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Asintomatici e contagio, cosa dice l’Oms.

“Bisogna differenziare – ha spiegato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per il coronavirus – ciò che noi sappiamo, ciò che non sappiamo e ciò che stiamo cercando di capire. Ciò che sappiamo sulla trasmissione di Covid-19 è che gli infetti sviluppano sintomi, ma in una parte di loro questo non avviene. Sappiamo che la maggioranza delle infezioni avviene da qualcuno che ha sintomi ad altre persone attraverso le goccioline di saliva infette. Ma c’è una proporzione di persone che non sviluppa sintomi e non sappiamo ancora quante siano, potrebbero essere dal 6% al 41% della popolazione che si infetta, a seconda delle stime. Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus e ciò che dobbiamo chiarire è quanti sono gli asintomatici e quanti di questi trasmettono l’infezione. Ciò che ho detto ieri in conferenza stampa si riferiva a piccoli studi pubblicati”.

Sono 79 le vittime con coronavirus conteggiati nelle ultime 24 ore di cui 32 relativi alla Regione Abruzzo si riferisce ai giorni precedenti. Così le vittime dall’inizio dell’emergenza salgono a 34.043. Sono i dati diffusi nel bollettino quotidiano della Protezione civile.

Sono 168.646 le persone che hanno superato il coronavirus in Italia dall’inizio dell’emergenza, con un incremento di 2.062 guariti rispetto a ieri. I malati con coronavirus scendono a 32.872 con un decremento rispetto a ieri di 1.858 positivi.

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’Fotografata’ da uno studio italiano una mutazione “sulla proteine Spike di Sars-Cov-2 che ci ha spiegato perché questo virus è diventato più contagioso, a partire da febbraio”. A spiegarlo è Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ha pubblicato la ricerca sul ’Journal of Medical Virology’, insieme a Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica di Roma e ad Antonio Cassone, docente di Microbiologia dell’Università di Perugia. Lo studio mostra “che la mutazione della proteina D614g, riscontrata in numerose sequenze del virus isolato dal tratto naso-faringe dei soggetti infetti fin da febbraio, è diventata strutturale”.

“Il ceppo di Wuhan non aveva questa mutazione, che è apparsa dopo che il virus è arrivato in Europa e Nordamerica. E ha reso il virus di Wuhan – aggiunge lo specialista – più capace di infettare l’uomo e circolare nel suo organismo. Ci aiuta anche a spiegare per quale motivo il virus fuori dalla Cina sia apparso più contagioso”.

Ma c’è di più. “Questa stessa mutazione – dice Cauda – è stata rilevata indipendentemente da altri tre gruppi di ricerca, uno americano del Los Alamos National Laboratory e uno spagnolo di Barcellona. Questo ci dice che Sars-Cov-2 è andato incontro a una mutazione che probabilmente ne ha aumentato la contagiosità, e poi questo virus mutato ha un po’ soppiantato quello di Wuhan. Una conclusione – dice ancora Cauda, parlando da clinico – che è supportata dall’epidemiologia”.

“Ma soprattutto – aggiunge Ciccozzi – dobbiamo pensare che questa contagiosità aumentata c’è ancora: ecco perché dobbiamo ancora usare le mascherine e rispettare il distanziamento. Per fortuna il virus circola meno, ma non è il momento di abbassare la guardia. Nel frattempo Sars-Cov-2 si sta adattando a noi sempre di più, come di solito fanno i virus. In questo caso ciò accade perché subisce le pressioni di misure come lockdown e mascherine, ma anche quella della selezione naturale. Insomma, tutto ciò ci fa ben sperare, ma ci invita anche a non mollare”, conclude lo specialista.

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Data:

10 Giugno 2020