Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il modo migliore per farlo è raccontare le storie, i silenzi assordanti, la verità che svuota, che libera e cura.
Nel 2020 i rifermenti sitografici ISTAT riportano un aumento delle chiamate al numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%).
Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019).
Le invisibili e la violenza di genere in tempi di lockdown.
Si tratta di un fenomeno trasversale e non ha carattere episodico, si sviluppa quasi sempre secondo un ciclo ad altalena della violenza, con progressione di episodi sempre più gravi e combinazione di forme di violenza diverse, in una successione temporale ciclica, quasi di amore idilliaco e momenti di esplosione funesta. Ogni episodio di maltrattamento lascia cicatrici profonde e rende la donna sempre più fragile, diminuisce la sua capacità di reazione.
Anche le ricadute sui bambini di difficile decodificazione e sulle donne hanno un nome. C’è un primo livello che corrisponde a quello emotivo che determina l’angoscia, la paura, il senso di colpa e di ovattamento, senso di impotenza, preoccupazione, paura dell’altro/a, chiusura, riduzione del senso di controllo ed una grande incertezza nel “futuro”.
Poi c’è la dimensione dell’isolamento, meglio identificata nella strategia protettiva, che limita sempre più le relazioni ed i legami, talune volte allontana il ruolo materno dai figli stessi resi strumento, nonché spia veicolata dai giochi di potere derivanti dall’altalena della violenza.
Poi c’è la responsabilità educativa, quella che abbraccia i testimoni invisibili, che riguarda le funzioni genitoriali e altera il superiore interesse del minore. Un genitore violento ha il diritto di essere genitore?
I bambini e le bambine infatti, diventano sempre più veicolo di violenza di tutti i generi e a tutti i livelli, transitano da risposte disfunzionali a psicopatologie cliniche infantili. La violenza assistita rappresenta la seconda forma di maltrattamento più diffusa nel nostro paese.
La violenza non è mai un fatto privato e riguarda tutti. Il cambiamento è possibile e deve avvenire soprattutto sul piano culturale e delle relazioni tra le persone.
Diventa sempre più necessario quanto impellente il grido dell’educare alle emozioni, per riflettere e discutere insieme, fosse solo per trattare i diversi stili di coping di violenza.
La strada su cui bisognerebbe procedere sempre più rapidamente è quella di un percorso clinico che renda attivi più soggetti che, a vario modo, operano nel sistema di protezione dei minori e delle donne. Raccontare le storie e l’attualità della matrice della violenza, quando questa invincibilmente tocca i bambini e gli adolescenti.
Il 25 novembre per dire no alla violenza, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Voci di donne in tutto il mondo. Con l’intento di comunicare la cultura della non violenza, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Difendere i bambini, le donne è un dovere per tutti. Alla luce della programmazione del PNRR occorre ripensare ad una riorganizzazione dei servizi sul territorio per ribadire la difesa del principio di universalità mettendo al centro l’individuo e il suo diritto alla cura.
È un veicolo per realizzare il principio di prossimità che dev’essere vissuto, pensato e realizzato per il bene comune. Per il bene di tutti.