Bonus Irpef per 16 mln di lavoratori
Via libera dal Cdm al decreto per il taglio del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Stanziati 3 miliardi di euro per il 2020, con l’introduzione della misura, a partire da luglio, che amplierà la platea dei beneficiari del bonus Irpef passando da 11,7 a 16 milioni di lavoratori.
Secondo la nota di Palazzo Chigi, “il decreto, in attuazione della legge di bilancio per il 2020 (legge 27 dicembre 2019, n. 160) che ha stanziato 3 miliardi di euro per il 2020 per la riduzione del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, interviene per rideterminare l’importo ed estendere la platea dei percettori dell’attuale ’bonus Irpef’ – si legge nella -. Dal 1° luglio 2020, il bonus di 80 euro aumenta quindi a 100 euro mensili per chi ha un reddito annuo fino a 26.600 euro lordi. Coloro che percepiscono un reddito da 26.600 euro a 28.000 euro, beneficeranno per la prima volta di un incremento di 100 euro al mese in busta paga”.
“Per i redditi a partire da 28.000 euro, si introduce invece una detrazione fiscale equivalente che decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35.000 euro lordi. Oltre questa soglia, l’importo del beneficio continua a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro di reddito”.
Ex Ilva, trattative a oltranza
Trattare, trattare fino all’ultimo minuto utile. Non il 31 gennaio, deadline fissata sul futuro dell’ex Ilva dal governo e dal colosso franco-indiano dell’acciaio. Ma tentare l’intesa fino al giorno dell’udienza, fissata per il 7 febbraio davanti al tribunale di Milano. Su questo ieri si è ragionato al tavolo voluto dal premier Giuseppe Conte a tarda notte – a seguito del Cdm – sull’acciaieria più grande d’Europa. Oltre al presidente del Consiglio, seduti attorno al tavolo i ministri Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Giuseppe Provenzano (Sud) e Francesco Caio, consulente del governo per il negoziato con i Mittal.
La discussione, racconta una fonte presente alla riunione, è stata soprattutto politica: andare avanti o accantonare la trattativa con i franco-indiani, che per ora sembra arrancare. “Si lavora per firmare un accordo prima della prossima udienza della causa – sono le parole di una fonte di governo di primo piano al termine della riunione all’Adnkronos-. Abbiamo sviscerato tutti gli aspetti dell’intesa” con i ministri competenti per il dossier. Non si è entrato nel dettaglio della partecipazione dello Stato nell’acciaieria, raccontano, anche perché sarebbe prematuro: il valore della nuova Ilva non è ancora definito. Mentre sugli esuberi la barra del governo resta dritta, almeno fino al giorno dell’udienza non si arretra, l’asticella è ferma a zero: prima la stretta di mano con i Mittal su un piano industriale che consenta di voltare pagina – la rotta – poi il confronto con i sindacati sulle uscite, perché, e su questo nel governo c’è piena consapevolezza, degli esuberi ci saranno, ma dovranno essere quanto più possibile limitati e non strutturali, con ammortizzatori sociali e scivoli per l’intera fase di attuazione del piano di risanamento.
PATUANELLI – “Il Governo vuole investire nell’impianto siderurgico al fianco dell’investitore privato” che dovrà però attuare “un cambio di tecnologia e un rinnovamento degli impianti”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, oggi, a margine della cerimonia inaugurale dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Trieste, rispondendo a una domanda dei giornalisti relativa all’Ilva di Taranto che, ha aggiunto Patuanelli “dovrà ovviamente continuare a produrre per cambiare il paradigma dell’impossibilità di una produzione siderurgica compatibile con l’ambiente”.
“Su questo, il Governo – ha aggiunto il ministro – sta cercando compattamente una soluzione, anche attraverso la propria presenza all’interno dell’equity board della società che gestisce l’impianto”. Patuanelli ha indicato infine per lo stabilmento tarantino “tre o quattro fattori separati” di cui questo sarebbe soltanto uno.
CGIL- “E’ una delle richieste che come sindacato da un anno abbiamo avanzato: è la stessa richiesta che avevamo fatto al governo Conte 1 e che abbiamo riproposto al governo Conte 2. Se si comincia finalmente a ridurre le tasse a partire da chi le paga, cioè i lavoratori dipendenti, è un fatto sicuramente importante”. Lo ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini oggi a Genova rispondendo ai cronisti a margine della commemorazione di Guido Rossa nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano.
“Ma è solo un primo passo – ha sottolineato – perché serve una vera riforma fiscale che abbassi le tasse anche ai pensionati, a tutto il lavoro dipendente, che ragioni sulla riduzione dell’iva e che rafforzi ancora di più la lotta all’evasione fiscale visto che siamo un paese con 109 miliardi di evasione fiscale. Combattere l’evasione fiscale vuol dire avere i soldi per rafforzare lo stato sociale, rilanciare gli investimenti”.
Facebook, al via procedimento Antitrust
L’Antitrust ha avviato, nella riunione del 21 gennaio scorso, un procedimento di inottemperanza nei confronti di Facebook per non aver attuato quanto prescritto nel proprio provvedimento del 29 novembre 2018. Ad annunciarlo è l’autorità in una nota, spiegando che il procedimento avviato potrà condurre all’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 5 milioni di euro. “Con tale decisione l’Autorità aveva accertato la scorrettezza della pratica commerciale di Facebook di omessa adeguata informativa agli utenti consumatori, in sede di registrazione al social network, della raccolta e dell’utilizzo a fini commerciali dei dati da essi forniti e, più in generale, delle finalità remunerative sottese al servizio, viceversa enfatizzandone la gratuità. Con la conseguenza di indurre i predetti utenti ad assumere una decisione di natura commerciale che, altrimenti, non avrebbero preso”.
La decisione, spiega l’Antitrust, si fondava sulla valutazione che il patrimonio informativo costituito dai dati degli utenti di Facebook, in ragione della profilazione dei medesimi ad uso commerciale e per finalità di marketing, acquista un valore economico idoneo a configurare l’esistenza di un rapporto di consumo, anche in assenza di corrispettivo monetario.
Peraltro il provvedimento è stato confermato sul punto dal Tar. Oltre a sanzionare Facebook per 5 milioni di euro, l’Autorità aveva vietato l’ulteriore diffusione della pratica ingannevole e disposto che la società pubblicasse una dichiarazione rettificativa sulla homepage del sito internet aziendale per l’Italia, sull’app Facebook e sulla pagina personale di ciascun utente italiano registrato. Nonostante l’avvenuta rimozione del claim ’è gratis e lo sarà per sempre’ dalla home page, il consumatore che si voglia registrare al social network tuttavia continua, evidenzia ancora l’Antitrust, a non essere informato dalla società, con chiarezza e immediatezza, quanto alla raccolta ed all’utilizzo dei propri dati con finalità remunerative. Risulta, inoltre, che Facebook non abbia pubblicato la dichiarazione rettificativa.