“State tranquilli, se vince il No non succede nulla"
Berlusconi rasserena I volontari di “Missione Italia”, ma prima parla con l’ambasciatore inglese. Torna in campo lo stratega del Centrodestra che deve ritrovare l’unione.

“State tranquilli, se vince il No non succede nulla”. Parola di Silvio Berlusconi.A Palazzo Grazioli ieri pomeriggio sono arrivati i volontari di “Missione Italia”, accolti con calore dall’ex premier.A bordo delle loro Fiat 500, riportanti sulla fiancata il logo di Forza Italia e la scritta “#iovotoNO”, hanno sostato per qualche ora davanti alla sua residenza romana per poi riprendere il viaggio alla volta del Sud Italia, spiegando le ragioni del “No” alla gente. Ringraziandoli per il “prezioso lavoro svolto”, l’ex premier li ha rassicurati in merito allo scenario che potrebbe aprirsi il 5 dicembre nel caso prevalesse l’ipotesi di dimissioni del governo Renzi. Scenario del quale nella tarda mattinata di ieri aveva già discusso con l’ambasciatore britannico.
La scelta di non schierarsi in favore della riforma costituzionale, Berlusconi l’ha maturata con cognizione: staccarsi da Salvini adesso, vorrebbe dire lasciargli troppa visibilità nella propaganda in favore del “No”. È evidente che l’ex Cavaliere non si fidi delle sue capacità, almeno non ancora. Inequivocabili le parole di considerazione espresse nei confronti di Renzi al quale riconosce le capacità proprie di un leader. Non distante l’idea di Umberto Bossi che non perde occasione di ribadire ciò che pensa davvero dell’altro Matteo: “Frettoloso”.
Alla festa della Lega a Magenta fu lapidario: “ Salvini non può fare il leader, non ne è all’altezza”. Durante un incontro tenuto ieri con una delegazione guidata dai capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, Berlusconi ha spiegato tuttavia che il pensiero su “Renzi unico leader non era un giudizio di valore. Ma uno stato di fatto. Visto che la magistratura ha tolto dai giochi il leader del centrodestra, e cioè me, al momento c’è solo il leader dello schieramento opposto, e cioè Renzi”.
Il 5 dicembre si aprirà una nuova fase. Ne è convinto da che tre settimane fa ha incontrato il presidente Mattarella. Silvio non si sente di lasciare da sole le opposizioni a portare avanti una battaglia dall’esito scontato. Ma nel contempo è consapevole dell’importanza dell’endorsement inglese, potente alleato di un’America che ha scelto un populismo solo apparente. Trump non è uno sprovveduto e tantomeno un volto nuovo della politica economica.
E in quanto tale non sarà superficiale nella considerazione dei partner in tema di politica estera. Dunque, in caso di crisi, Forza Italia in Parlamento non accorderà alcun sostegno a governi d’emergenza né avanzerà richieste di elezioni anticipate. La priorità sarà quella di promuovere un tavolo, d’intesa con Lega e Movimento Cinque stelle, sulla legge elettorale di stampo proporzionale che metta d’accordo tutti, compresi PD e Nuovo Centrodestra.Insomma, un passo alla volta.Ha ragione Umberto Bossi nel dire che la prima qualità di un leader sia la capacità di unire.
E nel Centrodestra all’infuori di Silvio è inconfutabile che nessuno, allo stato, sappia farlo.“Qua sta per cambiare tutto. Dobbiamo stare uniti…”, ha detto per sedare i dissapori tra Parisi e il segretario della Lega Nord. Entrambi importanti in questa fase. L’ex candidato sindaco di Milano ha ragione nel voler indurre il riavvicinamento alla politica in coloro che se ne sono allontanati e la sua esperienza manageriale è preziosa: “Ci sono 10 milioni di persone che hanno smesso di votare il centrodestra e dobbiamo ritrovare un rapporto con loro. Lo si ritrova avendo idee chiare e parlando chiaramente all’opinione pubblica, non certo attardandosi a vedere chi legittima chi […] La disgregazione di questi giorni” all’interno del centrodestra “è un confronto serio e duro sui contenuti: il tema non è quanto è unito il centrodestra, ma quanti voti ha perso negli ultimi anni”.Ma è altrettanto indispensabile l’apporto “populista” di Matteo Salvini, capace di parlare in termini comprensibili alla pancia della gente comune.La politica è fatta di tutto questo. Di coinvolgimento, di capacità e di strategia. Ecco perché nessuno all’interno della coalizione potrebbe andare da solo, ma tutti hanno bisogno dell’altrui apporto.
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