Omicidio di identità
Presentato del documento di cui è prima firmataria la senatrice Pd Laura Puppato

E’ stato presentato un disegno di legge, per introdurre il reato di “omicidio d’identità” nel nostro Codice Penale. Prima firmataria è Laura Puppato, senatrice in quota Pd, con l’approvazione di tutte le colleghe appartenenti ai vari gruppi parlamentari.
L’intento è quello di coprire un vuoto normativo per punire lo sfregio del volto nella violenza di genere, dando valore alla battaglia che Carla Caiazzo – sopravvissuta alla violenza dell’ex compagno - porta avanti assieme al suo legale, Maurizio Zuccato e all’associazione #IoRidoAncora. La donna fu accesa a Pozzuoli il 2 febbraio dello scorso anno, mentre era incinta di otto mesi.Dopo un’agonia fisica e psicologica, la privazione della gioia di abbracciare sua figlia, fatta nascere prematuramente affinché le fosse garantita la vita, ha chiesto, in una lettera indirizzata al presidente Mattarella, di intercedere per colmare un vuoto normativo che, in casi come il suo, può prevedere “lesioni gravissime” o “tentato omicidio”. Un gesto del genere va ben oltre. Assieme alla pelle, brucia l’identità, arde l’essenza, rievocando quell’oscuro capitolo della storia che alle fiamme della purificazione ha voluto gettare il femminino sacro. “Ti scrivo per chiederti di sollecitare il nostro legislatore ad individuare, sulla scorta di quanto sta tristemente accadendo, una nuova figura di reato che punisca severamente coloro che, nel loro intento delittuoso, colpiscono le donne e, soprattutto, le cancellano dalla società civile”. Queste le parole che Carla aveva affidato a “Repubblica” affinché arrivassero al Capo dello Stato.
È stata lei a coniare la definizione di “omicidio di identità”, assieme a Zuccato, per definire ciò che una donna prova quando qualcuno la viola al punto di deturparle il volto. “Mi ha ammazzato lasciandomi viva - disse Carla - Io e la povera Lucia Annibali siamo vittime di chi ha voluto cancellarci, distruggere, deturpare il nostro viso. Il viso, quello che ci consente di riconoscerci e renderci visibili alla società”. Carla, Lucia e tantissime altre vittime, hanno trascorso attimi di indicibile atrocità, private per sempre del diritto di riconoscersi, guardandosi allo specchio. Un diritto che ancora sulla carta non c’è, ma che deve incardinarsi in quelle che meritano di essere riconosciute facoltà essenziali di una persona, nelle sua unicità ed irripetibilità. Del reato di omicidio di identità, che verrebbe dunque a configurarsi qualora qualcuno cagionasse al volto di una persona danni parziali o totali, tali da modificarne le caratteristiche, determinando la modifica dell’articolo 4 bis in tema di benefici penitenziari, l’associazione #IoRidoAncora aveva parlato con la senatrice Puppato lo scorso 10 gennaio. Nell’attuale ordinamento, in materia di lesioni, esistono forme aggravanti, richiamate dall’articolo 583 cp. La lesione personale è gravissima – e si applica la reclusione da sei a dodici anni – se dal fatto deriva: una malattia certamente e probabilmente insanabile; la perdita di un senso; la perdita di un arto o dell’uso di un organo, della capacità di procreare, una permanente e grave difficoltà della favella, l’aborto della persona offesa o ancora la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso. Se dunque il delitto in menzione è già disciplinato dal diritto penale, l’introduzione del nuovo reato, apporterebbe un elemento di ulteriore specificità, che sortirebbe due effetti: da un lato incrementerebbe la percezione di tutela da parte dello Stato nei confronti della persona offesa, rispettata anche nell’aspetto psicologico che assumerebbe maggior rilievo, dall’altro agirebbe come deterrente nei confronti dei facinorosi che si peritano sempre meno dall’esercitare condotte illecite, nel desiderio vendicativo di cagionare un danno spesso irreversibile. Certo, qualora si avesse la certezza della pena.
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