Il caffè pedagogico

Il valore pedagogico delle opere scritte di Giorgio Bassani

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Quando gli studenti dell’ultimo esame di maturità firmato Fioroni si sono trovati alle prese con la comprensione del testo, non c’è stata la stessa sorpresa dello scorso anno, quando Giorgio Caproni è risultato essere un poeta pressoché sconosciuto ai più.

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Condividendo con quest’ultimo soltanto il nome di battesimo, Bassani in primis è noto per essere l’autore di uno dei capisaldi della letteratura del Novecento, “Il giardino dei Finzi Contini”; in secondo luogo ci si aspettava, data la ricorrenza dell’ottantesimo anniversario dalla loro promulgazione, una traccia sulle leggi razziali del 1938. Bolognese di nascita ma ferrarese di adozione, Giorgio Bassani ambientò nella città estense buona parte della sua produzione letteraria: oltre all’opera citata che gli è valsa la meritata notorietà, “Le cinque storie ferraresi” trattano le vicende a cavallo della seconda guerra mondiale di personaggi vissuti nell’elegante città del Palazzo dei Diamanti.

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Il fulcro della sua opera letteraria è la difficile esistenza della comunità ebraica - a cui lui stesso apparteneva - durante il fascismo, le sue riflessioni a “mente fredda” (“Il giardino dei Finzi Contini” fu pubblicato nel 1962), e le ripercussioni che le leggi razziali ebbero sulla vita di coloro i quali, lui compreso, ne furono coinvolti. Una sorta di memento rivolto alle generazioni future, affinché non siano commessi gli stessi errori generati da intolleranza ed odio razziale.

Problematiche, queste, quanto mai attuali.

Del “Giardino dei Finzi Contini”, vi fu una successiva trasposizione cinematografica con la regia di Vittorio De Sica, che Bassani, malgrado al film fosse stato assegnato l’Oscar, disconobbe.

L’insegnamento pedagogico dello scrittore va individuato proprio nell’aver trasformato la sua personale esperienza di vita e le altre storie, alcune frutto della sua fantasia, altre invece realmente accadute, in lezioni sempre valide per il presente.

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La persecuzione degli ebrei è stata certamente il leitmotiv della sua letteratura; non è tuttavia da sottovalutare la raccolta di saggi ambientalistici che ripropongono i suoi studi e le sue ricerche da presidente di Italia Nostra, opera postuma che offre innumerevoli spunti di riflessione circa la riorganizzazione ambientale di un Paese alle prese con il boom economico degli anni ‘60 e con le problematiche dei successivi decenni fino all’alba del nuovo millennio.

Odio razziale, dunque, e ambiente: due tematiche fortemente avvertite nel ‘900 dei conflitti mondiali e delle rivolte studentesche, eppure così sorprendentemente attuali negli anni del post-nucleare e dell’Era digitale.

Lucia D’Amore

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