IL GALATEO…QUESTO SCONOSCIUTO
Introduzione

Ringrazio il Direttore dell’International Post per avermi dato l’opportunità di aprire questa rubrica, che a molti potrebbe risultare obsoleta o démodé, a mio avviso invece potrebbe far nascere una curiosità su quelle che oggi definirei regole da adottarsi nella società, perché ultimamente si sta perdendo quello che una volta si chiamava galanteria e che io oggi definirei rispetto e valori. Prima di iniziare questo viaggio che tratterà questa rubrica in maniera globalizzata, solo per fare alcuni esempi che andremo a trattare, il galateo della tavola oppure il galateo nella corrispondenza, credo sia doveroso iniziare questo viaggio dalle origini storiche, parlando di MESSER GIOVANNI DELLA CASA.
Giovanni Della Casa, più conosciuto come Monsignor Della Casa (nato a Firenze il 28 luglio 1503, e morto a Roma il 14 novembre 1556), è stato un ecclesiastico, letterato e scrittore italiano, noto non solo agli studiosi come autore del manuale di belle maniere Galateo ovvero de’ costumi (scritto probabilmente dopo il 1551 ma pubblicato solo nel 1558), che fin dalla sua uscita godette di grande successo.Il Della Casa era di origine fiorentina e nacque forse nel palazzo di famiglia in Via Cavour (oggi Palazzo Panciatichi). Studiò a Bologna, Firenze e a Padova. Consigliato da Alessandro Farnese, intorno al 1532 intraprese la carriera ecclesiastica a Roma, considerata a quei tempi la carriera che garantiva il miglior stile di vita. Arrivò a diventare Arcivescovo di Benevento nel 1544 e, nel medesimo anno, Paolo III lo nominò nunzio apostolico a Venezia. Il Della Casa, che era già conosciuto per la vita mondana, a Venezia trovò il palco ideale delle sue aspirazioni, con il suo palazzetto sul Canal Grande che divenne il luogo d’incontro della nobiltà veneziana assieme ad artisti, poeti e letterati. In quest’ultima città redasse numerosi versi e trattati. Le prime opere importanti sono le due Orazioni in volgare dirette alla Repubblica di Venezia e a Carlo V. Sempre durante il suo soggiorno a Venezia, scrisse il trattatello "Quaestio lepidissima: an sit uxor ducenda" ove si interrogava sul valore del matrimonio. L’opera fu tradotta in italiano solo nel 1976, a cura di Luigi Silori, per i tipi di Guida Editore di Napoli. Nel 1548 compilò un Indice dei libri proibiti, finora mai tradotto. Già messo in cattiva luce per la protezione data al fuggiasco Lorenzino de’ Medici[1] nel 1544, non ricevette mai la porpora cardinalizia e con la morte del suo protettore Alessandro Farnese e l’elezione di Papa Giulio III cadde in disgrazia. Il Della Casa dovette ben presto lasciare Roma, dove era ritornato nel 1551 e si ritirò quindi a Nervesa, un paese del trevigiano, dove probabilmente scrisse il famoso libro Il Galateo ovvero de’ costumi, così chiamato perché dedicato a Monsignor Galeazzo Florimonte, Vescovo di Sessa che lo aveva ispirato, morì a Roma nel 1556.
Questa breve premessa storica doverosa a mio avviso per conoscere l’autore e parte della vita del primo scrittore del Galateo, che ha poi portato alla stesura di quelli che sono gli attuali libri del Galateo nelle sue varie versioni: del matrimonio, della scuola, della tavola, nella corrispondenza ecc. Possiamo sicuramente affermare che forse grazie a Monsignor della Casa quest’oggi quelle regole ammodernate nel tempo vengono ancora usate anche in campo diplomatico e nei vari cerimoniali di Stato.
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