LA RIVOLUZIONE DEI POPULISTI E L’EUROPA CHE “SE NE FREGA”.
E i federalisti si preoccupano per il destino dell’Unione.

Ci voleva la vittoria di Trump, divenuto a sorpresa il nuovo presidente degli Stati Uniti, perché anche i populisti venissero alla ribalta, impegnando politici ed esperti della comunicazione - che mai avrebbero pensato ad un ribaltamento così clamoroso dei sondaggi - ad esprimersi con un linguaggio del tutto nuovo come quello tenutosi il giorno dopo il risultato su Rai 2. Uno degli intervistati cercava di giustificare questo epocale cambiamento con il fatto che in verità non si fosse mai dato il giusto valore alle grandi e inespresse potenzialità di quel popolo silenzioso che quando non ne può più delle iniquità, degli intrighi, e degli immensi cimiteri in terra e in mare, esplode per dire basta. Basta ai politici che il mondo lo governano solo dall’alto! E scelgono Trump come presidente perché insieme ai ‘populisti’ dice anche lui “Basta” e come un paladino indomito si lancia nella corsa per sbaragliare tutti i suoi avversari. I populisti dell’intero territorio americano hanno scelto di cambiare, dimostrando che è stata proprio la democrazia del paese più potente ad aver retto, coadiuvata dalla forza prorompente di un popolo stanco che ha scelto, nel suo nome, un nuovo percorso. E mentre noi guardavamo le morti e le stragi in Europa, incapaci di reagire alle decisioni che, a riguardo del Medioriente, venivano prese dal Pentagono, anche i ‘populisti ‘ americani aprivano le loro ferite quando i loro connazionali venivano decapitati o bruciati da quei combattenti terroristi nati dalla volontà degli alleati scomodi d’America. Sono state proprio quelle lesioni che hanno spinto il popolo americano a riappropriarsi dell’’orgoglio ferito’, quello dei grandi sogni, dei grandi ideali che vibrando nell’anima e nei cuori di chi non si rassegna alla sconfitta, rafforzano la fiducia in un nuovo sogno, un nuovo cambiamento. Non a caso Trump, la notte stessa della sua vittoria, interpretando le ansie e le paure del popolo, nel suo discorso ha fatto ricorso ad una frase che potrebbe essere definita storica, se rapportata al clima di guerra e di tensioni vissuto sia negli Usa che in Europa : “ E’ il momento di sanare le ferite degli americani”.
Quest’uomo ritenuto ‘ignorante’ persino dal defunto Shimon Peres, ha vinto perché, al contrario di Clinton, non ha mai parlato di guerra, ma di collaborazione e di partnership; ha vinto perché ha tuonato contro la corruzione di Washington, invocando il ritorno ai valori democratici dei padri; perché ha saputo cavalcare la marea della delusione e dell’insoddisfazione popolare. Questa gente fatta di operai, impiegati, autonomi e disoccupati, gli ha tributato l’onore della vittoria.
I fan su Facebook dei due candidati (fonte: socialbakers.com)
Ora i politici di tutto il mondo tremano all’idea che a governare un paese così potente ci sia un personaggio ‘ignorante’ che come dice Juncker non sa neanche cosa sia e dove sia l’Europa. Trump, infatti, ignora l’Europa dei parlamentari e preferisce confrontarsi prima con Theresa May, sostenitrice dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, che invita alla Casa Bianca.
Ovviamente questa improvvisa elezione mette in allarme tutti i federalisti europei, da sempre instancabili attivisti, che dalla propaganda hanno attinto le notizie più stridenti con il progetto europeo di Spinelli. In una nota il segretario nazionale Franco Spoltore, inviata a tutti i membri attuali dello storico movimento, esprime così la sua preoccupazione: “…. Se la scelta isolazionista del nuovo Presidente sarà confermata, essa segnerà in modo inequivocabile il già evidente declino dell’egemonia americana, ma soprattutto lascerà l’Europa priva di quell’ombrello politico e militare su cui i nostri Stati si illudono di poter ancora contare. Di più: l’esplicito sostegno di Trump a Brexit e la simpatia più volte manifestata per Putin lasciano presagire uno scenario in cui il Vecchio Continente potrebbe essere di nuovo considerato un semplice terreno di spartizione. Questo è il destino a cui ci condannano i nostri arrugginiti ed inadeguati Stati nazionali.”
Unapreoccupazione che potrà essere dissipata solo quando il nuovo presidente dimostrerà che tutte le parole pronunciate in campagna elettorale potranno essere smentite da fatti concreti volti al bene del popolo americano, ma anche europeo. Il primo incontro con Obama, che doveva essere di soli 15 minuti, si è protratto per 90. Il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ si saranno sicuramente intesi su quali siano le priorità in politica estera. Non dimentichiamo che proprio lo stesso Bzrezinsky aveva anticipato la preoccupazione che il mondo cadesse nella trappola di una guerra atomica che probabilmente la Clinton non sarebbe stata capace di fermare, visto l’ardore con cui appoggiava in toto Israele contro l’Iran. E tutti, anche i federalisti, sanno che Obama aveva firmato accordi con l’Iran liberandolo dalle sanzioni economiche inflitte per troppi lunghi anni. Nelle parole del suddetto Bzrezinsky si intravedeva già la possibilità di un cambio di strategia nei confronti della Russia ed è assai probabile che il gruppo di potere che è dietro l’uno o l’altro presidente, non abbia volutamente ostacolato l’ascesa di Trump per rompere con la politica troppo sanguinaria del passato. C’è da immaginarsi che dietro l’operato di Trump ci sarà comunque qualcuno più esperto che il presidente dovrà ascoltare. Si ricorderà infatti la visita che fece all’uomo più famoso nell’arte della diplomazia mondiale, Henry Kissinger il cui libro ‘World Order’ dice già tutto su quali possano essere i consigli che Trump dovrà tenere a mente durante la sua funzione di presidente. Anche perché nonostante i suoi miliardi, se dovesse entrare in contrasto con la ‘mano potente’ degli Usa tutto potrebbe cambiare…
Ora l’Europa deve davvero voltare pagina e guardare i populisti come vittime e non come carnefici che vogliono sbarazzarsi degli stranieri. L’ Europa non è dissimile da una famiglia comune. Se in una famiglia ci sono quattro figli che a stento riescono a sopravvivere con un misero salario e ne arrivano 20 che sono estranei, questi vengono accolti ma in meno di un mese saranno in guerra tra loro. Questa è la legge della sopravvivenza che non si supera con le parole e con i sentimenti, ma con una saggia politica di contenimento affinchè gli uni e gli altri , in numero adeguato alle possibilità della ‘famiglia’ , possano lentamente integrasi con almeno un lavoro e una ‘pagnotta di pane’ al giorno. Non si costruiscono società nel caos, mettendo gli italiani contro gli immigrati per questioni di sopravvivenza e di lavoro. Se ciò avviene è il sistema che va cambiato e regolamentato.
Perché quando si parla di Rivoluzione francese lo si fa in termini osannanti, come fosse il momento storico in cui si raggiunsero libertà, uguaglianza e fraternità? Ma chi erano i rivoltosi francesi se non gli ‘ignoranti’ dei quartieri poveri, delle campagne e delle periferie che, stanchi di morire di fame e di andare al patibolo, si caricarono di quella forza aggressiva che solo dalla rabbia verso l’ingiustizia può nascere? Incuranti della morte, con armi rudimentali, correvano verso la Bastiglia per mandare anni dopo, il re Luigi al patibolo. Eppure quei diritti di libertà, uguaglianza, fraternità conquistati con gli stessi metodi dell’Isis di oggi (decapitazioni e teste impalate) sono diventati pietre miliari della storia che nessuno oserebbe mai criticare. I populisti di oggi utilizzano solo la democrazia per contestare ciò che ritengono un diritto e un dovere verso la verità. Allora i populisti europei e americani si uniscano pure per una nuova ‘ Primavera’. La primavera Europea, non quella fallita del Medioriente.
Non ci può esser frase più emblematica di quella che Juncker ha pronunciato a Renzi: “Io me ne frego dell’Italia”, per capire cosa sia stata l’Europa fino ad oggi. Le banche, i mercati, la disoccupazione, le morti nel Mediterraneo, la povertà, gli strangolamenti finanziari, gli italiani aggrediti e insultati ….’ E chi se ne frega?! ‘. L’Europa ha solo il compito di imporre e i populisti devono ubbidire, accettare le cose così come le hanno programmate all’altro ‘capo dell’oceano’. Ma ora c’è da aspettarsi che tutti i programmi di Obama e Clinton, per fare entrare Renzi nel loro ovile, con Trump potrebbero non aver seguito. Tuttavia , la rigidità di Renzi sul non voler cedere alle richieste di chi voterà no - nata forse dal sostegno dei suddetti personaggi politici o come qualcuno sostiene dall’intromissione di J.P. Morgan - probabilmente non porterà alla vittoria. A questo punto verrebbe voglia di chiedere a Renzi: ‘Perché caro Renzi non ti fidi dei tuoi connazionali e cerchi di vedere con loro cosa si può cambiare perché tutti votino “Si”? Sono davvero tutti ‘ignoranti populisti’ quelli che non sono d’accordo con la tua riforma?
Purtroppo si continua a sbagliare e a dividere.
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