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BREXIT, UNA SCELTA MOTIVATA E PREVEDIBILE

C’era un solo paese in Europa che poteva mandare l’Unione in ‘tilt’, un paese troppo fiero della sua storia, della sua democrazia e indipendente da ogni stretto legame con i popoli del cosiddetto continente. Certamente un popolo opportunista che per aver sempre dato il ‘la’ ad ogni innovazione istituzionale, politica, sociale e di costume, ha sempre mantenuto alto il suo orgoglio di Nazione conquistatrice che del suo glorioso e nostalgico Impero non sa ancora fare a meno.

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Ora tutti recitano il ‘de profundis ‘ per una Gran Bretagna di cui si prevede la morte lenta della sua economia e l’impoverimento delle classi operaie e forse anche medio-alte. I paesi europei fondatori dell’Unione Europea sono in lutto per aver perso un partner mai veramente integrato all’Unione ma comunque indispensabile nei futuri assetti internazionali e nella difesa di una Europa che forse ora, dovrebbe riprendere finalmente il percorso di unificazione politica senza il quale la stessa non avrebbe speranze di fronte ai giganti che continuano a prosperare lasciandola in balia di chi questa Europa vorrebbe vederla sottomessa ad un Califfato turco.

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Troppi tradimenti e molte invasioni di cui non si è mai voluto apertamente riconoscerne le cause (magari accusando senza paura gli alleati e la loro politica sanguinaria), hanno distratto per anni l’Unione e i suoi ‘politici ’ che invece di affrontare con coraggio i problemi più gravi e urgenti dei popoli europei si sono adoperati per emanare una serie infinita di emendamenti e regolamenti su temi inessenziali persino a come fare la pizza napoletana senza più l’uso dei forni a legna o la mozzarella senza latte, giusto per dirne due, dando l’impressione ai cittadini che invece di progredire si stesse demolendo l’intero ‘know how’ di artigiani e professionisti per tutti i divieti che venivano proclamati a suon di ‘bastonate’. Senza parlare dell’ultimo attacco alle piante secolari di ulivi in Puglia che ha messo in ginocchio gli agricoltori della regione fino al punto da destare sospetti quando finalmente dopo l’abbattimento, veniva proclamato l’ordine di importare tonnellate di olio tunisino.

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Secondo quanto scrive un lettore al direttore di International, Pietro Monte di San Giorgio Ionico, la Gran Bretagna non poteva che unirsi al coro di tutti quei cittadini europei delusi che l’ Unione l’hanno criticata e contestata senza mai ottenere dai governanti alcuna rassicurazione di vero cambiamento , quel cambiamento che da nord a sud è stato invocato sia dalle sinistre che dalle destre . Troppo facile liquidare le contestazioni con le solite frasi fatte tipo ‘razzismo’, ‘xenofobia’ e ‘populismo’. Le vere profonde ragioni delle proteste non sono mai state affrontate e l’atteggiamento che si percepiva era quello della indifferenza e di un atteggiamento addirittura dittatoriale che nascondeva di proposito verità che mai dovevano emergere.

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Mettiamo in lista le ragioni del lettore Pietro Monte che così scrive:

  • Questa Europa non vince e non convince. E’ un agglomerato di super burocrati, finanzieri e politici strapagati che sanno sempre dove porre veti, tasse, imposizioni e restrizioni di mercato che penalizzano i paesi più poveri.
  • Questa Europa che non nasce dal pensiero ispirato di grandi statisti accreditatialivellomondiale.
  • Questa Europa che ogni giorno ci ricorda il debito pubblico, che nicchia sulle questioni che riguardano i diritti dei cittadini europei.
  • Questa Europa che non riesce a gestire le cause dell’immigrazione epocale e destabilizzante.
  • Questa Europa inesistente sul piano della politica estera
  • Questa Europa con una classe dirigente ed un presidente di Commissione che nessuno ha eletto.
  • Questa Europa che non ha uno statuto che prevede l’elezione democratica del Presidente degli Stati Uniti d’ Europa.
  • Questa Europa, ibrido connubio d’interessi economici e di voglia sottomissiva dei cittadini ….
  • Brexit dice: “ Al diavolo Europa di Junker &Co”

Se questo è un linguaggio populista bisogna chiedersi perché è populista. Ma ovviamente una voce più esperta come quella del prof. Roberto Castaldi del Centro Studi sul Federalismo membro del ’MFE, non può che essere pregna di preoccupazione.

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Nel suo saggio egli scrive: “……….. L’Unione riceve un ulteriore colpo alla sua credibilità. Dopo 66 anni in cui gli Stati si sono sempre e soltanto aggiunti, passando da 6 a 28, ora uno Stato decide di uscire, mostrando che l’UE è percepita sempre più come parte del problema invece che della soluzione. L’UE è un progetto incompiuto. Non è (ancora?) una vera federazione, ma è già un sistema di governo multi-livello. Vincola gli Stati membri, ma non offre adeguate politiche federali. È l’unico livello di governo a cui si potrebbero affrontare le grandi sfide epocali con cui dobbiamo confrontarci – terrorismo, sicurezza, stabilizzazione del vicinato, rilancio dell’economica, sfida ambientale – ma non dispone dei poteri e delle competenze necessarie, e quindi alimenta aspettative che vengono frustrate nei fatti.”..

cms_4176/foto_7.jpgE’ possibile che finalmente i 6 famosi stati fondatori riprendano il dialogo da dove lo avevano interrotto anni fa? Questa sarebbe la vera sfida. Il dialogo non solo tra i paesi fondatori ma con tutte le forze politiche esistenti al loro interno: di sinistra, di centro, di destra, affinchè si realizzino quelle quattro fondamentali unioni che tanta differenza farebbero nel decidere della costruzione o della disgregazione.. Basta con le accuse e con gli insulti. Si dia ragione a chi ha dovuto per forza di verità criticare e contestare una Unione mai veramente democratica. E sull’ l’immigrazione?……….Meglio tacere!

Data:

2 Luglio 2016