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BOLIVIA: ANNULLATO IL MANDATO DI ARRESTO PER EVO MORALES – Nuove tensioni nel Paese

Le vicende giudiziarie e politiche dell’ex presidente boliviano Evo Morales tornano al centro dell’attenzione. Lo scorso mercoledì, la giudice Lilian Moreno Cuellar del tribunale di Santa Cruz ha annullato il mandato di arresto e l’intero fascicolo penale a carico di Morales, che era stato emesso lo scorso dicembre nell’ambito di un’inchiesta per tratta di minori. L’ex capo di Stato era accusato di aver intrattenuto, durante il suo mandato, una relazione con una quindicenne da cui sarebbe anche nata una figlia. Indagata anche la madre della ragazza, accusata di aver sfruttato la situazione per ottenere vantaggi politici tramite l’inserimento della figlia nel MAS, il partito fondato da Morales, incoraggiandone il contatto con il presidente.

Con questa decisione, Morales torna formalmente un uomo libero. “È stata fatta giustizia”, ha commentato l’avvocato di Morales in una conferenza stampa, nel corso della quale ha spiegato come siano stati annullati tutti gli atti della procura “sino al 2 ottobre 2024. Il che significa che non esiste alcuna imputazione formale, non esiste alcun mandato di cattura e che sono stati annullati gli atti del fascicolo processuale del giudice del caso. Pertanto, in esecuzione di questa sentenza costituzionale, l’ex presidente può uscire e circolare liberamente in tutto il territorio nazionale e trasferirsi in qualsiasi parte del pianeta desideri, poiché sono stati appena restituiti i suoi diritti costituzionali”.

Il provvedimento, tuttavia, ha scatenato dure reazioni. Il presidente della Corte suprema di giustizia boliviana ha annunciato immediati provvedimenti disciplinari contro il giudice Lilian Moreno, mentre anche dal lato governativo si sono levate grida di allarme. Il ministro Eduardo del Castillo ha definito il provvedimento “una pagliacciata” e ha supposto delle responsabilità penali per il magistrato, ipotizzando il reato di disobbedienza alle decisioni giudiziarie. Nel frattempo, fonti locali riferiscono che la giudice avrebbe lasciato Santa Cruz, diretta a La Paz, ai confini con il Perù. Si teme una sua fuga.

Evo Morales ha sempre negato le accuse, definendole una manovra politica orchestrata dall’attuale presidente Luis Arce, un tempo suo ministro e alleato, oggi suo principale rivale. Nato sindacalista, si è schierato a tutela dei lavoratori di coca (in Bolivia la sua coltivazione è lecita) ed ha fondato il MAS, acronimo di Movimento Al Socialismo, nelle cui fila fu eletto deputato. Nel 2005 è stato poi eletto presidente, il primo indigeno della storia del paese.

La sua politica è stata da subito migliorativa delle condizioni dello Stato e dei cittadini, avendo ridotto drasticamente i livelli di povertà, consolidando fortemente il suo consenso popolare tanto da riuscire ad essere rieletto – usando degli stratagemmi – per ben tre volte, a dispetto del divieto costituzionale che limita il mandato presidenziale, per la stessa persona, soltanto a due.

Nel 2019 Morales si è candidato ancora una volta ed è stato persino rieletto ma, a seguito di una sommossa popolare sollevata per accuse di brogli elettorali, è stato costretto a fuggire in Messico, facendo emergere la figura di Luis Arce.

Dopo un breve governo ad interim da parte di Anez Chavez, il MAS decise di candidare a presidente proprio Arce, considerato il “vice” di Morales, che riuscì a vincere le successive elezioni diventando presidente. Da questo momento in poi, i rapporti tra i due hanno iniziato a incrinarsi, allorquando Arce ha iniziato a reclamare una sua propria identità all’interno del partito. Divenuti avversari, Morales ha preso la decisione di abbandonare il MAS e, recentemente, ha dichiarato di volersi candidare ancora una volta alle elezioni presidenziali del prossimo agosto, fondando un nuovo partito.

Nel momento in cui Morales ha lasciato la presidenza, la Bolivia ha vissuto momenti di forte instabilità, con tentativi di golpe (quasi un anno fa ve ne avevamo parlato qui https://www.internationalwebpost.org/la-bolivia-del-post-tentato-golpe-e-la-figura-di-evo-morales/ ).

La figura di Morales è oggi considerata divisiva. Lo stesso, una volta conquistato il potere, ha assunto atteggiamenti autoritari che lo hanno reso inviso a molti. È fortemente sostenuto dalla zona centrale del paese, quella di Cochabamba e zone attigue. Qui, precisamente in una località della provincia di Chapare, si è rifugiato in pendenza del mandato di arresto, vivendo in un vero e proprio bunker sorvegliato e protetto da suoi sostenitori, armati, che hanno impedito alla polizia anche solo di potersi avvicinare. Secondo le autorità, intervenire per arrestarlo avrebbe potuto generare un “bagno di sangue”, motivo per cui non è mai stata sinora eseguita l’ordinanza. Del resto, l’allarme per nuove violenze non è infondato: già nel novembre 2024, militanti vicini a Morales avevano preso il controllo di caserme e sequestrato soldati in risposta alle prime accuse contro il loro leader.

Morales continua a dividere il paese: per alcuni è un eroe popolare, per altri un leader autoritario. La sua – ennesima – ricandidatura rischia di riaccendere tensioni profonde in una Bolivia ancora alla ricerca di stabilità.

(Foto interna di copertina: Evo Morales, credits: New York Times)

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Data:

4 Maggio 2025

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