LIBIA, AL-ANANI:"EGITTO E TURCHIA CRUCIALI, MA PRIMA ACCORDO TRA FAZIONI"

La soluzione alla crisi libica passa per un accordo tra tutti gli attori regionali e internazionali interessati al dossier, in particolare Egitto e Turchia che hanno "un ruolo cruciale", ma senza una "volontà" dei Paesi interessati e un "dialogo globale e costruttivo" tra le fazioni libiche "nulla cambierà".
Lo afferma Khalil al-Anani, ricercatore senior all’Arab Center Washington e professore di Scienze politiche al Doha Institute, mentre l’Italia ha proposto un Patto per la stabilizzazione della Libia, che coinvolge tutti i Paesi dell’area mediterranea, con al centro l’iniziativa dell’inviato Onu, Abdoulaye Bathily.
Qualsiasi soluzione alla crisi libica "deve passare attraverso un accordo tra diversi attori regionali e internazionali come Egitto, Turchia, Stati Uniti, Francia e Russia. Tuttavia, credo che il ruolo del Cairo e di Ankara sia cruciale per risolvere il problema dato il loro peso politico e le relazioni con le parti libiche", dichiara al-Anani, commentando gli incontri e le trattative che si susseguono nella capitale egiziana per trovare un’intesa che porti al voto, con al tavolo il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed al-Menfi, il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aquila Saleh, ed il generale Khalifa Haftar.
Mentre da una parte l’Egitto tenta di far avanzare il processo politico, dall’altra "teme che i risultati elettorali potrebbero non essere a suo favore", prosegue l’esperto, evidenziando anche che "non ci sono garanzie che le elezioni si possano tenere senza l’accordo con Abdul Hamid Dbeibah (il capo del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, ndr), che insiste affinché il suo governo supervisioni il voto".
Al-Anani ritiene che sia la Turchia che l’Egitto siano "desiderosi" di tenere le elezioni per "porre fine al caos e poter prendere parte al processo di ricostruzione post-conflitto. Tuttavia - evidenzia - entrambi i Paesi non hanno il pieno potere di imporre la loro visione/soluzione ai loro alleati libici, che potrebbero non essere d’accordo o rifiutarla". Per questo motivo, sostiene l’esperto, prima di eventuali iniziative prese da "attori esterni", è necessario un accordo tra le fazioni libiche, la cui "sfiducia" nei loro confronti oggi è "enorme" e "pertanto, non credo che vedremo presto la fine della crisi libica, purtroppo".
Al-Anani chiarisce quindi che, a suo giudizio, l’obiettivo dell’Egitto non sia più quello di portare il generale Haftar al governo di Tripoli. "Credo che Il Cairo si sia reso conto che Haftar non sia la persona giusta da sostenere, soprattutto dopo il suo fallimento nel prendere il controllo di Tripoli - conclude - Gli egiziani credono che Haftar sia un tipo incontrollabile che potrebbe sovvertire i loro piani se prendesse il potere. Pensano anche che sia un ostacolo, quindi preferiscono sostituirlo con un altro volto accettabile".
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