La Germania ha deciso di destinare 121 milioni di dollari per la salvaguardia della foresta Amazzonica, rimettendo così in moto il meccanismo internazionale in gran parte finanziato dalla Norvegia per la tutela dell’ambiente e clima. La notizia arriva alla fine del tour che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha concluso in America Latina, passando per Argentina, Cile e Brasile.
Proprio durante l’ultima tappa, Scholz ha celebrato il ritorno di Lula al Palcio do Planalto e dibattuto sulla questione climatica: “Senza proteggere l’Amazzonia, non possiamo raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi! Sono felice, caro Lula, che sei tornato sulla scena mondiale. Insieme lottiamo per preservare i nostri mezzi di sussistenza”. I 121 milioni che la Germania ha deciso di impegnare saranno così suddivisi: 87 milioni di dollari in prestiti a basso interesse agli agricoltori per ripristinare le aree degradate e 34 milioni di dollari al Fondo per l’Amazzonia, destinati quindi per gli Stati amazzonici al fine di proteggere la foresta pluviale. Il Fondo è stato ristabilito da Lula mediante un decreto firmato domenica scorsa, dopo che nell’aprile 2019 fu congelato dell’ex presidente Jair Bolsonaro, che fece cessare i membri del collegio del Fondo.
La scelta tedesca ha una valenza enorme che da seguito all’aumentato interesse per la salvaguardia del più importante “polmone verde” del pianeta che continua a subire, ad opera delle multinazionali, danni irreparabili. Secondo due studi pubblicati sulla rivista Science, la foresta amazzonica potrebbe non essere più il “polmone verde” del globo entro il 2050, quando i disboscamenti illegali diventeranno i primi generatori di CO2 nell’area. Ad acuire una situazione già molto critica, inoltre, è stato l’esecutivo Bolsonaro con le sue politiche che hanno allentato le tutele ambientali e permesso maggiori attività illegali. Deforestazione, allevamenti, cercatori di minerali ed attività finalizzate all’agrobusiness sono aumentati vertiginosamente nel quadriennio bolsonarista, portando la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana al massimo mai raggiunto in 15 anni. Altro dato inquietante, fornito dal governo, è che la deforestazione è aumentata del 150% a dicembre 2022 rispetto al precedente anno, con 218,4 kmq di copertura forestale distrutta.
Sono notevoli i danni collaterali relativi alla poca salvaguardia della foresta sudamericana che ricadono sulle popolazioni indigene. L’ultimo caso più eclatante, per esempio, è quello che riguarda la popolazione Yanomami che ha fatto registrare un notevole aumento di casi di malnutrizione e malattie. Anche su questa tematica il governo Lula è già al lavoro e con tutta probabilità nel prossimo mese verranno definiti 13 territori indigeni, nei quali sarà proibita ogni tipologia di attività. Tornando all’impegno economico tedesco, è chiaro come un intervento diretto di uno dei Paesi leader dell’Europa non possa che essere un monito per il futuro, sperando che anche altri Paesi membri seguano questa strada. La foresta Amazzonica è fondamentale per la lotta globale al cambiamento climatico e parallelamente per la tutela delle comunità indigene che la popolano. Gli indigeni sudamericani oscillano tra i 30 e 40 milioni di individui, e sono coloro che attraverso la loro vita ed attività quotidiana assolvono la funzione di termometro e bilancia dell’ecosistema amazzonico. Proprio per questo motivo è fondamentale che l’impegno governativo si focalizzi non solo sulla foresta in sé, bensì anche sulla salvaguardia delle popolazioni che vi abitano da tempi primordiali.