Avventura e mistero: gli ingredienti del successo di Fabrizio Santi
Intervista all’autore romano di thriller storici

Un genere di grande successo in Italia, grazie alle numerose pubblicazioni targate Newton Compton. Stiamo parlando del thriller storico, che oggi propone sul panorama internazionale eccellenti “penne” italiane sulla falsa riga di autori come Dan Brown e Glenn Cooper. In questa schiera di scrittori ben figura anche Fabrizio Santi, autore romano de “Il quadro maledetto”, in cui i personaggi sono sempre alla prese con indagini nel mistero che avvolge la storia. Non è da meno Giulio Salvati, protagonista indiscusso delle due opere successive, “Il settimo manoscritto” e “L’enigma della cattedrale sommersa”. Tante copie vendute e molti apprezzamenti: Fabrizio Santi ci racconta questo ed altro in un’intervista.
Fabrizio, com’è nata la sua passione per la scrittura?
È stato tutto molto casuale. Qualche anno fa non avrei mai pensato che sarei riuscito a pubblicare delle opere, anche perché mi dedicavo ad altro. Però poi ho iniziato a scrivere qualcosa, quello che poi, dieci anni dopo, ho scoperto essere un libro. All’inizio non ci credevo. Questo è stato l’incipit della mia carriera.
Come ci è entrato e qual è stato l’impatto con il mondo editoriale?
All’epoca iniziai con una casa editrice piccola e molto seria, che provvedeva a distribuire il mio libro anche nelle librerie. Sto parlando del primissimo libro. La Newton Compton l’ha notato. Si sa, è una grande casa editrice, promuove tantissimo i suoi titoli. I suoi editori hanno riposto in me una fiducia molto proficua per me e per loro, perché continuano a promuovere i miei libri. Per il resto, non sono un esperto nell’ambito delle esperienze editoriali, avendo cominciato da poco.
Quanto è importante lo stile, il modo di scrivere, piuttosto che la trama?
Una scrittura sciatta e svogliata non ci coinvolge. Per una buona lettura è importante anche una trama ben curata, ci deve essere un minimo di intreccio per coinvolgere il lettore. Poi, trattandosi di un thriller storico, la trama ha una certa rilevanza, deve essere coerente con lo stile. Diciamo che è un 50 e 50.
Tra tutte le sue opere, c’è un personaggio che la rappresenta di più?
Personaggi come i miei, che amano le avventure e il mistero, preferisco leggerli, guardarli in televisione piuttosto che essere come loro. Mi piace più essere osservatore e parlarne nei miei libri. Non ho il cuore di Sandokan.
Di tutti i libri pubblicati fino ad ora, qual è quello che le ha dato più soddisfazione?
Il primo ha venduto di più e ancora mi arrivano pareri positivi da parte dei lettori. Ma anche gli altri stanno andando bene, anche grazie alle edizioni economiche della Newton Compton.
Sta scrivendo qualcosa ultimamente, progetti per il futuro?
C’è in programma il quarto libro. Una volta pubblicato un libro si pensa subito al lavoro successivo. Purtroppo non so dire quando uscirà, perché quando scrivi ci sono sempre tante correzioni da apportare. Farlo uscire per quest’anno sarebbe fantascienza e anche per il 2019, proprio perché c’è molto lavoro da fare. Questo perché per me è importante progettare prima di iniziare la stesura di un libro. Poi ci sono da fare altre cose, come scrivere una sinossi dettagliata per avere più chiara la trama. La sinossi è fondamentale per presentare poi il proprio manoscritto all’editore.
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