SANTI SIMONE E GIUDA APOSTOLI

San Simone, soprannominato Cananeo o Zelota e Giuda Taddeo, fanno parte dei “Dodici” e sono ricordati insieme.
Nei vangeli, i loro nomi appaiono agli ultimi posti nell’elenco degli apostoli e le notizie che abbiamo su di loro sono piuttosto scarse.
Probabilmente i meno famosi del gruppo, vediamo chi sono e perché la Chiesa cattolica li celebra lo stesso giorno, il 28 ottobre.
Santi Simone e Giuda, apostoli
Dell’apostolo Simone sappiamo che era originario di Cana, in Galilea, lo stesso luogo in cui Gesù compì il primo miracolo trasformando l’acqua in vino durante un matrimonio.
Il suo nome è presente in tutte le liste dei vangeli sinottici e negli Atti degli Apostoli ma nulla sappiamo del suo operato.
Chi era costui? Potrebbe forse trattarsi di quel Simone che Gesù guarì dalla lebbra: “Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo.” (vangelo di Matteo 14,3)
Ciò che è certo è che il suo soprannome di “zelota” lo associa al movimento antiromano fondato da Giuda il Galileo.
La tradizione vuole che abbia avuto una morte particolarmente cruenta: il suo corpo fu fatto a pezzi con una sega. Questo è il motivo per il quale viene raffigurato con questo strumento tra le mani. Per questo stesso motivo, è patrono dei boscaioli e dei taglialegna.
San Simone apostolo - opera di Jusepe de Ribera
Quanto a Giuda, attenzione a non confonderlo con il suo omonimo Giuda Iscariota, colui che consegnò Gesù all’autorità romana per trentatré denari.
Giuda Taddeo fu uno dei primi ad essere chiamato da Cristo a seguirlo e a diventare suo apostolo. È fratello di san Giacomo il Minore, quindi parente stretto di Gesù. La madre era infatti Maria di Cleofa, cugina della Madonna.
Fu lui, nel corso dell’ultima Cena - ed è l’unica frase che il Vangelo riporta di lui - a chiedere al Maestro come mai si fosse rivelato soltanto ai Dodici e non a tutto il mondo. Ne ricevette questa impressionante risposta: “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.” (vangelo di Giovanni 14,23-27)
Sotto il nome di Giuda abbiamo, nel Nuovo testamento, una brevissima lettera indirizzata ai cristiani dell’Asia Minore, provenienti dal giudaismo. Scopo di questo scritto - redatto, verosimilmente, tra il 62 e il 66 - era di metterli in guardia contro gli infiltrati che diffondevano false dottrine.
Dopo la Pentecoste, San Giuda predicò nelle Indie, nella Samaria, nella Siria e nella Mesopotamia. Nell’anno 62 tornò a Gerusalemme. Recatosi poi in Persia (attuale Iran), incontrò l’apostolo Simone e insieme a lui evangelizzò tutta la regione: tra le conversioni più eclatanti, si ricordano quelle della famiglia reale e dei suoi dignitari, che furono battezzati da lui in persona.
Chiaramente queste conversioni alla fede cristiana non piacquero a tutti. Coloro che ne avevano l’interesse, sollevarono il popolo che, dinanzi al rifiuto dei due apostoli di adorare i loro dèi, li condussero al martirio. I resti mortali dei due santi apostoli si trovano oggi a Roma nella basilica di San Pietro, nella cappella laterale di San Giuseppe.
La Chiesa li onora ogni anno il 28 ottobre, probabile data del loro martirio avvenuto nel 70 d.c.
San Giuda Taddeo è patrono della cause disperate.
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