Brexit, bocciato l’accordo
Un k.o. pesantissimo. La Camera boccia senza appello l’accordo sulla Brexit raggiunto dalla premier Theresa May. I numeri del voto costituiscono un verdetto pesantissimo per il primo ministro, ’seppellito’ da 432 voti contrari e sostenuto da appena 202 voti favorevoli. Un terremoto che fa da prologo alla mozione di sfiducia presentata dai laburisti e destinata ad essere votata domani. May potrebbe superare lo scoglio, grazie anche al sostegno annunciato dagli unionisti nordirlandesi del Dup, che voteranno la fiducia alla premier. “La Camera ha parlato e il governo ascolterà. E’ chiaro che la Camera non sostiene questo accordo, ma il voto non ci dice cosa invece la Camera sostenga. Non ci dice come si intenda onorare la decisione presa dal popolo britannico in un referendum”, dice May dopo il voto.
“Per prima cosa, bisogna confermare se questo governo goda ancora della fiducia della Camera. Io credo di sì, ma è giusto che altri abbiano la possibilità di verificarlo, se vogliono. Se il governo otterrà la fiducia, terremo incontri in uno spirito costruttivo” per arrivare ad ottenere “un sostegno sufficiente in questa Camera”. Verranno discusse eventualmente nuove idee e “il governo le esplorerà poi con l’Unione Europea”. L’obiettivo, quindi, è provare a riaprire il dialogo con Bruxelles. La premier tiene a dare “due rassicurazioni”. “La prima è per coloro che temono che la strategia del governo sia di tirarla per le lunghe fino al 29 marzo. Non è la nostra strategia, ho sempre ritenuto che la soluzione migliore sia uscire in modo ordinato e con un buon accordo. Ho dedicato gran parte degli ultimi due anni a negoziare una simile intesa”, afferma.
“La seconda rassicurazione è per il popolo britannico, che ha votato per lasciare l’Unione Europea con il referendum di due anni e mezzo fa -ricorda – Sono diventata premier subito dopo quel referendum, ritengo sia mio dovere realizzare le indicazioni” dei votanti “e intendo farlo”. “Ogni giorno che passa senza una soluzione a tale questione – afferma ancora – equivale ad ulteriore incertezza, ulteriore amarezza e ulteriore rancore. Il governo ha sentito quello che la Camera ha detto stasera ma chiedo a tutti i membri, di ogni posizione, di ascoltare il popolo britannico, che vuole vedere risolta tale questione. E chiedo di collaborare col governo per riuscirci”.
LE REAZIONI – “Il Parlamento britannico ha detto quello che non vuole. Ora è tempo di scoprire che cosa vogliono i parlamentari britannici. Nel frattempo, i diritti dei cittadini devono essere salvaguardati” scrive su Twitter Guy Verhofstadt, coordinatore per la Brexit del Parlamento europeo. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker esorta “il Regno Unito a chiarire le sue intenzioni il prima possibile. Il tempo è quasi finito”. “Il rischio di un ritiro disordinato del Regno Unito dall’Ue è aumentato con il voto di stasera – sottolinea – Anche se non vogliamo che succeda, la Commissione Europea continuerà il lavoro di emergenza per aiutare a far sì che l’Ue sia pienamente preparata” ad ogni evenienza. Juncker prende atto “con rammarico” del voto ai Comuni e aggiunge che “il processo di ratifica dell’accordo di ritiro continua, da parte dell’Ue”. L’accordo “è un compromesso equo e il miglior accordo possibile” ed è “il solo modo di assicurare un ritiro ordinato del Regno dall’Unione”. La Commissione, “in particolare il nostro negoziatore capo Michel Barnier, ha investito un’enorme quantità di tempo e di lavoro per negoziarlo. Siamo stati creativi e flessibili. Io, insieme al presidente Donald Tusk, ho dimostrato buona volontà ancora una volta, offrendo chiarimenti aggiuntivi e rassicurazioni, in uno scambio di lettere con il primo ministro Theresa May questa settimana”. Tusk che, retoricamente, in un tweet, chiede: “Se un accordo” sulla Brexit “è impossibile e nessuno vuole un’uscita senza accordo, chi avrà alla fine il coraggio di dire qual è l’unica soluzione positiva?”. Scrive su Twitter il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani: “Il voto di Londra sulla Brexit è una brutta notizia. Il nostro primo pensiero sono i 3 milioni e 600mila cittadini europei nel Regno Unito e i britannici che vivono nella Ue. Hanno bisogno di certezze sul loro futuro. Noi ci batteremo sempre per loro”.
Juncker ammette: “Austerità avventata”
“C’è stata una mancanza di solidarietà” nella gestione “della crisi greca. Abbiamo coperto di contumelie la Grecia: mi rallegro nel vedere che la Grecia e il Portogallo hanno ritrovato un posto, non dico un posto al sole, ma un posto tra le vecchie democrazie europee”. Lo sottolinea il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervenendo a Strasburgo nella plenaria del Parlamento Europeo, per il ventennale dell’euro.
“Sono stato presidente dell’Eurogruppo nel momento della crisi economica e finanziaria – ha aggiunto Juncker – sì, c’è stata dell’austerità avventata. Non perché abbiamo voluto punire coloro che lavoravano o coloro che erano disoccupati, ma perché le riforme strutturali, indipendentemente dal regime monetario in cui ci si trova, restano essenziali”.
“Mi rincresce”, ha inoltre scandito Juncker – che nella gestione della crisi finanziaria l’Eurozona abbia “dato troppo spazio al Fondo Monetario Internazionale. Se la California entra in crisi, gli Usa non si rivolgono al Fondo, e noi avremmo dovuto fare lo stesso”.
Parole che sono suonate come “uno schiaffo per gli oltre 100 milioni di poveri europei” come afferma la capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Laura Agea. “Juncker, dall’alto del suo stipendio da nababbo di 27.000 euro al mese, non è credibile quando parla di austerità. La sua ipocrita autocritica è uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri europei”.
Per il vicepremier e leader pentastellato Luigi Di Maio “il presidente della Commissione europea inizia a sentire il terreno mancargli sotto i piedi a pochi mesi dalle elezioni europee” afferma in un post su ’Blog delle Stelle’, sottolineando che “le lacrime di coccodrillo non mi commuovono. Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano 1 miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”.
“Dopo anni in cui ha benedetto i tagli in nome dell’austerità adesso parla di ’austerità avventata’ e di aver dato ’troppo influenza al Fondo Monetario Internazionale’ e ’poca solidarietà nei confronti della Grecia’. Insomma l’austerità – sottolinea Di Maio – è stata fatta per sbaglio, è stata avventata ’non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato’. Invece è proprio quello che hanno fatto con le loro politiche economiche scellerate e ingiustificate”.” I cittadini europei non si fanno fregare da finti pentimenti fuori tempo massimo e il 26 maggio non avranno nessuna pietà” conclude.
Bolsonaro: “Brasile non più rifugio di criminali”
“Il messaggio è che il Brasile non sarebbe più stato un territorio rifugio di marginali e criminali e travestiti da prigionieri politici. Questo è il mio messaggio e sono molto felice di aver potuto collaborare con tutti i cittadini perbene italiani e brasiliani perché Battisti uscisse da qui e infine scontasse la pena per i crimini commessi negli anni 70”. Lo dice il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, commentando l’arresto di Cesare Battisti in un’intervista esclusiva di Bruno Vespa, che andrà in onda questa sera a ’Porta a Porta’.
“Devo dire a Conte che non ci deve ringraziare – aggiunge – anche noi siamo molto grati a lui perché ci siamo liberati di un elemento che infastidiva la maggioranza dei cittadini brasiliani”. Con il premier italiano, spiega poi, “certamente ci incontreremo a Davos” e “sarà un bel momento. La mia origine è italiana, la mia famiglia è originaria di Lucca e sarà un piacere incontrarci a Davos”.
Le Pen verso linea Bolsonaro, tremano ex terroristi
Marine Le Pen ha salutato l’arresto di Cesare Battisti e la “vittoria di Matteo Salvini” e ha denunciato la “vergogna” della protezione assicurata dalla Francia a Battisti per tanti anni. “Non possiamo più permetterci di considerare la Francia come un rifugio per coloro che hanno ucciso degli innocenti”, ha dichiarato oggi Marine Le Pen parlando con l’Adnkronos, a commento della vicenda Battisti e di quella dei tanti terroristi italiani degli anni di piombo che si sono rifugiati Oltralpe. “Il nostro paese – sottolinea – è stato duramente colpito dal terrorismo: prima dall’estrema sinistra e poi, negli ultimi anni, da quello islamista”.
“Non mi stupisce da parte dei governanti sinistrorsi che abbiamo dovuto subire. I sinistrorsi, si sa, proteggono i sinistrorsi”, aveva detto appena pochi giorni fa. Come lei, prima di lei, era stato il brasiliano Jair Bolsonaro, già durante la campagna per le presidenziali, ad attaccare il suo predecessore Ignacio Lula Da Silva e la sinistra brasiliana, accusati di aver protetto e coperto Battisti. Bolsonaro aveva assicurato che in caso di vittoria avrebbe restituito il terrorista rosso.
Un “regalo” al ministro Matteo Salvini, esponente dell’asse che include il Rassemblement National della stella del sovranismo francese e che si avvia con speranze di vittoria verso l’appuntamento elettorale di maggio, quando gli elettori saranno chiamati a rinnovare il parlamento europeo. Un voto che sicuramente – in caso di successo della formazione di estrema destra francese – potrà avere un’eco nel panorama politico del paese, dove Emmanuel Macron resta in difficoltà anche a causa della rivolta dei gilet gialli.
Le parole di Le Pen rimandano alla cosiddetta ’dottrina Mitterrand’, e alludono al folto gruppo di italiani che in nome di quella dottrina ha trovato riparo in Francia. Mitterrand riteneva che la Francia potesse accogliere sul proprio territorio gli ex terroristi italiani la cui situazione adempisse rigorosamente a due criteri: dovevano aver rinunciato esplicitamente all’uso della violenza e non dovevano essersi sporcati le mani di sangue.
Ad oggi sono ancora decine i ricercati per fatti di terrorismo che hanno potuto trovare ospitalità in Francia per effetto di questa dottrina poi di fatto abrogata solo all’inizio del millennio. Secondo dati forniti all’AdnKronos dal Crst, il Centro ricerca sicurezza e terrorismo diretto da Ranieri Razzante, sono circa una trentina i latitanti ancora in Francia sul totale di circa 50 in tutto il mondo. Il resto si divide tra Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria. Le loro biografie sono contenute in un volume che la Direzione centrale della polizia criminale tiene costantemente aggiornato.
Tra i nomi più significativi quello di Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Pietrostefani, già residente in Francia, tornò volontariamente per il processo e fu arrestato nel 1997. Scarcerato nel 1999 per la revisione del processo e condannato ancora nel 2000, per sottrarsi all’esecuzione della condanna definitiva si è reso latitante rifugiandosi nuovamente in Francia.
Vi sono anche le ex brigatiste Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, entrambe condannate all’ergastolo nel processo Moro ter e chiamate in causa anche per i delitti D’Antona e Biagi. Ha trovato rifugio in Francia anche Sergio Tornaghi, 60 anni, milanese, ex brigatista condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata e destinatario di un mandato di cattura internazionale.
Tornaghi era esponente della colonna brigatista milanese ’Walter Alasia’. Nel nord della Francia si troverebbe anche Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc condannato a 22 anni al processo Moro ter. In Francia anche Giancarlo Santilli, ex militante di Prima Linea su cui grava una condanna a 19 anni. Stesso rifugio transalpino per Marina Petrella, condannata all’ergastolo per omicidio, che si è vista riconoscere dalla Francia lo status di rifugiato politico e ha così potuto evitare di scontare la pena detentiva.
Assalto in hotel a Nairobi: vittime e ostaggi
Assalto a colpi di arma da fuoco attorno all’hotel di lusso DusitD2 a Nairobi, nel quartiere residenziale di Westland. Il bilancio è di almeno 6 morti e 30 feriti. Cinque persone sono rimaste uccise nel ristorante del complesso, dove un kamikaze si è fatto esplodere. Una donna, invece, è deceduta per le ferite riportate. E’ stata trasportata in ospedale, dove i medici non sono riusciti a salvarla.
All’interno dell’hotel sono stati presi vari ostaggi. Forze di polizia sono state dispiegate sul posto e testimoni hanno riferito alla Bbc di un commando armato di quattro persone arrivato in auto all’hotel. Nel corso dell’attacco, il kamikaze si è fatto esplodere nel foyer dell’albergo, ha detto ai giornalisti il capo della polizia Joseph Boinnet. I terroristi si sono asserragliati e un sospetto è stato arrestato. La situazione al Dusit hotel di Nairobi è “sotto controllo” ha affermato il ministro dell’Interno kenyano, Fred Matiang’i. “Posso riferire che abbiamo messo in sicurezza tutti gli edifici che erano stati coinvolti negli eventi – ha spiegato – Le squadre di sicurezza hanno condotto fuori dagli edifici decine di kenyani e persone di altre nazionalità”.
Il DusitD2 è un hotel a cinque stelle con 101 camere, un centro benessere e diversi ristoranti. Si trova nell’area residenziale di Westland, a pochi minuti dal quartiere degli affari di Nairobi.
JIHADISTI RIVENDICANO – L’attacco è stato rivendicato dai jihadisti somali. In una telefonata alla Bbc, un portavoce degli al Shabaab somali ha rivendicato la responsabilità “dell’operazione in corso a Nairobi”, a nome del gruppo terrorista islamico. L’azione avviene nel giorno del terzo anniversario di un altro attacco compiuto dal gruppo islamista somalo, quello contro la base militare di El Adde in Somalia, in cui furono uccisi decine di soldati kenioti.
I TWEET DAL BAGNO – Alcune delle persone presenti nell’hotel al momento dell’attacco si sono nascoste in bagno e hanno iniziato a inviare una serie di messaggi via Twitter: “Siamo sotto attacco, aiutateci” ha scritto il consulente di comunicazione Ron Ng’eno. “Sono al numero 14 di Riverside Drive, sono nascosto in un bagno e siamo sotto attacco” ha aggiunto, indicando nel messaggio l’indirizzo dell’albergo. “C’è stata una potente esplosione e poi colpi d’arma da fuoco”, ha scritto ancora, chiedendo aiuto in maniera diretta all’ambasciata degli Stati Uniti. “Se muoio, amo il Signore e credo che andrò in paradiso. Per favore, dite alla mia famiglia che la amo. Vi amo Caleb, Mark e Carol”, ha detto ancora, prima di aggiungere: “Siamo ancora in bagno, colpi d’arma da fuoco nell’edificio. Per favore, pregate per noi”. Infine, un ultimo tweet: “La batteria del telefono è quasi scarica. Per favore, pregate”.