California in ginocchio
Si aggrava di ora in ora il bilancio degli incendi che stanno devastando la California settentrionale e meridionale: i morti sono 31, 228 le persone disperse, hanno reso noto le autorità locali. Lo sceriffo della contea di Butte, Cory Honea ha annunciato ieri il ritrovamento di altre sei vittime, cinque in un’abitazione, una in una macchina nella città settentrionale di Paradise.
Proprio quello nella contea di Butte, a nord di Sacramento, è considerato attualmente il maggiore incendio segnalato nello stato e il più distruttivo della sua storia. Le fiamme sono state contenute al momento solo al 25% e il loro pieno contenimento non sarebbe prevedibile a breve. In tutto attualmente sono sei gli incendi, tre dei quali considerati di maggiore entità.
Camp Fire ha distrutto più di 6.700 strutture e ne sta minacciando altre 15.000.
Hillary Clinton si ricandiderà
Hillary Clinton di nuovo in corsa per la Casa Bianca. Ad assicurarlo, dalle pagine del Wall Street Journal, sono Mark Penn e Andrew Stein, il primo consigliere molto vicino a Bill e Hillary dal 1995 al 2008, il secondo ex presidente del New York City Council, democratico. “La signora Clinton può vantare un tasso di gradimento del 75% tra i Democratici, ha una missione incompiuta, quella di diventare il primo presidente donna, e un risentimento personale contro il signor Trump, i cui sostenitori l’hanno messa alla gogna con gli slogan ’Rinchiudetela!’. Questo deve essere vendicato”, scrivono Penn e Stein.
A due anni dalle ultime presidenziali, sottolineano poi, Hillary “non permetterà che questa sconfitta umiliante per mano di un dilettante metta fine alla storia della sua carriera. Potete aspettarvi che corra per la presidenza ancora una volta. Forse non in un primissimo momento, quando le legioni dei democratici del Senato faranno i loro annunci, ma sicuramente quando le primarie saranno in pieno svolgimento”.
Al via summit sulla Libia, c’è Haftar
Atteso per tutto il giorno, tra dubbi sul suo arrivo, il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico, si è finalmente materializzato a Villa Igiea, a Palermo, dove è in corso la Conferenza sulla Libia. L’uomo forte della Cirenaica è arrivato attorno alle 20.30 in abiti civili ed è stato accolto dal premier Giuseppe Conte con una calorosa stretta di mano. Il “tuo contributo è importante” per questa conferenza ha detto Conte ad Haftar, a quanto si apprende. Il generale ha risposto ricordando che lui stesso aveva promesso a Conte che sarebbe venuto a Palermo.
I due hanno parlato a lungo, prima da soli, poi con l’aiuto di un interprete. Poi Haftar ha lasciato la sede della Conferenza, non partecipando alla cena delle delegazioni. Tornerà più tardi, per il bilaterale con il premier. Nei giorni scorsi la presenza di Haftar nel capoluogo palermitano era incerta. A quanto apprende l’Adnkronos da fonti libiche, sarebbe stato il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi a esercitare “una forte pressione” sul generale libico per convincerlo a partecipare a un incontro informale, separato dal programma della Conferenza.
L’ARRIVO DI CONTE – Il presidente Conte è arrivato a Villa Igiea nel pomeriggio ed è stato accolto dal sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, dal prefetto Antonella De Miro e dal questore Renato Cortese, e dai vertici delle forze dell’ordine. Con lui anche la vice ministra degli Esteri Manuela Del Re. E il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero.
Prima dell’apertura della conferenza, il premier italiano ha ricevuto l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia Ghassan Salamé. I due, secondo quanto si legge in un tweet della missione dell’Onu in Libia (Unsmil), “hanno discusso degli esiti che si aspettano dalla conferenza, del sostegno al piano di azione dell’Onu, comprese le riforme nel settore della sicurezza e dell’economia”. Salame ha anche riferito degli “ultimi sviluppi in Libia”.
PALERMO BLINDATA – Blindato il capoluogo siciliano, soprattutto nella zona in cui si terrà il vertice, tra l’Acquasanta e Arenellla. Il sistema di videocontrollo è stato collegato alle forze dell’ordine. Controlli via terra ma anche via mare, visto che Villa Igea, luogo del summit, si trova proprio sul mare. Il traffico automobilistico è stato vietato in una ventina di strade, tra le proteste degli abitanti. Tra oggi e domani sono previste tra l’altro delle manifestazioni per dire no al vertice. Nell’Oratorio di Santa Chiara si terrà un ’controvertice’ dal tema ’Interferenze’ che proseguirà nel pomeriggio alla chiesa dei Crociferi con la partecipazione di padre Alex Zanotelli.
CHI PARTECIPA AL SUMMIT – Al summit sono presenti le delegazioni dei tre (su 4, mancando Haftar) principali interlocutori libici: il presidente dell’Alto consiglio di Stato, Khaled al Meshri, il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, il presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez Serraj. Ci sarà anche il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi su “invito del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte”, come confermato dal portavoce della presidenza egiziana, Bassam Radi, citato dal sito del quotidiano filogovernativo ’Al Ahram’. Dieci, in tutto, i capi di Stato e di governo presenti alla Conferenza. Oltre ad al-Sisi ci saranno: Ahmed Ouyahia, premier dell’Algeria, Andrej Babis, premier della Repubblica Ceca, Alexis Tsipras, premier della Grecia, Joseph Muscat, premier di Malta, Mahamadou Issoufou, presidente del Niger, Dmitry Medvedev, premier della Russia, Alain Berset, presidente della Svizzera, Beji Caid Essebsi, presidente della Tunisia e Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.
Domani pomeriggio, al termine del vertice, il premier Giuseppe Conte terrà una conferenza stampa, alla quale potrebbe anche partecipare il Rappresentante speciale e capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé.
GLI ASSENTI – Negli ultimi giorni si è cercato di ridimensionare un po’ le aspettative, dinanzi al rischio flop paventato e alimentato dalle numerose assenze. Non sembra infatti essersi dimostrata lungimirante la decisione sulla data: il 12 e 13 novembre erano stati scelti perché all’indomani della visita a Parigi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sulla cui presenza il governo aveva puntato, o in subordine su quella del segretario di Stato americano Mike Pompeo.
Come d’altronde sulla preparazione della Conferenza, definita “di servizio” dal ministro degli Esteri Enzo Moavero, ha pesato l’assenza dell’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, richiamato a Roma ad agosto dopo essere stato definito ’persona non grata’ dallo stesso generale e mai rimandato in Libia. Resta infine da vedere quale sarà il comportamento dei francesi – nostri grandi ’competitor’ – in occasione della conferenza, preceduta ufficialmente da dichiarazioni a sostegno della riunione, ma ufficiosamente da un atteggiamento non proprio improntato alla collaborazione.