Si sentirà ancora per molto tempo parlare dell’Afghanistan, degli Stati Uniti ed ovviamente di Joe Biden. La debacle afghana ed il disastro logistico in mondovisione hanno fatto storcere il naso a molti nel Paese a stelle e strisce, portando a chiedersi se effettivamente la questione Afghanistan possa risultare determinante per la rielezione democratica. Non si ha ancora una risposta certa, al contrario degli svariati sondaggi, che conclamano un crollo sia per Joe Biden sia per i democratici in generale.
Per quanto riguarda la figura del presidente, secondo un sondaggio di Washington Post–Abc News, tutti gli indicatori registrano un segno negativo. In assoluto il gradimento verso l’inquilino della Casa Bianca è sceso dal 50% al 44%. Dato significativo se si considera l’enorme platea della popolazione americana ed il distacco minimo dai Repubblicani alle ultime elezioni.
Sotto la lente di ingrandimento anche la gestione pandemica e le tematiche economiche, rispettivamente passate da 62% a 52% e da 52% a 45%.
I dati forniti da Real Clear Politics sono un’ulteriore conferma di quanto emerso. Dal 55,5% di gradimento ed un 36% contrario, si è passati al 48,3% e 47,3%, ovvero alla quasi parità.
A non dare buone notizie c’è anche l’istituto Rasmussen, che vede in vantaggio chi disapprova l’operato Biden, rispetto a chi lo approvi, rispettivamente con 55% e 44%.
Stesse antifone dai sondaggi Ipsos, commissionato Reuters, 49% contrari a Biden nello studio Ovale contro il 46% favorevole. Neri anche i numeri dall’istituto Trafalgar Group, che attesta il 63% delle persone contrarie a come Biden sta amministrando l’emergenza afghana, e solo il 23% favorevole.
Trasversale anche la discesa definitiva, ovvero la media dei sondaggi sul tasso d’approvazione generale, arrivato al minimo storico del 44%.
A cascata, a subire un netto calo è anche il partito dell’asino. In occasione delle elezioni suppletive per il Senato del Connecticut, in data 21 agosto, ha visto un aumento netto dei voti verso i Repubblicani.
Risultato analogo in altre suppletive sparse nel Paese: i Repubblicani hanno guadagnato in media 1 punto percentuale, rispetto al 2020, nel periodo temporale gennaio-aprile. Da aprile a giugno il guadagno arriva addirittura a 7 punti. Infine, da luglio ad oggi si attesta a 10 punti.
In uno stato come gli USA, così patriottico, così fermamente convinto delle proprie ideologie, così sfacciatamente arrogante ed altezzoso, in questa specifica occasione nulla di tutto ciò si è visto. Un patriottismo mancato, che come un boomerang è tornato a colpire Joe Biden.
Non molto tempo fa i dati parlavano chiaro: il 69% degli elettori americani era favorevole al rientro delle truppe dall’Afghanistan, dato in continuo aumento da qualche anno a questa parte. Tuttavia nell’ultimo periodo ecco il crollo trasversale, sia per i democratici sia per i repubblicani, con solo il 49% favorevole (Dato Politico/Morning Consult).
Gli occhi sono puntati sul 2022, con le elezioni di metà mandato. Lì si capirà se realmente Biden ed i democratici abbiano mandato in fumo gran parte dei loro consensi per le elezioni future. Li si capirà quanta vita ancora avrà la politica Biden e quanto i Repubblicani abbiano recuperato nel Paese.
Si sa che gli elettori hanno la memoria corta in tema politico, e questa volta più delle altre può essere un reale problema per chi lo Stato lo sta governando. Storie di un patriottismo mancato.