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Cambiare è difficile

C’è chi pensa che il Italia il Governo Renzi abbia commesso un errore a imporre la fiducia sulla legge elettorale, poiché ciò dimostrerebbe l’incapacità di costruire un ampio consenso politico su una regola fondamentale, intaccando un principio cardine della democrazia.E ha ragione, almeno un po’. E c’è chi la pensa in modo contrario, pensando che o il Governo forza un po’ la mano o trascorriamo la vita a parlare facendo troppo poco. E ha ragione, almeno un po’. E chi ha torto, allora?

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Nessuno, si tratta di una sosta in sala travaglio, necessaria quando le abitudini decennali di chi, anche in perfetta buona fede, ha fatto della oratoria fine a sé stessa il centro delle attività parlamentari. È l’uso inflazionato delle parole emotivamente sganciate dai problemi che dovrebbero analizzare per porvi rimedio ad aver provocato l’illusione che la politica sia fatta di questo e solo di questo: parlare. Ma quando poi i problemi profondi richiedono pragmatismo a dispetto di ciò che si è stati capaci di fare, ecco che fatalmente nascono leader dal piglio autoritario che quella necessità impersonano, facendone il proprio vessillo.

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Amati da molti, odiati da tanti. E se per caso questo leader capita che nasca in uno schieramento di centro sinistra, nascono i mal di pancia tendenti alla gastroenterite. La transizione verso un quadro politico più coerente e in linea con le ideologie di appartenenza passa inevitabilmente attraverso questa sofferenza. Non c’è da essere a favore o contro qualcuno come si fa allo stadio. Nessuno è un dio, nessuno è un demone (tranne qualcuno). Ci si deve solo render conto che è stata la sostanziale inerzia dei pur eleganti parolieri a provocare quella rabbia sociale che ha fatto da humus per la nascita politica di chi forza la mano. Passera. No, vi prego, correggete voi stessi l’accento. Non intendo disperarmi per la nascita dell’ennesimo partito dei parolieri.

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Data:

2 Maggio 2015