La manovra a rischio Europa

La Commissione Europea esprime scetticismo sulle coperture

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Che Renzi fatichi a convincere gli italiani, trapela inesorabilmente da ogni sondaggio, in un sottobosco di lamentele ormai incontenibili.Aveva convinto in un primo momento, quel ragazzotto dall’aria sbarazzina e dalla battuta pronta.“È quel che ci vuole in un paese tendente al vecchio”, avevano detto in molti, nell’esasperazione che montava come la panna, verso una casta politica di privilegiati.Aveva acceso più di un entusiasmo quel grido dall’aria impavida “Rottamiamo il rottamabile!”, trascinando un consenso ignaro dell’attenta pianificazione creata ad arte.Già perché con Matteo Renzi le strategie di marketing e di comunicazione sono entrate appieno nella politica.Nulla in contrario. Anzi! A patto però che dietro ci siano contenuti e consapevolezza. Un progetto insomma, basato su una politica concreta e funzionale. Di quelle che sostengono gli investimenti, agevolano il lavoro, riducono la sperequazione, facendoti sentire orgoglioso di appartenere a un paese con la spina dorsale ben dritta.Di promesse il nostro Matteo nazionale ne aveva fatte molte, tutte somiglianti ai propositi sopra enunciati, ma ben poche andate in porto.Certo, in un’Italia già sull’orlo del precipizio, la pretesa del risanamento suonava come una scommessa alquanto ardua. Pur tuttavia non impossibile. Investimento di parte della spesa pubblica, ridistribuzione per incrementare lavoro e piccolo commercio che tanto è caro al nostro paese, per non parlare dell’innovazione. Queste le azioni che ci saremmo aspettati da un governo giovane.Ma così non è andata. E adesso alle promesse nessuno crede più.Perché è accaduto di nuovo. Nella manovra appena varata. Quella che dice non ci sarà più Equitalia “simbolo di approccio vessatorio”, per capirci.“La chiudiamo – ha precisato il premier –come detto un anno fa. Pagare meno, pagare tutti”.

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Ma non finisce qui. Nelle misure del Bilancio 2017 ci sono anche il canone Rai a 90 euro, 2 miliardi in più per i farmaci oncologici, i vaccini, le terapie contro l’epatite C, l’assunzione di personale medico e infermieristico e “altre buone misure – per dirla col presidente del Consiglio – dai soldi per le pensioni basse alla scuola. Dalla competitività agli investimenti“.E ancora: 700 milioni destinati a finanziare gli sconti per chi assume dal percorso Garanzia Giovani, dall’alternanza scuola-lavoro e per chi nel Mezzogiorno assolda under 29 od over 50.Pensione anticipata per i “lavoratori che abbiano almeno 30 anni di contributi, se disoccupati, invalidi o con parenti di 1° grado affetti da disabilità grave, oppure per chi avrà raggiunto i 36 anni di contributi facendo dei lavori cosiddetti ‘pesanti’”.Aumento della no tax area e cumulo gratuito di più forme di contribuzione.Un sismabonus che potrebbe arrivare a coprire l’85% della spesa in caso di interventi migliorativi fino a due classi di rischio, recuperabile in 5 anni anziché in 10 per un tetto di spesa pari a 96.000 euro l’anno.Ecobonus del valore di quarantamila euro per appartamento, con detrazioni dal 65 al 75% per i condomini che introducono un meccanismo premiante sul risparmio dei consumi.“A chi dice che sono solo promesse, ricordo che stiamo parlando di un disegno di legge che ha tutte le coperture – scrive Renzi su Facebook – C’è chi tutti i giorni si nutre di polemica e attacca, insulta, critica. E chi passo dopo passo, prova a cambiare le cose. La differenza è tutta qui: fare polemica o fare politica”.La manovra, che lievita a 27 miliardi, “non ha sapore pre-elettorale”, sottolinea ancora il premier, illustrando le misure che saranno finanziate nel 2017.Dopo lo spartiacque referendario. Un tempo che, pur essendo dietro l’angolo, appare lontanissimo, in considerazione dell’incognita “dopo governo”.

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Già. Perché si fatica a credere che il 4 dicembre possa vincere il “SI”. E dunque che possa persistere l’esecutivo così com’è.L’ipotesi più accreditabile appare quella di un governo di scopo a larghe intese. E allora che ne sarà della manovra?Sempre che passi l’esame “Bruxelles”.Ad essere scettici non sono infatti solo gli italiani, ma tutti i membri della Commissione europea che potrebbe esprimersi negativamente, costringendo l’Italia alla rielaborazione dell’intera legge di Stabilità.“Se Renzi non abbassa il deficit entro 15 giorni la manovra verrà respinta e l’Italia finirà subito in procedura per debito e deficit”.Questo il pensiero dell’UE, secondo quanto riportato da Repubblica.Un fulmine a ciel sereno per Matteo Renzi che pare si sia sentito dire da qualcuno della Commissione che non ci sarebbero le coperture.Se così fosse, la manovra studiata per iniettare una dose di fiducia nella popolazione, rinforzando – nell’ottica di un estremo tentativo – l’immagine del governo, finirebbe col sortire l’effetto di un implacabile boomerang.

cms_4728/foto_4.jpgSe Juncker, almeno fino a ieri, era apparso dalla parte di Renzi, ora è lapidario:“O riportate il deficit al 2,2% entro il 30 ottobre, oppure la manovra non passerà” .Accidenti! Qualcosa nella SWOT Analysis non ha funzionato. La “minaccia Europa” non è stata tenuta in debita considerazione nel piano marketing.La Commissione, qualora Renzi non si adeguasse ai parametri, potrebbe persino revocare la flessibilità concessa per il 2015-2016.Sfumerebbero in tal caso 19 miliardi. Senza parlare della possibile procedura d’infrazione in cui incorrerebbe l’Italia sin da novembre. Una mossa magistrale per Bruxelles che entrerebbe a gamba tesa nelle scelte di politica economica del Paese, costringendolo all’angolo anche a causa dell’esposizione sui mercati che ne deriverebbe.A nutrire perplessità in merito alla legge, è anche Massimo D’Alema, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3.

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E’ basata su previsioni di crescita che il governo ha fatto, ma che sono incerte. Prevede tagli che non si capisce bene come e dove saranno fatti e prevede la distribuzioni di bonus. In alcuni casi sono giusti. Qualcosina va ai pensionati e tantissimo agli industriali. Del resto Confindustria si è già schierata per il Sì e quindi è pure giusto che avesse i suoi ritorni. Mi sembra una finanziaria abbastanza elettorale […] Per la crescita più che bonus servono investimenti”.L’ex presidente del Consiglio, schierato in favore del “NO”, ha sottolineato come il PD abbia perso elettori negli ultimi mesi.“Chi sta consegnando l’Italia a Grillo è Renzi. Gli ha appena consegnato Roma. Il nostro sindaco Marino è stato cacciato come fosse un ladro di polli. E ci sono moltissimi militanti della sinistra che sono d’accordo con me. Il mio lavoro è rimettere insieme un popolo che è disperso”.Se vincerà il “SI”, puntualizza D’Alema, “Verdini ha detto che in quel caso entra al governo, quindi non solo avremo una cattiva Costituzione, ma anche si consoliderà quel processo politico che si chiama Partito della nazione e delinea il netto spostamento verso il centro del Pd e una separazione ancora più profonda rispetto alla tradizione e ai valori della sinistra italiana”.

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Armando Siri, ideologo della Lega Nord e promotore della Flat tax, sulla questione di Equitalia entra nel merito:“Renzi dice di volerla chiudere ma passa le competenze all’altro braccio armato del Fisco, l’Agenzia delle Entrate – scrive sulla sua pagina Facebook -. Propone la cancellazione del furto relativo agli aggi e agli interessi e pensa di fare un favore agli italiani in difficoltà. Sbaglia! Chi non ha potuto pagare l’imposta è soprattutto il professionista o l’autonomo a basso reddito che negli anni della recessione ha utilizzato i pochi guadagni per sopravvivere e non ha versato. Quei soldi non ci sono né ieri né oggi!!A Renzi manca il coraggio di una vera rivoluzione fiscale. Noi proponiamo l’introduzione di una Flat Tax al 15% per tutti e una vera rottamazione delle cartelle Equitalia per i crediti inesigibili con uno stralcio dell’intera cartella variabile tra il 6% il 10% e il 25%. Questo è ciò che serve al Paese e agli italiani per riprendere davvero fiato e rimettere in campo l’energia che serve alla crescita”.Ma le forze il Governo le sta riversando tutte sulla vittoria al Referendum per la quale ha dimostrato in questi mesi di essere davvero disposto a tutto. Persino a un’azzardata operazione di brand management quale la Legge di Stabilità.

Silvia Girotti

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