“Un massacro dinanzi al quale sale un grido al cielo. Si metta fine a questa guerra, si smetta di seminare morte e distruzione“. Un papa stanco e affranto cerca di raccogliere le forze per gridare a gran voce gli orrori che stanno affliggendo l’Ucraina. Dinanzi agli occhi del Pontefice ci sono gli oltre 60 cadaveri di civili abbandonati per strada. Bucha era una cittadina tranquilla a 60 km da Kiev, ma ad oggi si è trasformata in un teatro degli orrori.
La riflessione di questo mercoledì si focalizza proprio sull’assurdità della guerra. Questi fotogrammi dell’orrore ci restituiscono una dura ma grande lezione: il conflitto non porta mai alla pace. Le parole di Francesco evidenziano l’inquietudine di una Chiesa incapace di mediare: “Crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al cielo“.
Oltre alle dichiarazioni forti, ormai consuete da un po’ di tempo a questa parte, il Papa invita nuovamente alla preghiera e mostra una bandiera dell’Ucraina sbiadita. Un oggetto semplice, ma che racchiude un grande significato simbolico, in quanto proveniente da Bucha.
Durante l’udienza erano presenti anche i bambini rifugiati, ai quali il Pontefice non ha fatto mancare la sua vicinanza: “Questo bambini sono dovuti fuggire e arrivare in una terra straniera, questo è uno dei frutti della guerra. Non dimentichiamo il popolo ucraino“.
Tra le note positive – se così si possono definire, visti i tempi – Francesco rivolge un caloroso grazie alla Polonia che, in questo mese di conflitto, ha accolto milioni di sfollati ucraini nella propria terra. Un bel gesto che fa dimenticare le difficoltà nell’accogliere i profughi provenienti da altre parti del mondo, soprattutto dall’Africa, e che ci fa sperare in un nuovo futuro roseo per il Vecchio Continente.
L’ardore e la tenacia di questo Papa ci spingono ad aprire la mente verso la pace, laddove il rischio di una distruzione allargata si fa sempre più strada.
