Violenza di gruppo a Melito Porto Salvo
Intervista all’assessore alle Politiche sociali Patrizia Crea

“Ancora una volta la nostra comunità è chiamata ad affrontare qualcosa che ci lascia sgomenti e per certi versi pieni di rabbia. Delusione, tristezza, famiglie sconvolte, una comunità attonita”.
Queste le parole di Patrizia Crea assessore alle Politiche sociali di Melito Porto Salvo, il paese in provincia di Reggio Calabria, venuto alla ribalta della cronaca nazionale per lo stupro di massa perpetrato, per tre anni, ai danni di una bambina che oggi ha sedici anni.
L’ assessore Crea continua:
“Prima di tutto il mio costante pensiero da donna ed assessore alle politiche sociali va alla giovane ragazza costretta a subire reiterate violenze ed a vivere un dramma di enorme intensità che si riverbera certamente sul singolo, sulle famiglie coinvolte e sulla comunità intera. Di certo a poco servirebbe oggi esprimere giudizi anche se non possiamo non condannare aspramente questo e tutti gli atti di violenza che sconvolgono e compromettano in maniera irreversibile la vita umana”.
Una violenza che si è insinuata subdola nella quotidianità del suo paese e ha sconvolto per la crudeltà . Qual’ è stata la reazione della comunità melitese?
“La comunità melitese vive un momento storico di grande difficoltà dovuta alle problematiche che da tempo ormai la attanagliano e sicuramente il cuore di Melito accusa maggiormente il colpo se a crollare, così come è successo, sono le speranze riposte nei nostri giovani”.
È solo un problema confinato alle dinamiche giovanili?
“Non è facile rispondere a questa domanda, ma credo che se queste cose accadono, sicuramente, anche gli adulti son colpevoli di un fallimento educativo. Non abbiamo termini di paragone perché a memoria mia, è la prima volta che viviamo qualcosa di così triste nella nostra comunità. Credo fortemente che la crisi dei valori stia colpendo l’intera nostra società”.
Assessore Crea, lei ha espresso un pensiero emotivamente sentito che ha agito non solo sulle parole ma anche sui fatti nel contrasto alla violenza?
“La comunità tutta deve interrogarsi su quale possa essere la linea opportuna da seguire per scongiurare il ripetersi di episodi di tale gravità, pur sentendoci oggi lesi, mortificati, scoraggiati ed al contempo chiamati a porre in essere ogni attività idonea a prevenire qualsiasi comportamento lesivo dell’altro nella sua integrità tanto fisica, quanto morale e psicologica. Esprimo altresì gratitudine per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine: la nostra comunità ha bisogno di vivere nell’onestà e nella serenità quotidiana con l’aiuto e la cooperazione di tutte le istituzioni, le agenzie educative e i cittadini che confidano in un futuro di riscatto e di speranza. Non possiamo che farci molte domande, non si può che interrogarsi sulla crisi o mancanza di valori che accompagna la nostra gioventù, sul ruolo che oggi le famiglie svolgono, su ciò che le Istituzioni possono ancora e meglio fare”.
La stampa ha descritto Melito come il paese dei mostri…
“Melito è un paese che, come molti altri, cerca di combattere il male e spingersi sempre più tra mille fatiche, verso la rinascita umana e dei valori. Paura e sfiducia oggi guidano i nostri pensieri e le nostre parole, ma sono certa di poter affermare che la gran parte della Melito sana non si sottomette alle pratiche del silenzio né a quelle dell’omertà. Non possiamo oggi arrenderci alla rassegnazione, non abbandoniamo le speranze di diventare una comunità attiva che segue la buona prassi della crescita, del costruire e del fare per il bene di tutti. I nostri figli meritano tranquillità, serenità, amore, unione, libertà ed equilibrio. L’appello che mi sento di fare alle famiglie coinvolte ed alla comunità tutta è quello di non abbassare la guardia, di essere cittadini consapevoli e di trasformare il dolore di oggi in forza di volontà per riappropriarsi delle proprie vite”.
La stampa riporta che la vittima sia stata additata dalla comunità di Melito per non essersi sottratta alla violenza, definizione, a mio avviso, antitetica.
“Ma come si fa ad affermare che una donna o qualsiasi essere umano può andare a cercarsi una violenza. Stiamo oltrepassando ogni limite di ragionamento morale. Per quanto si possa, arbitrariamente, mettere in dubbio la condotta morale di ognuno di noi, nessuno "si cerca" delle violenze fisiche né psicologiche e nessun uomo ha il diritto di prevalere con la forza fisica o col ricatto su una donna o un essere più debole, chiunque esso sia... ancor più se si tratta di una ragazza minorenne. Sono addolorata ed emotivamente provata per ciò che ho sentito e letto a tal proposito in questi giorni”.
Quali strategie per il contrasto alla violenza avete strutturato come amministrazione?
“La prima cosa da fare in tempi brevissimi sarà quella di organizzare un incontro con tutte le istituzioni e le tante associazioni che operano sul nostro territorio. Abbiamo la necessità di essere presenti nelle vita dei nostri giovani, creare delle alternative valide ed interessanti a cui appassionare ed interessare i ragazzi di ogni età. Per quanto sarà possibile concorde remo ogni iniziativa con tutte le agenzie educative. Lavoreremo per dar vita a Sportelli d’ascolto ed anti violenza; concorderemo con le Istituzioni scolastiche e valuteremo la possibilità di Psicologi e assistenti sociali nelle scuole; promuoveremo maggiormente le attività di Sport; sosterremo Centri di aggregazione. Proporremo corsi di educazione sessuale nelle scuole. Incrementeremo l’ assistenza alle famiglie. Già molte associazioni hanno intavolato una discussione con la sottoscritta facendo delle proposte davvero interessanti che già sto valutando”.
Ma analizzando la criminogenesi dell’ accaduto si sente odor di ’ndrangheta?
“A mio avviso sarebbe riduttivo affermare questo. Dalle indagini svolte, purtroppo, la quasi totalità dei giovani coinvolti appartengono a delle famiglie comuni del nostro paese e risultano incensurati”
Lo ritengo un fatto gravissimo che ricollego ad un problema sociale e culturale piuttosto.
“Da qui dobbiamo partire a ragionare. Su questo noi possiamo e dobbiamo intervenire, il resto lo faranno le forze dell’ordine”.
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