CINECITTA’ E IL CINE IN CITTA’
Il set in città: un’attività redditizia da regolamentare.

Roma è la Capitale d’Italia anche per quanto riguarda la produzione cinematografica, e non potrebbe essere altrimenti, data anche la presenza di Cinecittà. Non bastassero inoltre le location naturali e storiche, grazie al costo di 2 euro al metro quadro, ideato dall’allora sindaco Ignazio Marino per Roma ed alla legge sul Tax Credit nazionale, perfezionata recentemente dal Ministro Franceschini, girare film in Italia costa il 30 % in meno rispetto a prima. Tutto ciò, secondo quanto riportato dal Ministero dei Beni Culturali ha portato alla considerevole cifra di 150 milioni di euro spesi sul territorio, incluse le produzioni straniere. Come non ricordare le ormai famose scene di 007 Spectre, il Zoolander di Ben Stiller, il remake di Ben Hur con Morgan Freeman, e l’ultimo John Wick con Keanu Reeves, girato tra Villa Borghese, Rione Monti e Caracalla.
Tutto ciò però comporta dei disagi per i cittadini, ovviamente, perché girare dei film vuol dire occupare spazi, strade, togliere parcheggi, bloccare il traffico al momento del ciak, soprattutto al centro di Roma. E proprio al centro storico ad esempio si contano ben 5 località usate solitamente per i cosiddetti campi base, ossia le aree dove raggruppare camion per le scenografie, gli attrezzi, i camper per i camerini. 5 aree sottratte alla disponibilità delle utenze, con tutte le derivazioni, in una città già carente di spazi e servizi. Proprio in conseguenza delle sollecitazioni ricevute, recentemente i consiglieri capitolini del Movimento 5 stelle hanno proposto di vietare la concessione di spazi per girare film a Roma, specialmente al centro, come si è già detto, purtroppo congestionato, tanto che le prenotazioni per gli spazi si susseguono senza soluzione di continuità e dovendo procedere per data di richiesta, con biasimo da parte di alcuni registi.
Gli addetti ai lavori ancora ricordano quando un noto regista del Novecento voleva prenotare 3 location contemporaneamente e gli furono negate, tanto da fargli dire che i vigli, rei del rifiuto perché non consentito dai regolamenti, non avevano idea di cosa significasse girare un’opera dovendo prevedere la luce naturale e le sue ricadute. La consigliera M5S Maria Teresa Zotta ha dichiarato che bisogna pensare all’interesse dei cittadini, e forse non ha torto, ma mettendo sulla bilancia anche i 600 mila euro incassati ogni anno dal Comune grazie alle produzioni, forse non è possibile emettere sentenze troppo nette in merito ad un tema così importante. L’ultimo regolamento sulle produzioni risale al 2013, quando il Sindaco era Gianni Alemanno, ma viviamo in tempi talmente veloci che ciò che era valido due anni fa già è divenuto obsoleto. Servono flessibilità e fermezza al tempo stesso, capacità di decisione immediata ed al contempo anche regole certe da applicare. Tornando ai campi base ad esempio, bisognerebbe mettere un limite al numero di autocarri utilizzabili, vietarli sarebbe improponibile ma calmierarli si, così come dovrebbero essere ben definite le regole rispetto al tempo delle riprese. E poi Roma non è solo il centro, anzi, valorizzare alcune periferie forse consentirebbe la rivalutazione di alcuni spazi dimenticati ed abbandonati all’incuria. Il tema è difficile, scottante, ma l’Hollywood sul Tevere merita una considerazione che sia traversale a tutte le opinioni personali, perché nonostante tutto, se ancora ricordiamo Gregory Peck ed Audrey Hepburn su quella Vespa a spasso per Roma, allora vuol dire che siamo stati capaci di fabbricare un sogno che dura ancora oggi.
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