IL GENIO

Religione e credenze

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Quell’uomo è un genio!

Quella persona mi va a genio.

Ho avuto un lampo di genio.

Quel tizio è un genio del male!

Il genio della lampada.

Ecco tutta una serie di espressioni e di modi di dire sul termine “genio”. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Cosa o chi è un genio?

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Nelle antiche mitologie e tradizioni religiose, il GENIO era uno spirito che guidava il destino degli uomini, di una città o di un popolo. Una sorta di “tutore”, per così dire.

I JINN del mondo arabo - termine da noi tradotto con GENIO - erano delle creature spirituali che abitavano in una dimensione a metà strada tra il mondo degli angeli (buoni o cattivi) e quello degli uomini.

L’origine di questa credenza non è del tutto chiara ma gli studiosi sono concordi nel farla risalire al periodo pre-islamico, quindi prima della comparsa di Maometto.

La presenza del Jinn è citata in seguito anche dal Corano, fatto che ne “ufficializza” l’esistenza.

Il riconoscimento dei Geni dal parte dell’Islam ufficiale, contribuisce ad accrescere e a diffondere le storie e le credenze a loro riguardo.

Nel corso dei secoli, i Geni sono entrati a far parte delle leggende e del folklore di molti altri Paesi: pensiamo alla Persia, alla Siria, alla Turchia, all’Egitto e all’India, per citarne alcuni. E questo soprattutto grazie a racconti, come il famosissimo “Le mille e una notte”.

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Per chi non avesse avuto modo di approfondire, “Le mille e una notte” è una raccolta di novelle orientali, di varia ambientazione storico-geografica, scritta da più autori.

La prima edizione originale - ovvero la prima raccolta indiana - risale al 900 d. C. circa, mentre quella definitiva al 1400.

Il protagonista dell’opera è il re persiano Shāhrīyār che, dopo essere stato tradito da una delle sue spose, decide di uccidere sistematicamente tutte le sue mogli dopo aver consumato la prima notte di nozze. La principessa Sharāzād escogita quindi un piano per salvarsi: ogni sera, prima di coricarsi, racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno seguente. Va avanti così per mille e una notte finché, alla lunga, il re si innamora di lei e le salva la vita.

In “Le mille e una notte”, i Jinn appaiono in più di una storia ed è per questo che sono stati associati anche al mondo della magia.

Secondo la tradizione i Geni si dividono in tre categorie:

  • i Ghul, spiriti cattivi di sesso femminile che hanno la capacità di trasformarsi. Come le sirene del mare, attirano verso di sé gli uomini che vagano nel deserto, assumendo le forme di una donna. Una volta catturati, li divorano;
  • gli Ifrit, creature enormi, di sesso maschile o femminile, fatti di fuoco e fumo. Possono assumere sembianze mostruose oppure umane. Vivono sotto terra, negli alberi, nelle pietre e in qualunque oggetto inanimato. Prediligono, comunque, i luoghi solitari come il deserto e le oasi. Possono essere buoni o cattivi ma sono più spesso descritti come esseri malvagi;
  • i Si’la, spiriti malvagi - anche questi (sic) di sesso femminile - comparabili alle nostre streghe.

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Buoni o cattivi, maschi o femmine, mostruosi o antropomorfi, i Geni sono degli esseri estremamente potenti e veloci. Possono diventare invisibili, palesandosi allo sguardo altrui a loro piacimento o quando vi sono obbligati da un intervento magico.

Secondo le diverse leggende, possono essere controllati attraversol’uso di oggetti come ad esempio, nel caso di Aladino, la lampada e ci si può proteggere dalla loro influenza con degli amuleti.

Ma come è possibile che i Geni abbiano questa ambivalenza buono-cattivo? Da cosa dipende questa loro propensione?

Alcune fonti raccontano che, all’inizio, Dio non creò soltanto gli angeli e gli uomini ma anche i Geni, questi esseri che, come anticipato, si situano a metà strada tra questi due mondi.

Come gli Angeli, i Geni sono esseri incorporei ma hanno in comune con gli esseri umani il libero arbitrio. Possono quindi decidere consapevolmente e indipendentemente se credere in Dio oppure no. Sulla base di ciò verranno giudicati da Dio, proprio come gli uomini, affrontando le eterne conseguenze.

Diciamo anche che, secondo altre fonti, i Geni non erano semplicemente buoni o cattivi ma un po’ “opportunisti”, comportandosi bene o male a seconda delle circostanze. Potevano quindi, ad esempio, esaudire un desiderio ma distorcerne allo stesso tempo il significato, trasformandolo da beneficio a scherzo di pessimo gusto.

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Albert Einstein, genio contemporaneo

L’idea che la coscienza collettiva si è fatta nel tempo di queste creature magiche e al di fuori dal comune, ha fatto sì che, per estensione, si attribuissero parte delle loro caratteristiche ad esseri umani molto speciali.

GENIO è diventato, quindi, il nome generico di quanti possiedono particolari doti di “ingegno”, persone dalle spiccate attitudini o talenti. Pensiamo ad Albert Einstein per la fisica, a Beethoven per la musica, a Michelangelo per la pittura.

Oggi, come in passato, il mondo pullula di geni, cioè di esseri speciali che, con le loro capacità, possono far avanzare l’umanità intera. O distruggerla.

Simona HeArt

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