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BIELORUSSIA: RAPITA UN’ALTRA OPPOSITRICE DEL REGIME

Si sono persi i contatti con un’altra dissidente bielorussa, Antonina Konovalova: lo riferisce lo staff di Svetlana Tikhanovskaya, la principale candidata dell’opposizione alle presidenziali del 9 agosto, precisando che “al momento non si sa dove sia” la donna. Konovalova è la seconda vittima in 24 ore dei rastrellamenti del regime di Lukashenko, che sta facendo piazza pulita dagli oppositori, e soprattutto dalle oppositrici, quelle donne che hanno avuto il coraggio di sfidare una dittatura dall’interno, riempiendo le piazze di tutta la Bielorussia, che chiede libertà. Il Consiglio di Coordinamento dell’opposizione è stato decimato da arresti e fughe all’estero e l’ultimo membro rimasto in libertà, la premio Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievich, ha denunciato una tentata irruzione nel suo appartamento da parte di sconosciuti.

Intanto, il sito di notizie indipendente Tut.by ha riferito che Maria Kolesnikova si trova in un centro di detenzione a Minsk, dopo che era stata rapita da uomini incappucciati. La donna avrebbe strappato il passaporto per scongiurare un tentativo di espulsione verso l’Ucraina da parte delle autorità bielorusse: Kolesnikova vuole infatti rimanere nel proprio Paese in modo da continuare ad essere una guida per le proteste, anche a costo della propria incolumità e di quel poco di libertà che il regime concede ai cittadini “allineati”.

L’8 settembre, il presidente Lukashenko ha rilasciato alla stampa russa la sua prima intervista post-elettorale, in cui ha esortato Putin a sostenerlo in maniera più decisa con una “profezia”: “Se la Bielorussia crolla oggi, la Russia verrà dopo. Ho parlato con molti presidenti e con il mio amico più anziano Vladimir Putin, che io chiamo fratello maggiore, e l’ho avvertito: non si può resistere a tutto questo (alle proteste popolari, ndr)”. Una dichiarazione, quella del dittatore bielorusso, che dimostra ancora una volta come egli consideri lo Stato, di fatto, come una proiezione di sé stesso, che, senza di lui, crollerebbe. Tuttavia, Lukashenko, durante l’intervista, ha pronunciato anche un’ammissione che porta un barlume di speranza: “Forse sono rimasto al potere un po’ troppo”, ha detto. Se si considera anche il fatto che egli si sta convincendo dell’ineluttabilità delle proteste popolari, risulta evidente che non solo la sua leadership è palesemente in discussione, ma persino lui non ha più fiducia in sé stesso e nella prosecuzione del suo dominio.

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Data:

10 Settembre 2020