UN NUOVO INIZIO

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E’ strappato l’ultimo foglio del calendario: l’anno vecchio è alle spalle. Quanti avvenimenti e quanti incontri sono successi! Alcuni belli che ci hanno dato gioia; altri brutti che ci hanno preoccupato e rattristato. La storia di ciascuno di noi si è intrecciata con quella dei nostri amici, dei parenti e sicuramente con quella di qualcuno incontrato per la prima volta.

E’ stato un anno molto difficile ed ora siamo tentati di voler dimenticare quello che non ci è piaciuto oppure non è andato come avremmo desiderato. Eppure tutto ciò che accade ha un senso e sarebbe un peccato – oltre che impossibile – pensare di poterlo cancellare. Piuttosto è bene provare a capire e giudicare quanto è accaduto, soprattutto in questo momento in cui si apre davanti a noi una nuova occasione.

Eh, sì! Il nuovo anno, ancora neonato, si spalanca con tutte le sue opportunità e il nostro cuore è pieno di speranze e di propositi.

Il tempo è un bene prezioso.

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Prendiamo ogni ora del giorno così come viene e cerchiamo di viverla in semplicità, senza stanchezza né fretta, pienamente, come si assapora un pezzo di pane masticando lentamente. Assaporiamo le ore. E quando passiamo da un’occupazione all’altra, dal lavoro o da scuola verso casa, quando passiamo da noi stessi agli altri, misuriamo i nostri passi perché i nostri piedi siano ben piantati per terra, il nostro corpo si sciolga e si raddrizzi e il nostro respiro si gonfi di novità.

Scriveva in un distico folgorante delle sue Epistole il grande poeta latino Orazio: “Pensa che ogni giorno sia per te l’ultimo. Gradita sopraggiungerà l’ora non sperata”.

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Personalmente spero che qualcuno possa trovare, in queste mie riflessioni, un qualche seme di verità, un fremito di attesa, un bagliore di assennatezza così da dare un po’ di colore e calore alla sua vita.

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E’ ardita speranza, certo, ma confido nell’aiuto della Provvidenza.

Del resto, anche Jorge Luis Borges diceva: “Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita. Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori. Posso, però, ascoltarli e condividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro; però, quando serve sarò vicino a te. Non posso cancellare la tua sofferenza, posso, però, piangere con te. Non sono gran cosa, però sono tutto quello che posso essere”.

Sì, non saprò dare soluzioni o risposte decisive; non potrò incidere nell’esistenza di chi mi leggerà; non riuscirò ad asciugare lacrime e a riportare sorrisi. Potrò essere soltanto – per chi legge – compagno di viaggio che condivide le stesse domande, che partecipa alle stesse esperienze di dolore e di gioia, che dubita, teme, spera e talvolta anche dispera. E’ vero: “non sono una gran cosa”, come non lo sono le mie riflessioni, ma cercherò di essere con voi “tutto quello che posso essere”.

E così, non mi aspetto grandi cose da questo nuovo anno; avverto , però, che ci sia una necessità primaria: riguarda quello che potremmo chiamare il ritmo del respiro della vita sociale.

Non possiamo non accorgerci che per compiere grandi passi sia indispensabile non solo agire, ma anche sognare; non solo pianificare, ma anche credere. Questa presa di coscienza è quanto mai adatta alla situazione odierna in cui un po’ noi tutti – e non solo i protagonisti della vita pubblica – ci siamo assuefatti al piccolo cabotaggio, all’interesse privato, al vantaggio e alla sicurezza personale o di gruppo.

cms_28954/4.jpgClint Eastwood in un suo film aveva questa battuta ironica: “Se vuoi una garanzia a tutti i costi, allora comprati un tostapane!”.

Nella scuola, nella famiglia, nel lavoro e talora persino nella religione ci si accontenta sempre più del minimo comune denominatore. Sappiamo, però, che quando ci si abitua alle piccole cose, si diventa incapaci delle grandi. Ecco, infatti, l’incombere dei luoghi comuni, il rinchiudersi a riccio nella propria cerchia, il timore per gli orizzonti vasti che si aprono, l’assenza degli ideali, la caduta della ricerca della verità e dei valori permanenti.

Per essere veramente uomini e donne bisogna coltivare sempre un sogno, un progetto, una fede, non rassegnandosi alla banalità, alla bruttezza, al grigiore, alla sopravvivenza. La stessa cura del creato, generatrice di un’armonia serena, partecipa di questo respiro più alto.

Un’ultima riflessione, forse un po’ scontata.

Ogni nuovo anno è una porzione di tempo che ci è offerta. E proprio perché il tempo non è “infinito” come l’eternità, ha in sé i presupposti della fine e, diciamolo serenamente (anche se questa parola è oggi elusa), può avere in sé anche la morte.

Un augurio, dunque: “Nessuna paura che la vita possa finire. Temiamo, invece, che non cominci mai davvero”.

(Foto realizzate da Marina Tarozzi)

Fausto Corsetti

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