo un nuovo spirito, basato sul dialogo e la convivenza. Non solo la guerra in Ucraina è al centro del dibattito, bensì anche la questione Kazakhstan. In merito a questa terra martoriata da svariati anni, Francesco sollecita l’adozione di una terapia anti-conflitto: “Questo significa mettere le religioni al centro dell’impegno per la costruzione di un mondo in cui ci si ascolta e ci si rispetta nella diversità. E questo non è relativismo, no: è ascoltare e rispettare. E di questo va dato atto al Governo kazako, che, dopo essersi liberato dal giogo del regime ateistico, ora propone una strada di civiltà che tenga insieme politica e religione, senza confonderle né separarle, condannando nettamente fondamentalismi ed estremismi. È una posizione equilibrata e di unità”.

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In modo particolare, il Papa sottolinea l’importanza della Dichiarazione finale approvata ad Abu Dhabi nel 2019 e del grande incontro internazionale che nel 1986 vide protagonista l’allora pontefice Giovanni Paolo II: “Penso naturalmente allo storico Incontro interreligioso per la pace convocato da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, tanto criticato dalla gente che non aveva lungimiranza; penso allo sguardo lungimirante di San Giovanni XXIII e San Paolo VI; e anche a quello di grandi anime di altre religioni – mi limito a ricordare il Mahatma Gandhi. Ma come non fare memoria di tanti martiri, uomini e donne di ogni età, lingua e nazione, che hanno pagato con la vita la fedeltà al Dio della pace e della fraternità? Lo sappiamo: i momenti solenni sono importanti, ma poi è l’impegno quotidiano, è la testimonianza concreta che costruisce un mondo migliore per tutti”.

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Come di consueto, giunti quasi in conclusione dell’udienza il pensiero va all’Ucraina, dove la minaccia del nucleare si fa sempre più consistente: “Uniamoci a questo popolo così nobile e martire”, ribadisce il Santo Padre senza nascondere la sua preoccupazione. Il suo auspicio di sempre è che per mezzo della diplomazia si possa raggiungere un dialogo e instaurare una convivenza pacifica.

Giuseppe Capano

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