SAN GIOVANNI EVANGELISTA

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Il più giovane e il più longevo degli Apostoli, Giovanni evangelista nasce a Betsaida - località sita sul lago di Genesaret - il 10 d.C. e muore ad Efeso il 98 d.C. Queste le date che ci sono state trasmesse, anno più, anno meno.

La tradizione cristiana lo identifica con l’autore del quarto Vangelo - quello non sinottico -, pura meraviglia fin dalle sue primissime righe: “In principio era iL Verbo, e il verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta”. (Gv 1,1-3)

Benché sia più lirico tra tutti gli evangelisti, non facciamoci illusioni: Gesù stesso soprannomina lui e suo fratello Giacomo Boanerghes, ovvero “figli del tuono”.

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San Giovanni, apostolo ed evangelista

I Vangeli canonici raccontano che Giovanni è figlio di Zebedeo e Salome. Ha un fratello, Giacomo il Maggiore, detto anche Giacomo di Zebedeo.

La sua è una famiglia di pescatori, ed è verosimilmente che gestisse un commercio ittico in consociazione con Simon Pietro. Si può dunque supporre che Giovanni appartenesse al ceto medio e che, quindi, sua madre Salome facesse parte del seguito di donne agiate che provvedevano alle necessità economiche di Gesù e dei suoi apostoli: “C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.” (Lc 8, 2-3)

Prima di seguire il Cristo, Giovanni era discepolo di Giovanni Battista, dunque già predisposto in cuor suo ad accogliere la Buona Novella del Regno di Dio.

Di questa “chiamata” abbiamo contezza tanto dai vangeli sinottici che da quello di Giovanni: “Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (…) Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.” (Gv 1,28-29.35-39)

Giovanni deve essere rimasto particolarmente impressionato da questo incontro, tanto è vero che pur essendo passati molti anni tra il fatto e la sua redazione, ancora si ricorda che ore fossero: “circa le quattro del pomeriggio.”

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“Ecco l’Agnello di Dio!” (Gv 1,36)

Giovanni riveste un ruolo importante all’interno della cerchia dei Dodici, secondo solo a Simon Pietro e seguito da Giacomo il Maggiore. Tutti e tre sono infatti presenti negli episodi più significativi della vita di Gesù: la resurrezione della figlia di Giairo, la Trasfigurazione, la preghiera nel Getsemani e l’ultima Cena. Quanto a quest’ultima, fu lui - insieme a Pietro - a preparare il banchetto pasquale e fu sempre lui a domandare al Maestro chi fosse il traditore.

Dopo l’arresto di Gesù, lo seguì con Pietro durante il processo ma fu l’unico a trovarsi ai piedi della croce accanto a Maria, di cui si prese cura tutta la vita per volontà di Gesù stesso: “Gesù, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.” (Gv 19,26-27)

L’espressione “il discepolo che egli amava” ritorna più volte nel Vangelo di Giovanni, ad indicare il rapporto stretto, direi privilegiato, tra il discepolo e il suo Maestro.

Infine fu sempre Giovanni - insieme a Pietro - a correre al sepolcro dopo che Maria Maddalena annunciò la risurrezione di Gesù e fu lui il primo a riconoscere il Maestro risorto.

Quello con Simon Pietro fu un rapporto particolarmente stretto, anche dopo l’ascensione di Gesù. Lo riconosce anche l’apostolo Paolo nella lettera ai Galati: “Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne (…)”. (Gal 2,9)

Che dire, poi, del suo rapporto con la Madre di Gesù?

La vide per la prima volta al banchetto di nozze a Cana di Galilea. Deve essere stato qualcosa di indimenticabile se i dettagli di quell’incontro non abbandonarono mai la sua mente, neppure dopo tanti anni.

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“Pietro e Giovanni corrono al sepolcro la mattina della Risurrezione” di Eugene Burnand

Anche gli Atti degli Apostoli raccontano le gesta di Giovanni, soprattutto nella prima sezione (la seconda si focalizza su Paolo di Tarso). Dopodiché le antiche tradizioni cristiane collocano l’operato di Giovanni in Turchia, in particolare ad Efeso, con una breve parentesi di esilio nell’isola di Patmos.

È proprio a Patmos che Giovanni scrive il libro della Rivelazione, meglio conosciuto come Apocalisse, unico libro profetico del Nuovo Testamento.

«Il fiore di tutte le scritture è il Vangelo, e il fiore dei Vangeli è quello scritto da Giovanni, il cui significato nessuno può penetrare, se non ha riposato sul petto di Gesù e non ha ricevuto da Gesù Maria per Madre». Queste le parole di un antico autore cristiano.

A Giovanni, in effetti, si attribuiscono cinque scritti. Oltre al quarto Vangelo - scritto ad Efeso in tarda età -, la Chiesa Cattolica riconosce anche tre Lettere e l’Apocalisse. Ma esiste un altro scritto: L’Apocrifo di Giovanni (o Libro segreto di Giovanni), un vangelo composto in lingua greca, di cui parla anche Sant’Ireneo da Lione.

Sono arrivati fino a noi anche degli Atti di Giovanni, altro testo apocrifo risalente al II secolo, che narra le gesta dell’Apostolo Evangelista.

Qui viene raccontato come Giovanni resuscitasse i morti, guarisse i malati e convertisse al cristianesimo i pagani. Il racconto termina con il suo decesso per cause naturali. A differenza di tutti gli altri apostoli - compreso suo fratello Giacomo - Giovanni è l’unico a non essere morto martire. Addirittura le comunità cristiane antiche erano convinte che non sarebbe morto prima della Parusia, cioè prima della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi. Questa convinzione nasce da ciò che Giovanni stesso scrive nel suo Vangelo: «Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». (Gv 21,20-23)

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“Assunzione di Giovanni Evangelista” - Giotto, Cappella Peruzzi, 1320 circa

Giovanni muore ad Efeso tra la fine del I e l’inizio del II secolo, sotto l’impero di Traiano (98-117). San Girolamo specifica che era il 68º anno dopo la passione del Signore, cioè il 98-99.

Non essendosi più trovato il suo corpo dopo la sepoltura, sorse addirittura l’ipotesi che fosse stato assunto in cielo.

Giovanni, “colonna della Chiesa” al pari di Pietro e Giacomo, è a giusto titolo considerato l’Evangelista della carità e il teologo della verità e della luce. Il suo simbolo è l’aquila: così come questa è in grado di fissare il sole, allo stesso modo egli ha saputo contemplare la vera Luce del Verbo.

La particolarità di Giovanni, o meglio, quella che più mi colpisce, è di aver saputo mettere in risalto la divinità di Gesù senza adombrare la sua umanità. Solo Giovanni, infatti, racconta alcuni dettagli della vita del Maestro che gli altri evangelisti hanno omesso. Penso, ad esempio, alla cacciata dei mercanti dal tempio, al suo pianto per Lazzaro e alla sua sete sulla croce.

Di tutte le chiese a lui dedicate la più famosa è certamente quella di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma.

San Giovanni è patrono della Turchia e dell’Asia Minore, ma anche degli scrittori e dei teologi.

La sua festa si celebra il 27 dicembre.

Simona HeArt

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