Il caffè pedagogico
Le nuove derive del bullismo

Dolly avrebbe compiuto 15 anni a maggio, se lo scorso 3 gennaio non si fosse tolta la vita perché vittima di bullismo online.
La sua era un’esistenza piena di emozioni, come può essere quella di un’adolescente che già all’età di 8 anni era stata scelta come volto della pubblicità di un noto marchio australiano di cappelli. Il padre, sconvolto dal dolore, ha invitato su Facebook i “carnefici” ai funerali della ragazza, affinché questi potessero osservare direttamente le conseguenze di simili atti di violenza, perché di violenza si tratta.
Recentemente, come Dolly, Julia di Warrington (Regno Unito) si era impiccata nella propria abitazione e anche in questo caso suo padre aveva preso la decisione di pubblicare sui social le immagini della propria figlia agonizzante. Non si tratta affatto di episodi isolati, in quanto innumerevoli sono i casi di bullismo online che hanno portato le vittime a decisioni drastiche quali il suicidio, anche nel nostro Paese.
Secondobullismoonline.it, il sito nato per affrontare questa tematica, il cyberbullismo “è un fenomeno multi-fattoriale, pertanto è necessario incrociare diversi elementi se vogliamo comprenderlo e attuare le migliori strategie di trattamento e prevenzione”.
In realtà, alla base di tutto è fondamentale che vi sia un’educazione digitale rivolta a genitori e figli, una sorta di “manuale d’istruzioni” che insegni a usare correttamente i social senza incorrere nei pericoli, sempre in agguato, della rete.
Sempre sul portale, interamente dedicato al bullismo online, si legge: “a differenza della sua versione tradizionale, il cyberbullismo viene perpetrato attraverso mezzi on-line.
Abbiamo tre attori qui:
• la vittima
• il cyberbullo
• l’osservatore
Mentre per il bullismo tradizionale questi tre ruoli sono rigidamente definiti, nel bullismo online sono sfumati, tanto che a volte si sovrappongono.
Inoltre, mentre nel bullismo tradizionale lo scopo è il danno fisico della vittima, nel bullismo online il focus è sul danno psicologico.
L’umiliazione è l’obiettivo finale, e gli osservatori sono i protagonisti: senza di loro il cyberbullismo perde la sua forza, rendendolo un gesto inutile.
Un altro problema è la mancanza di confini fisici. Il Web ha confini virtuali che coincidono raramente con i confini fisici.
E ti segue ovunque …perchélo porti con te in tutto il mondo”.
Tra i 10 e i 16 anni, l’adolescente è alla continua ricerca di approvazione sociale; ciò avviene contemporaneamente al graduale distacco dalla famiglia di origine e all’ingresso nel gruppo di pari, all’interno del quale costruiscono la propria identità e acquisiscono le regole sociali alla base della futura socializzazione intesa in senso più ampio.
Quanto più si identificano nel gruppo, tanto più saranno devastanti gli effetti di quello che percepiscono come un “tradimento”, specie se questo assume le caratteristiche di un fenomeno virale, amplificato enormemente dalla pervasività della rete.
I nostri figli a quel punto chiedono aiuto, ma il fatto è che non lo fanno in modo tradizionale, bensì lanciano segnali che dobbiamo essere in grado di riconoscere.
La presenza efficace dei genitori è fondamentale, specialmente se questi ultimi sono in grado di trasformarsi in “mentori” dei propri figli: monitorare non basta, è opportuno altresì infondere in essi autostima, fiducia in se stessi, autonomia (circa le sue emozioni e i suoi pensieri) ed auto-efficacia. Anche se non si è in grado di uccidere il “mostro”, è possibile tuttavia fornire ai nostri piccoli “eroi” le armi giuste, per usare la metafora del gioco in rete.
Siamo talvolta portati a confondere la velocità con cui l’adolescente utilizza uno smartphone, con la sua competenza a sapersi districare nelle problematiche che potrebbe riscontrare e negli agguati sempre possibili in rete.
Ben vengano dunque le campagne di sensibilizzazione nelle scuole, le pubblicazioni di testi sull’argomento, le guide, manco a dirlo, online e quanto altro possa coadiuvare nel difficile compito di prevenzione di questi episodi con esiti talvolta drammatici.
Perché è vero che non necessariamente la conseguenza è il suicidio, e che spesso vi sono altri fattori predisponenti (che dobbiamo essere in grado di leggere); tuttavia, l’impossibilità di ottenere l’oblio digitale, sacrosanto e fondamentale diritto dell’uomo, rende ancora più dannosa questa nuova deriva del bullismo.
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