IN ITALIA ULTERIORI 137.599 CONTAGI E ALTRI 798 MORTI (BOLLETTINO SETTIMANALE)
I dati in Italia - Italia, in 10 regioni ricoveri sopra al 15% - Tampone prima del cenone di Natale?Bassetti, Galli, Pregliasco

In Italia ulteriori 137.599 contagi e altri 798 morti
- settimana dal 16 al 22 dicembre -
Sono 137.599 i nuovi contagi da coronavirus in Italia secondo l’ultimo bollettino settimanale diffuso il 23 dicembre, dal ministero della Salute.Si registrano inoltre altri 798 morti. In calo del 21,2% i casi rispetto alla settimana precedente (quando erano 174.652). Aumentano invece dell’11% i decessi rispetto a sette giorni fa (quando erano 719).
In lieve calo il tasso di positività nell’ultima settimana: si attesta a quota 13,5%, 2,5 punti percentuali in meno rispetto alla settimana precedente (16%). Calano anche i test eseguiti in 7 giorni: il bollettino riporta infatti 1.019.362 tamponi, il 6,8% in meno rispetto alla settimana precedente (1.093.207)
In Italia, in 10 regioni ricoveri sopra al 15%
Si allenta la pressione di Covid-19 sulle aree mediche degli ospedali italiani. Sebbene l’occupazione dei letti questa settimana superi la soglia del 15% in 10 regioni, come la settimana scorsa, in realtà in molte di queste le percentuali sono in calo. E’ quanto emerge da una delle tabelle del monitoraggio settimanale di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, visionata dall’Adnkronos Salute.
Ancora a livelli molto alti l’Umbria che ha la percentuale di occupazione delle aree mediche da parte di pazienti Covid più alta d’Italia, vicina a quota 40% (per la precisione 39%). Calano sotto il 30% la Valle d’Aosta (28,4%) e la Liguria (28,7%). Il Friuli Venezia Giulia resta nella fascia sopra al 20%, ma migliora attestandosi al 20,4%. Sopra la soglia del 15% di occupazione delle aree mediche troviamo anche Abruzzo (che scende al 16,6%), Calabria (in calo al 17,3%), Emilia Romagna (anche qui c’è un calo al 18,8%), Marche (in decisa discesa dal 23% del precedente monitoraggio al 19,8%), Sicilia (stabile al 15,3%) e Veneto che si trova proprio al limite, cioè al 15% (in calo).
Per quanto riguarda le terapie intensive, nessuna regione supera la soglia di allerta del 10% di occupazione. L’unica che si avvicina è la Calabria, che ha il dato più alto, salito nel monitoraggio di questa settimana al 9,5%.
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Covid, tampone prima del cenone di Natale? Cosa dicono Bassetti, Galli, Pregliasco
Mancano poco più di 24 ore al cenone di Natale. Può essere utile fare un tampone prima di incontrare i familiari in occasione delle feste? "Quest’anno vorrei non vedere la coda davanti alle farmacie per i tamponi prima dei ritrovi in famiglia: non serve a niente. Infatti, ben che vada, il test è positivo nel 30-40% dei casi, quindi con questa variante abbiamo più del 60% dei tamponi che risulta negativo mentre alberghiamo il virus. Che senso ha? Andare a fare il tampone prima di pranzi e cenoni è come tirare la monetina. Ha molto più senso dire alle persone di stare con la mascherina se hanno sintomi di influenza, Covid o altro". Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
"Mi auguro che i tamponi vengano messi sempre più nel dimenticatoio - prosegue Bassetti - e fatti unicamente per i sintomatici. Gli americani hanno deciso che fare il tampone Covid-19 agli asintomatici negli ospedali e nelle strutture sanitarie non serve. Cerchiamo di sbrigarci a fare la stessa cosa anche in Italia, prima che sia tardi. Cerchiamo di evitare di continuare a giocare all’allegro infettivologo - rimarca - ci abbiamo già giocato l’anno scorso, torniamo a fare i medici e i pazienti tornino a fare i pazienti". Tutti al Veglione con la mascherina? "Neanche per sogno", risponde l’esperto.
Certo, secondo Bassetti, "Natale farà da volano per i contagi", più dell’influenza che del Covid. Siamo vicini al picco influenzale, probabilmente l’abbiamo già raggiunto, ma ovviamente ’assembrarci’ nelle tante occasioni di socialità di questi giorni, con scambio di baci e abbracci, aumenta la circolazione virale. Ci deve preoccupare tutto questo? Speriamo che l’influenza non vada a mettere in difficoltà il sistema ospedaliero: l’inivito è a non andare in pronto soccorso, per evitare in queste settimane il sovraccarico del sistema sanitario", chiosa l’infettivologo.
Fare il tampone per Sars-Cov-2 prima dei cenoni e degli incontri familiari delle feste "può essere utile ma dipende a chi si incontra. La prudenza è una virtù e non un eccesso se sono previsti contatti con persone molto fragili, che potrebbero avere problemi o persone vulnerabili di cui non abbiamo certezze sul loro stato di salute". A dirlo è Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. "Abbiamo una situazione profondamente diversa rispetto all’anno scorso", aggiunge.
"Non starei però a generalizzare questo tipo di precauzione - continua Galli - abbiamo tanti vaccinati in Italia contro Covid e tante persone che hanno avuto l’infezione. Questo vuol dire che si è notevolmente ridotta la possibilità di trasmettere una malattia che può svilupparsi in forma grave. Anche se l’infezione, purtroppo, continua a tenere banco, fortunatamente molto più di rado oggi si trasforma in malattia complicata, a meno che il virus non incontri non vaccinati o individui con seri problemi immunitari", conclude il virologo sottolineando che "vale la pena considerare il consiglio di tutelare i più anziani e le persone fragili".
Il tampone pre cenone "di sicuro se si deve andare da un anziano fragile, a mio avviso potrebbe essere utile farlo, nelle 48 ore o anche prima". A evidenziarlo è il virologoFabrizio Pregliasco, docente di Igiene dell’università Statale di Milano, rispondendo ai dubbi di chi si prepara a incontrare i propri cari per la Vigilia di Natale. "Sicuramente un ’effetto Natale’ sui contagi", che potrebbe concretizzarsi in un nuovo rialzo delle infezioni respiratorie dopo le feste, "lo dobbiamo temere. Siamo tutti chi in viaggio, chi preso da baci e abbracci. E’ chiaro", aggiunge Pregliasco, che il tampone pre-cenone "non è la soluzione del problema". Da qui l’invito a prestare attenzione a eventuali spie di malessere. "Soprattutto se si è sintomatici - conclude Pregliasco - è meglio schivare la visita" ai familiari e amici "e posporre l’incontro".
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