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Capua: “Vaccino non ci farà uscire presto da incubo”(Altre News)

Coronavirus, Capua: “Vaccino non ci farà uscire presto da incubo”

“Non sarà il vaccino che ci porterà fuori nell’immediato da questo incubo. Bisogna vedere i risultati, poi ci sono altri problemi, come la distribuzione. Per fare vaccini sicuri ci vuole tempo e attenzione, è importante che il vaccino per il Covid sia innocuo e efficace come tanti vaccini in commercio”. Sono le parole di Ilaria Capua a DiMartedì.

“Il lockdown che è stato adottato in Italia è stato molto duro, ha sconvolto il paese e ha lasciato il segno. Ora siamo pronti per una ripartenza intelligente. In questo momento mi permetto di chiedere ai giornalisti, a chi si occupa di scienza, ai divulgatori di far passare questo messaggio: ognuno deve fare il suo pezzetto. Sappiamo che questo virus si trasmette in determinate situazioni. La trasmissione avviene nella stragrande maggioranza dei casi perché c’è una vicinanza fisica tra una persona infetta e una non infetta”, afferma la virologa.

“Dobbiamo comportarci da persone serie, la responsabilità è nelle nostre mani. Il distanziamento fisico è una barriera naturale tra un soggetto infetto e un soggetto sano. Lavarsi le mani riduce il contagio e riduce altre problematiche legate alla sanità pubblica. Le regole non possono essere attuate solo dal governo, i cittadini devono essere protagonisti e devono sentirsi responsabili. Bisogna evitare i raggruppamenti di tante persone in ambienti chiusi. Immaginiamo una ripartenza intelligente, ognuno si renda conto di essere un tassello essenziale per ridurre il contagio e far ripartire l’Italia”, dice ancora.

Fase 2, Arcuri: “App sarà coerente con norme previste”

“Allo stato si può ritenere che la app sarà completamente coerente con le previsioni” di legge. Lo afferma il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, ascoltato in audizione informale in videoconferenza in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera sulla App per tracciare i contatti. E, dopo aver ricordato “i vincoli previsti dalle norme”, ha sottolineato: “Ritengo che, a cavallo di fine mese, la App sarà pronta per essere usata”.

“E’ importante sottolineare che, allo stato dell’arte, le funzionalità della App fungeranno solo sino all’alert dei contatti registrati da un sospetto contagiato. L’alert avverrà con le modalità previste dalla norma, una volta effettuato l’alert le funzionalità della App si concluderanno”, ha detto ancora. “Non è prevista al momento alcuna ulteriore funzionalità che inerisca alcuna relazione tra la App e il Servizio sanitario nazionale successiva all’alert”, ha aggiunto ricordando che “l’unico titolare della protezione dei dati sarà il ministero della Salute”.

Ritengo insomma che la “previsione normativa che delinea i tratti che è necessario che la app abbia perché essa sia coerente con la normativa nazionale e sovranazionale relativa alla privacy e la scelta di un soggetto in house dello Stato che dispone di una infrastruttura tecnologica compatibile e che risiede in Italia, dove verranno conservati i dati, possano soddisfare sia il requisito della privacy che quello della sicurezza del dato”, ha affermato. “A ciò si aggiunga il sostanziale anonimato del tracciamento del sistema e la sua attivazione volontaria”, conclude.

“Noi abbiamo un dovere che non è risolto dalla App, di rendere possibile che il massimo numero dei cittadini sia nelle condizioni di sottoporsi a un tampone. Gli uffici del commissario hanno acquistato e distribuito ai sistemi sanitari regionali fino a ieri 3,7 mln di tamponi e provette, distribuiranno nelle prossime settimane altri 5 mln di tamponi già da noi acquisiti”, ha affermato ancora. “Non è sufficiente distribuire i tamponi, ma è necessario che i sistemi sanitari regionali sottopongano il numero più alto di cittadini agli stessi tamponi”, ha sottolineato Arcuri. “La App ha solo il fine di rendere più veloce e più certa la natura, la dimensione e la popolazione dei contagi: non c’è più l’intervista, non c’è più la ricerca di un modo per contattare i contatti ma questo avviene attraverso questa funzionalità”, ha detto Arcuri precisando però: “Sono il primo a dire che, se nel momento in cui viene rintracciato un contatto stretto non si fa subito il tampone, la App non ha conseguito il risultato per cui è stata pensata”. “La App dà un alert a un device e dice: ’sei stato in contatto per più di 15 minuti negli ultimi 14 giorni con un altro device risultato contagiato’. A questo punto il possessore del device-contatto stretto deve attivarsi e se il sistema sanitario regionale non è pronto a sottoporlo in un tempo molto ravvicinato a un tampone, la App ci ha aiutato ma non ha fatto fino in fondo il suo lavoro e nessuno lo ha fatto”.

Pucci: “Conosco Basentini ma non l’ho imposto al ministro”

“Conosco bene Basentini ma non sono stato il suo sponsor”. Lo dice, parlando con l’Adnkronos, il vice capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Leonardo Pucci, l’uomo che, stando al tam tam delle ultime ore – dal Parlamento al Csm – avrebbe convinto il guardasigilli Bonafede a fare marcia indietro sulla scelta di Nino Di Matteo alla guida del Dap e a ripiegare, poi, su Francesco Basentini. Ma il diretto interessato smentisce questa ricostruzione: “Non ci sono state sponsorizzazioni, che io sappia. Né per uno né per gli altri. Si è trattato di scelte discrezionali: per i vertici sono importanti discrezionalità e fiducia. Per quello che ho visto io, le scelte del ministro sono state sempre a discrezione sua, nei colloqui con le persone”.

Pucci, che conosce anche il premier Giuseppe Conte dai tempi dell’Università a Firenze (“insegnava Diritto privato 1 e 2”), non commenta la diatriba tra Di Matteo e il ministro Bonafede: “Gli aspetti politici li lascio agli altri, non sono il mio settore. Non ho le competenze né le capacità per farlo. C’è da fare così tanto a livello amministrativo e organizzativo, che questo è l’ultimo dei pensieri miei”. E sulle polemiche legate alle scarcerazioni dei mafiosi che hanno portato alle dimissioni di Basentini dal Dap, aggiunge: “Mi pare sempre tanto difficile e ingiusto che il ministero intervenga nei poteri dei magistrati. Qui si tratta di prerogative esclusive della magistratura e di conseguenza (i magistrati, ndr) sono autonomi e lo devono essere. Al di là di dare le colpe, ritengo che i poteri siano tutti distinti, di conseguenza devo per forza avere il massimo rispetto per le decisioni prese dai giudici di sorveglianza”.

Fermo amministrativo per Alan Kurdi

Un’ispezione a bordo dell’Alan Kurdi da parte della Guardia costiera ha evidenziato irregolarità che hanno portato al fermo amministrativo della nave. “Ispettori della Guardia Costiera, specializzati in sicurezza della navigazione, hanno sottoposto la nave Alan Kurdi, di bandiera tedesca, ad un’ispezione volta a verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale ad esse applicabili. L’unità, ormeggiata nel porto di Palermo, è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena svolto a seguito del trasferimento su nave Raffaele Rubattino dei migranti presenti a bordo”, si legge in una nota della Guradia Costiera.

“L’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche – prosegue la Guardia Costiera – “alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino. La nave sarà sottoposta a “fermo amministrativo” fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile in materia di sicurezza della navigazione e tutela ambientale”.

“Il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera ha, da tempo, avviato un dialogo con gli Stati di bandiera delle navi ONG affinché fossero identificati ed attuati i requisiti di sicurezza e protezione dell’ambiente per queste unità e per il servizio da esse espletato. Tale attività ispettiva viene svolta nell’ambito dei consueti controlli di sicurezza e di tutela dell’ambiente marino demandati alla Guardia Costiera Italiana sulle unità navali di bandiera straniera, che arrivano nei porti nazionali, per garantire la sicurezza degli equipaggi e delle persone trasportate nonché per verificare l’ottemperanza alle norme per la prevenzione degli inquinamenti marini”, conclude la Guardia Costiera.

Finanza sequestra 250mila mascherine a società Pivetti

Duecentocinquantamila mascherine tra chirurgiche e ffp2 sono state sequestrata nelle ultime ore dalla Guardia di Finanza di Savona riconducibili alla società ’Only Italia Logistic’ di cui è amministratore unico l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti. Le mascherine, mai usate, erano nella disponibilità di alcuni ospedali della Lombardia. Si tratta di un secondo sequestro svolto nell’ambito delle indagini avviate dalla procura di Savona sull’importazione di un carico di mascherine dalla Cina che non rispondono ai requisiti di legge sulla quale indagano i magistrati per le ipotesi di ricettazione, frode nell’esercizio del commercio, vendita di cose con impronte contraffatte e violazioni sulla legge doganale.

Il sequestro di oggi è stato effettuato dagli uomini della Guardia di Finanza di Savona dopo decreto dell’autorità giudiziaria. In seguito alla ricostruzione della fornitura sequestrata alcuni giorni da a Malpensa di mascherine provenienti dalla Cina gli inquirenti si sono messi sulle tracce della parte di prodotti che potevano essere ancora in circolo e oggi è scattato il sequestro all’interno dei magazzini di alcuni ospedali lombardi. Sempre su disposizione della magistratura i conti della società Only Italia Logistic erano stati bloccati alcuni giorni fa ed era stato acquisito materiale documentale negli uffici dell’azienda.

PROCURA ROMA INDAGA PER FRODE – Tentativo di frode nelle pubbliche forniture. Per questa ipotesi procede la Procura di Roma che indaga sulla societa’ ‘Only Logistics Italia’. L’indagine rientra nell’ambito delle verifiche avviate sulle forniture di dpi. La scorsa settimana i pm hanno acquisito nella sede della Protezione Civile documentazione anche relativa ai contratti di fornitura stipulati con la società nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. Sulle mascherine importate dalla Cina indagano gia’ le Procure di Savona e Siracusa. E nei giorni scorsi anche i magistrati della Corte dei Conti del Lazio hanno aperto un fascicolo come atto dovuto per verificare gli eventuali profili di propria competenza.

PIVETTI: “NON MI E’ STATO NOTIFICATO NULLA” – “Apprendo ora di questo sequestro, non mi è stato notificato nulla. Non ho la minima idea di quello che è successo, voglio capire se c’è un motivo oggettivo per sequestrarle. Sono sorpresa, mi aspetto di essere informata tramite le vie istituzionali’’. Così l’ex presidente della Camera Irene Pivetti commenta all’AdnKronos il sequestro delle 250.000 mascherine .

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6 Maggio 2020