Di solito si scrive di personaggi noti e si ricordano i tempi dell’anonimato.
Oggi voglio fare un’operazione inversa: scrivere di un ragazzo sconosciuto che (spero e credo) diventerà un personaggio noto.
Anche se il suo obiettivo non è questo ma fare della musica il suo lavoro.
Manuel ha delle caratteristiche quasi anomale per la sua età: 22 anni conosce e ascolta i brani degli anni ’50 e ’60 che dall’America hanno conquistato il mondo, indicando la strada a molti cantanti di successo anche italiani.
In particolare, ama Elvis Presley, ne conosce la storia musicale e, ed è questa la notizia, canta come lui.
Se ascoltaste un brano non sapreste dire se è Elvis o Manuel.
I ragazzi di ogni generazione sognano di fare un lavoro nel quale possano riversare la loro passione e quindi che li possa realizzare.
E voler diventare un cantante ha lo stesso valore che voler diventare avvocato o salumiere o ingegnere o insegnante.
È semplicemente un’aspirazione legittima.
Il problema di Manuel è che non ha poteri che lo sostengono e quindi deve costruirsi con fatica il suo futuro.
Dopo tanta ricerca ha trovato degli ottimi musicisti che hanno deciso di credere nel suo progetto, contribuendo a montare uno show dalle atmosfere e dai sapori rintracciabili solo ascoltando i vecchi vinili.
Tra poco sarà pronto e potrà presentare il suo lavoro a qualche professionista di questo settore.
E qui incontrerà l’ostacolo più grande perché, in gran parte, questo mestiere in Italia non funziona più come prima, quando c’erano dei talent scout che sapevano individuare i talenti e li aiutavano a imporsi.
Salvo qualche rara eccezione, oggi tirare su un artista lo si fa per certe convenienze che non hanno niente a che fare con l’arte e il talento.
Servono i soldi per la promozione, soprattutto per i passaggi radiofonici in quelle emittenti (cosiddetti network) che ormai si ascoltano in molti locali o in auto, senza sapere che le scelte musicali non sono tutte guidate da apprezzamenti artistici ma da interessi economici e raccomandazioni. Tanto per usare un eufemismo.
Inoltre, Manuel ha dei problemi personali: è sensibile, educato, umile, non esibizionista, pacato, rispettoso e, difetto più grave, non è trasgressivo.
Ha passato anni a vincere premi come ballerino di varie forme di danza, che gli hanno insegnato la disciplina, la professionalità, il sacrificio.
Ha solo una voce emozionante e portentosa e la parola che usa di più è ‘grazie’.
Nonostante tutti questi handicap, lui è coriaceo e vuole andare fino in fondo al suo progetto, che tra poco meno di due mesi sarà completato.
Che bello sarebbe se il mondo della musica ritornasse alla sua genuinità, permettendo a Manuel di percorrere quella strada che va dalla gavetta all’affermazione.
Buona fortuna, Manuel.
(Servizio fotografico realizzato da Enrico Duratorre)