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ARTSAKH NON È, E NON È MAI STATO, TERRITORIO DELL’AZERBAIJAN

Artsakh non è, e non è mai stato, un territorio dell’Azerbaigian. A ribadirlo con determinazione alle agenzie di stampa internazionali, ed indirettamente anche al presidente azero Ilham Aliyev, è stato il 17 agosto scorso il Ministro degli Esteri della Repubblica de Facto dell’Artsakh (nota anche come Nagorno Karabakh) David Babayan. Quest’ultimo ha esortato Baku a non distorcere la realtà storica e politica, oltre che etnica, della regione.

Nella sua nota, Babayan ha commentato gli approcci della parte azera in merito allo status dell’Artsakh: “Questo non è il territorio della Repubblica di Baku (Azerbaigian). Il loro obiettivo è rendere Artsakh il territorio della Repubblica di Baku (Azerbaigian), ma questo non significa che ci riusciranno.

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L’Azerbaigian afferma che l’Armenia sta trasferendo le sue forze armate nel territorio di Artsakh ma non risulta esserci alcun movimento di truppe dall’Armenia all’Artsakh.

Sia l’uso di mezzi militari da parte delle forze armate dell’Azerbaigian che le dichiarazioni di Baku perseguono lo stesso obiettivo: esercitare pressioni psicologiche e intimidire il popolo dell’Artsakh. Inoltre, stanno cercando di minare le relazioni armeno-russe, per aprire la strada alla rottura dei legami tra Artsakh e l’Armenia.

Apprezziamo molto il ruolo peacekeper russi e quando parliamo di ‘truppe armene’ o ‘formazioni armene’, teniamo a precisare che intendiamo l’esercito di difesa dell’Artsakh che è di fatto a quasi totale presenza armena.

Avremo sempre il nostro esercito, le nostre forze armate, perché questa è una garanzia per la sicurezza della nostra popolazione. In tale contesto, e anche più in generale, l’Armenia rimane uno dei garanti della sicurezza dell’Artsakh. Per tali ragioni, se vogliamo che il futuro dell’Armenia sia il più possibile tranquillo e sicuro, come il futuro dell’Artsakh, allora il posto e il ruolo dell’Artsakh dovrebbero essere di primaria importanza nella vita sociale e politica dell’Armenia.

Quei provocatori, quei nemici che agiscono proditoriamente nel ‘Karabakh-armeno’ vanno assicurati alla giustizia”.

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Dal canto suo il Ministero degli Affari Esteri Armeno ha corroborato questa nota affermando che lo scopo delle provocazioni azere è impedire la ripresa dei colloqui di pace sotto gli auspici dei Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e interrompere il processo di sblocco e pacificazione regionale del Sud del Caucaso dopo la recente guerra dei 44 giorni, dal 27 settembre al 9 Novembre 2020, tra Azerbaijan e Armenia. “Il 16 agosto scorso, le forze armate azere hanno compiuto azioni provocatorie al confine con la Repubblica d’Armenia, vicino all’insediamento di Yeraskh, nella regione di Syunik, in direzione della regione di Gegharkunik, prendendo di mira la popolazione civile. Il 17 agosto è proseguito il tiro al bersaglio con armi da fuoco di diverso calibro da parte delle forze armate azere a Sotk, nella regione di Gegharkunik. Vahan Tatosyan, militare delle forze armate armene, è stato colpito a morte da un cecchino a Yeraskh e Arman Hakobyan, un altro militare, è stato colpito dal nemico in direzione della regione di Gegharkunik. Il 17 agosto, soldato armeno ha riportato una ferita da arma da fuoco. Condanniamo fermamente le azioni provocatorie della parte azera, che sono chiaramente volte a mettere in pericolo gli sforzi di distensione, minando la sicurezza e la pace nella regione. Mirano a impedire la ripresa dei colloqui di pace sotto gli auspici dei Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, nonché rendere sempre più ardua e l’apertura di tutti i mezzi di comunicazione nella regione”.

Il Ministero degli Esteri e della Difesa della Repubblica di Armenia ribadiscono che l’Armenia difenderà costantemente la sua sovranità, l’integrità territoriale e il diritto del popolo di Artsakh all’autodeterminazione e a vivere nella propria patria.

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Data:

18 Agosto 2021