“WORLD PRESS PHOTO”: IL MONDO DESCRITTO DAI FOTOREPORTER
La mostra internazionale a Bari dal 30 settembre al 13 novembre

World Press Photo, è una esperienza immersiva nel mondo del fotoreportage. Un’occasione per girare il mondo scoprendo cosa ci accade attorno. È un concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo. Guerre, rivolte, povertà, trasformazioni sociali, luoghi, cose, animali e persone, sono gli elementi raffiguranti gli scatti raccolti e selezionati ogni anno da World Press Photo Exhibition, nato adAmsterdam nel 1955 a seguito dell’Istituzione dell’omonima fondazione. In occasione della 65° edizione della competizione fotografica, torna in mostra a Bari per il nono anno consecutivo. L’esposizione, disponibile al pubblico dal 30 settembre al 13 novembre 2022 presso il Teatro Margherita, quest’anno si presenta in una veste rinnovata: anziché essere suddivisa in otto aree tematiche, segue una narrazione geografica. Si è scelto, così, di offrire un ampio sguardo su tutte le regioni del pianeta: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-est asiatico e Oceania.
Per ciascuna delle sei aree geografiche di riferimento gli scatti sono poi suddivisi, a seconda della modalità di racconto utilizzata dall’autore, nelle categorie Foto singola, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format. Quest’ultima categoria – anch’essa una novità di questa edizione 2022 – raccoglie opere realizzate secondo tecniche miste, ad esempio immagini ad esposizione multipla, applicazioni e ricami, collage fotografici e video. Su 64.823 opere candidate, scattate da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo, sono 134 gli scatti vincitori. La foto dell’anno 2022, è stata scattata dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times e riporta alla memoria il tragico ritrovamento dei corpi di 215 bambini in una tomba rinvenuta nei pressi della Kamloops Indian Residential School.
Il premio per la World Press Photo Story of the Year è stato, invece, assegnato al reporter australiano Matthew Abbott, con il lavoro dal titolo Salvare le foreste con il fuoco realizzato per National Geographic/PanosPictures: le immagini raccontano il rito degli indigeni Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, che bruciano la terra in modo strategico attraverso una pratica nota come “combustione a freddo”, in cui il fuoco brucia solo il sottobosco per rimuovere l’accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi. Il premio World Press Photo Long-term Project Award, invece, se lo è aggiudicato il lavoro dal titolo “Distopia amazzonica” di Lalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/PanosPictures, che racconta come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente e quotidianamente minacciata dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali.
Infine, “Il sangue è un seme” di Isadora Romero, Ecuador, vince per la sezione World Press Photo Open Format Award: un video che, attraverso il racconto di storie personali, mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. All’Italiana Viviana Peretti, autrice del progetto fotografico “A Portrait of Absence”. Un lavoro nel quale la reporter racconta come, in Colombia, durante i conflitti interni degli ultimi 60 anni, decine di migliaia di persone fra gli oppositori politici siano state fatte scomparire con la forza per conto delle Forze Armate Rivoluzionarie e di gruppi paramilitari coinvolti nei traffici illeciti.
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