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Attacco a Melbourne, Isis rivendica

Attacco a Melbourne, Isis rivendica

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Un morto e due feriti. Questo il bilancio dei fatti avvenuti oggi a Melbourne, in Australia, dove un uomo ha appiccato un incendio alla propria auto ed ha accoltellato due persone in pieno centro, prima di essere raggiunto e colpito a morte dalla polizia. L’attacco è stato rivendicato dall’Is che, attraverso l’agenzia Amaq, ha definito l’assalitore un “combattente” dello Stato Islamico. La polizia stava già indagando per terrorismo.

Intorno alle 16.20 locali l’aggressore ha mandato il proprio veicolo a sbattere contro il centro commerciale di Bourke Street, per poi provocarne l’incendio lanciando un ordigno esplosivo al suo interno. L’uomo ha poi accoltellato diversi passanti e all’arrivo della polizia ha affrontato gli agenti, che gli hanno sparato. Ricoverato in condizioni critiche, l’uomo è morto poche ore dopo in ospedale.

“Sono in corso indagini condotte dall’antiterrorismo”, ha reso noto il commissario Graham Ashton, spiegando che l’assalitore “è noto alla polizia, soprattutto in relazione a suoi parenti che sono per noi persone di interesse. E’ qualcuno conosciuto dalla polizia dello stato di Victoria e dalle autorità federali di intelligence”. L’uomo aveva alle spalle piccoli precedenti per droga, furto e violazione del codice stradale. Era arrivato in Australia proveniente dalla Somalia negli anni Novanta.

La California brucia, almeno 5 morti

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Migliaia in fuga dalle fiamme. Malibu è stata evacuata e “almeno 5 morti carbonizzati nelle loro auto nella città di Paradise”, distrutta dalle fiamme. “Una distruzione incredibile”, ha detto Mark Ghilarducci, dell’ufficio per la gestione delle situazioni di emergenza del governatore. Paradise, una città di 26mila abitanti a nord di Sacramento, è stata devastata dall’incendio a cui è stato dato il nome di ’Camp Fire’ con mille edifici distrutti. Nella Butte County, a nord della capitale Sacramento, 40.000 persone sono state costrette a fuggire e a lasciare le proprie case. Il fuoco avanza a velocità impressionante e divora la superficie equivalente a 80 campi di football in poco più di un minuto. L’emergenza riguarda anche la cittadina di Chico, abitata da circa 93mila persone. Nella contee di Ventura e Los Angeles, dove i vigili del fuoco contrastano il Woolsey Fire, le fiamme ’viaggiano’ al ritmo di un campo da football (90 metri) ogni due secondi. L’Hill Fire minaccia, infine, l’autostrada 101, che continua a restare chiusa.

Michelle Obama si confessa

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Michelle Obama racconta la sua vita. Il dolore di un aborto spontaneo di 20 anni fa e la nascita delle figlie Malia e Sasha, avute con la fecondazione in vitro. E’ quanto rivela l’ex first lady in un’anteprima dell’intervista all’Abc in onda domenica per presentare il libro di memorie ’Becoming’ che uscirà martedì prossimo. “Dopo -l’aborto spontaneo – mi sentivo persa, sola, sentivo di aver fallito, perché non sapevo quanto sia comune che succeda, perché solitamente non ne parliamo”. “L’orologio biologico è una cosa reale“, ha detto ancora, raccontando come a un certo punto “lei e suo marito decisero di rivolgersi alle cliniche per la fertilità”. “Credo che la peggiore cosa che noi donne possiamo fare alle altre donne è non condividere la verità sui nostri corpi, su come funzionano e come non funzionano”.

Michelle Obama si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. “Non perdonerà mai”, ammette, Donald Trump per aver sostenuto e promosso il movimento dei ’birther’, che durante i mandati di Barack Obama alla Casa Bianca diffusero bugie sulla nascita all’estero del presidente, che sarebbe stato quindi non legittimo. Una teoria del complotto che avrebbe potuto armare la mano di qualche “mente instabile”, scrive, rivelando le sue preoccupazioni di allora, nel suo testo.

“L’intera cosa era pazza e meschina, ovviamente, e nascondeva a stento l’intolleranza e la xenofobia che l’aveva partorita – si legge nelle anticipazioni pubblicate dai giornali americani del libro – ma era anche pericolosa, deliberatamente orchestrata per esagitare gli estremisti e gli spostati”.

“Che cosa sarebbe successo se uno squilibrato avesse caricato una pistola mettendosi in viaggio verso Washington? E se questa persona avesse cercato le nostre bambine?”, scrive ancora Michelle in ’Becoming’, concludendo con una dura accusa rivolta all’attuale inquilino della Casa Bianca. “Donald Trump, con le sue insinuazioni irresponsabili, ha messo a rischio la mia famiglia, e per questo non lo perdonerò mai”.

“Dopo mi sentivo persa, sola, sentivo di aver fallito, perché non sapevo quanto sia comune avere un aborto spontaneo, perché solitamente non ne parliamo”, ha detto l’ex first lady in un’intervista all’Abc di presentazione del libro, raccontando che è stato poi grazie alla fecondazione in vitro che ha avuto le figlie Malia e Sasha. “L’orologio biologico è una cosa reale”, ha detto ancora nell’intervista raccontando come ad un certo punto lei e suo marito decisero di rivolgersi alle cliniche per la fertilità”. “Credo che la peggiore cosa che noi donne possiamo fare alle altre donne è non condividere la verità sui nostri corpi, su come funzionano e come non funzionano”, ha concluso nell’intervista che verrà trasmessa domenica dal network americano.

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10 Novembre 2018