Al termine di un lungo vertice tra i ministri degli Esteri dell’Unione europea, si è arrivati a un accordo politico per imporre sanzioni contro i responsabili delle violenze nei confronti dei manifestanti e dei brogli elettorali in Bielorussia. L’adozione formale del provvedimento avverrà nelle prossime settimane. L’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione, Josep Borrell, ha annunciato che “l’Ue non accetta i risultati elettorali”. Tutto ciò avviene dopo che il presidente-dittatore bielorusso, Lukashenko, ha respinto le offerte di mediazione giunte in questi giorni da alcuni Paesi vicini nell’intento di risolvere la grave crisi aperta dopo le elezioni presidenziali che lo hanno riconfermato tra forti sospetti di brogli: “Non cederemo il Paese a nessuno”, ha detto in una riunione al ministero della Difesa secondo l’agenzia di Stato Belta.
Lukashenko ha sentito il leader russo Vladimir Putin per discutere la situazione. Secondo il primo, che avrebbe affermato l’intenzione di rafforzare la collaborazione del proprio Paese con la Russia, questa situazione “non è più una minaccia solo per la Bielorussia”. Dal punto di vista del plenipotenziario bielorusso, le proteste che sono dilagate a partire dalle elezioni di domenica sarebbero una minaccia alla sicurezza nazionale e all’integrità dello Stato. Come è noto, infatti, per i regimi totalitari, l’unità statale sta nella persona stessa del capo del governo.
Gli arresti, dall’inizio delle proteste, sono stati oltre 7000, con almeno 2 morti. I resoconti di Amnesty International affermano che i detenuti rilasciati parlano di “torture diffuse”. Nel luogo dove è morto il manifestante Alexander Taraikovski, 34 anni, molti cittadini hanno deposto dei fiori gridandoun semplice slogan verso il presidente bielorusso: “Vattene”. Nel mentre, mostravano immagini con i segni delle percosse subite durante la repressione e gli arresti. Per domani è prevista a Minsk una Marcia per la Libertà, promossa dalla leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, al momento in esilio in Lituania, che ha lanciato un appello perché le proteste si svolgano in maniera pacifica. Molto difficile, se a innescare per primi le violenze sono proprio le forze di polizia.