STORIE DAL PIANETA TERRA
APACHE IN UMBRIA

1932. In Messico, al pari di alcuni stati del Nord America, gli ultimi pellirosse sopravvissuti vivono tra gli stenti, nascondendosi in posti desolati, ai margini delle città. Gli scalpi valgono parecchio, e bande di criminali fanno scorribande cercando il loro bottino, preferiscono i bambini, vengono pagati di più. L’epopea del West ha scritto pagine col sangue dei nativi americani, sradicando le loro tradizioni, rubandogli le terre, relegando le persone in recinti più o meno grandi. E chi non si ubriaca, chi decide di non partecipare agli spettacoli dei circhi itineranti, prova a vivere come un essere libero. Libero di non poter far nulla, ma non facendo compromessi con l’uomo bianco. Una notte un gruppo di ubriachi balordi si spinge fino a Chiuaua, dove vive un’anziana donna della tribù Apache, Nana, assieme ai sui nipoti, la piccola Bui, di 4 anni, ed i suoi fratellini più piccoli. Per quei cacciatori di scalpi, scarti della vita, si tratta solo di affari, cos’ la donna viene uccisa senza troppi scrupoli, ed i bimbi rapiti. Una volta presi i loro scalpi i corpi saranno gettati nel deserto, cibo per i coyote, ma questa volta il destino interviene, ed ha il volto di una donna americana, Dixie, la moglie di Jack Harris, che prende i piccoli con se, affidando i due maschietti ad un convento, tenendo invece con se Bui, dandole il nome di Carmela. E Carmela va in California con la sua nuova famiglia, indossa bei vestiti, studia, impara la lingua inglese, dimenticando quel poco di lingua Apache che le aveva insegnato la nonna. La sua vita prosegue, e gli anni che passano le fanno scordare il passato, finché un incidente domestico la ustiona al petto ed alle spalle, impedendole di fare il suo lavoro di infermiera. Così deve reinventarsi la vita, una volta ancora, e lei, che non si era mai integrata del tutto, non sa in che direzione voltare il proprio sguardo, ma ancora una volta il destino ha il volto di Dixie, che rimasta vedova decide di trasferirsi in Umbria, dalla sorella Ann. Ed in Italia Bui Carmela ritrova la pace, la serenità. L’Italia del dopoguerra è in parte rovine in parte natura, paesaggi e città che lei ama visitare, fotografare, vivere. Ann scrisse un libro in cui descriveva la sua abitazione, un casolare di pietra affacciato sulla valle dell’Alto Tevere. Le ricerche di alcuni giornalisti hanno trovato tracce della famiglia di Ann ad Umbertide, una cittadina di oltre 16.000 abitanti vicino Perugia. I Mc Garrel infatti vivevano qui, Ann con marito e i loro due figli, Flora ed Andrew, mentre nei registri cittadini non si trovano i nomi di Dixie e Carmela, forse perchè non presero mai la residenza. Eppure Carmela Bui è ancora li, in quel paese che, assieme a Spello, Gubbio e Foligno, è parte del meraviglioso diadema che ricopre la fascia appenninica umbro toscana. Si trova nel cimitero locale, sezione 1975, colonna 3, fila 7, la tomba senza un fiore, senza una foto, solo il nome e la scritta “dorme in pace”.
Perchè Carmela Bui raggiunse i grandi pascoli del cielo nel 1976, stroncata da un malore, confortata dalla presenza di Ann, di Flo, di Andrew, e lui è l’unico che torna ad Umbertide dopo la morte della sorella nel 2010. Nessuno in paese sembra ricordarla, forse perchè Carmela Bui qui ritrovò ciò che aveva vissuto solo nei racconti della nonna, i boschi, le foreste, la luce delle stelle, il caldo abbraccio della natura e le parole sussurrate dal vento. Dorme in pace Bui, l’ultima Apache, che il destino volle riconsegnare due volte alla vita.
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