La crisi economica in Germania si fa sentire, così come le conseguenziali proteste di diversi comparti, che hanno messo in ginocchio il paese soprattutto nell’ultima settimana. L’ultima protesta è sfociata ieri in una manifestazione nazionale da parte degli agricoltori, che avevano occupato in precedenza strade ed autostrade di tutto il paese, formando code interminabili riprese con telecamere aeree, da Amburgo a Dortmund, Hannover, Erfurt, un fiume di mezzi che ha raggiunto la capitale Berlino, occupando infine la Porta di Brandeburgo. Centinaia di trattori che protestano contro i tagli ordinati da Olaf Scholz, il cancelliere in carica, appartenente al Partito Socialdemocratico. Ai minimi storici quanto a consenso elettorale. Gli agricoltori non tollerano i tagli annunciati dal governo, specie delle agevolazioni fiscali di cui usufruivano e del sussidio sull’acquisto del diesel. Queste scelte, dettate da una sentenza che ha imposto un risparmio sulla spesa per il 2024, nonché dai costi lievitati a causa della guerra in Ucraina, hanno fatto esplodere la rabbia degli appartenenti al settore. E non soltanto questo.
Per tre giorni, sino allo scorso sabato, il traffico ferroviario è stato paralizzato a causa della protesta dei macchinisti, che chiedono un aumento salariale e la riduzione dell’orario di lavoro, dalle attuali 38 ore settimanali, alle desiderate 35. L’80% dei treni a lunga percorrenza è rimasto fermo e gravi disagi si sono riversati anche sul traffico regionale; uno sciopero che ha coinvolto non soltanto la linea passeggeri, ma anche il trasporto merci, sostenuto dall’annuncio del sindacato Gdl, secondo il quale il 97% degli iscritti si è mostrato favorevole a protrarre gli scioperi a oltranza. L’impatto dello stop, sui servizi ferroviari, è stato “enorme”, ha riferito un portavoce della Deutsche Bahn. Questa paralisi si va a sommare allo sciopero promosso dai sanitari e dal personale scolastico. I primi lamentano la scarsità di medici, i bassi salari – specie a fronte della forte inflazione -, e una sempre maggiore burocrazia; i secondi chiedono classi meno affollate. Malcontento generale che alimenta soltanto i consensi per l’estrema destra come l’Afd (Alternative für Deutschland) che, proprio all’interno della protesta degli agricoltori, è scesa in piazza marciando accanto agli insoddisfatti e cavalcando l’onda del dissenso.
Der Spiegel, infatti, riporta la presenza di alcuni esponenti del movimento tra i 10.000 che hanno bloccato Berlino, fianco a fianco anche ad altri attivisti appartenenti a gruppi neonazisti come La Patria e Terza Via. Una grana, per Scholz, anche più grande dell’oggetto delle contestazioni. Il cancelliere, già lo scorso sabato, aveva avvertito della partecipazione di possibili estremisti. In tutto questo, però, il suo consenso è stato stimato, in una scala sino a 100, fermo al 19. Una bocciatura più che marcata, sostenuta anche dal recente sondaggio condotto da Bild, secondo il quale il 64% dei tedeschi vorrebbe un nuovo governo. “Per me il governo deve dimettersi, non sono più in grado di aiutarci”, ha riferito un allevatore di 73 anni che, sfidando il gelo, ha sintetizzato la voce comune della massa. Un secondo ha aggiunto: “ormai non è più un segreto che lo scopo non è solo il ritiro delle misure, ma le dimissioni del governo semaforo” (l’attuale maggioranza Spd, Verdi e liberali, ndr). Agli agricoltori è stato offerto un compromesso, ovvero la permanenza delle esenzioni sui veicoli di lavoro e l’eliminazione dei sussidi sull’acquisto del diesel non immediata, ma in forma graduale nel tempo; la proposta è stata, al momento, respinta. Le previsioni per il futuro non sono ottimistiche e le proteste potranno protrarsi, quantomeno sino alla vociferata nomina di un successore di Olaf Scholz.