“You cannot have the entire cake and eat it at the same time”: non puoi avere la torta intera e allo stesso tempo mangiarla. Chales Michel, presidente del Consiglio Europeo, usa un vecchio adagio per riassumere l’ultimo affondo dell’Unione Europea sul Regno Unito in merito alla questione Brexit. E rincara la dose, al discorso di fronte il Parlamento Europeo tenutosi ieri, utilizzando il corrispettivo francese: “On ne peut pas avoir le beurre, l’argent du beurre et la sourire de la cremière”. In italiano diremmo “non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Tre espressioni che descrivono la piega degenerante che la discussione sul futuro delle relazioni post-Brexit tra l’Unione Europea e il Regno Unito sta assumendo: un braccio di ferro basato principalmente sull’ars oratoria, una battaglia combattuta a suon di metafore, minacce più o meno velate e recriminazioni. Una “trattativa dell’assurdo”, come la definisce Eunews.
A proposito di minacce: “Brexit significa Brexit, come ha detto Theresa May, ma significa anche fare scelte sulle nostre relazioni future: noi vogliamo un accordo ma non ad ogni costo”. Ai microfoni sempre Charles Michel. Anche in questo caso esiste un detto italiano, di provenienza religiosa, per descrivere questo tipo di intervento: lanciare la pietra e nascondere la mano. Una minaccia più o meno velata, appunto. “C’è pochissimo tempo, siamo disposti a negoziare ventiquattro ore su ventiquattro, noi vogliamo un accordo giusto, equilibrato ma ci prepariamo anche alla eventualità di un non accordo”. Eccole, le recriminazioni. Esplicitate da Michel Barnier, caponegoziatore dell’Unione Europea: level playing field, pesca e governance continuano a rimanere i punti più controversi dell’intesa ancora da raggiungere con Londra.
“Cercheremo un accordo fino all’ultimo giorno, la nostra porta è sempre aperta, siamo pronti a tornare a Londra già da lunedì prossimo – sostiene – Un accordo è alla nostra portata, ma il tempo stringe sempre di più: siamo determinati a lavorare notte e giorno, ma per un accordo bisogna essere in due… non vogliamo un no-deal, ma dobbiamo prepararci anche a questo”. Queste sono le sue parole al Parlamento Europeo. “Un accordo è a portata di mano, se entrambe le parti saranno disposte a lavorare costruttivamente a cercare compromessi e a lavorare a per fare progressi in base ai testi giuridici – aggiunge – se siamo disposti a risolvere nei prossimi giorni le questioni più controverse, il tempo stringe e siamo disposti a lavorare insieme ai nostri colleghi britannici per trovare soluzione sui temi più difficili”.
Barnier, nel suo discorso, cita anche l’iter legislativo dell’Internal Market Bill, ancora in corso d’opera a Londra. Il 29 settembre era arrivato il via libera della Camera dei Comuni al discusso e discutibile progetto di legge del governo di Boris Johnson, che mira a rimettere in discussione alcuni dei concordati già intrapresi per la fase post-Brexit nell’Accordo di Recesso. Ciò che ancora scatena remore da entrambe le parti. Avantieri è iniziata, contestualmente, una manovra di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, dove il governo di Johnson non ha la maggioranza sulla Brexit. Ricevendo ben 395 voti a favore e 169 contrari, l’emendamento di Lord Judge viene portato alla mozione del dibattito: secondo esso, il disegno di legge minerebbe lo Stato di diritto e danneggerebbe la reputazione del Regno Unito. “Il Parlamento, responsabile della creazione del quadro di leggi, concederebbe consapevolmente al governo il potere di infrangere la legge”.