Tutti amiamo il Carnevale, ancor di più i bambini che si divertono a mascherarsi e a partecipare alle numerose sfilate dei carri allegorici che si organizzano un po’ in tutta Italia.
Tra le sfilate più famose occorre citare il Carnevale di Rio De Janeiro (Brasile), ma anche il Carnevale di Venezia rientra nella top 10 delle manifestazioni carnevalesche più famose del mondo.
Ciò che probabilmente in molti ignorano è che il Carnevale ha in realtà origini pagane esattamente come Halloween, ma che a differenza di quest’ultimo non è altrettanto demonizzato dal pensiero cristiano.
La nascita di tali usi è da rintracciare in alcune festività pagane greco-romane, in particolare in riti greci in onore del dio Dioniso, divinità legata al vino, alla fertilità e al piacere.
Dioniso amava le grida disordinate e festanti, il caos, gli eccessi, era tra l’altro l’unico fra gli dei che ammetteva le donne e gli schiavi ai suoi riti e infatti le “baccanti” (donne note anche come menadi) si esibivano in danze estatiche durante tali celebrazioni.
Nei riti dionisiaci, le menadi si mascheravano con pelli di animali e corone di alloro, mentre gli uomini si camuffavano cercando di somigliare a satiri, tutti si lasciavano andare ad una danza sfrenata condotta da una musica dal ritmo ipnotico e sotto l’influenza del vino.
Con maggiore riferimento alla cultura romana invece, occorre citare Lupercalia, antica festa in onore del Dio silvestre Faunus Lupercus, legata alla purificazione e alla fertilità, celebrata tra il 13 e il 15 Febbraio di ogni anno.
Bisogna considerare che nel calendario romano il primo mese dell’anno era Marzo, quindi Lupercalia era anche la festa di fine anno e questo potrebbe spiegare il motivo della gioia che la caratterizzava.
Durante i festeggiamenti i giovani si vestivano con pelli di animali sacrificati e tagliavano altre pelli a strisce creando delle fruste con le quali colpivano la strada per benedire i luoghi e la gente in segno di protezione e fecondità (soprattutto erano le donne a prestarsi e a farsi colpire per accrescere la loro fertilità).
I rituali di fertilità, ovviamente, sfociavano anche in atteggiamenti più lascivi che tra danze e festeggiamenti terminavano il più delle volte in vere e proprie orge.
Per quanto riguarda l’origine del nome “Carnevale” esistono varie ipotesi a riguardo.
Per alcuni ricercatori esso deriva dalla fusione delle parole latine ‘Carnem’ e ‘Levare’ ossia togliere la carne, con riferimento ai giorni che precedono la Quaresima, periodo di digiuno nelle religioni Cristiane.
Volendo rimanere invece concentrati sull’origine pagana della celebrazione, ritengo più corretto dar credito a quanti sostengono che il termine “carnevale” derivi dalla fusione dei termini latini ‘Carrus’ e ‘Navalis’ letteralmente carro navale, con riferimento ad un rito molto antico, il Navigium Isidis, che culminava con un corteo mascherato che accompagnava una nave sacra portata in processione su di un carro.
Questa festività, originariamente egiziana ma diffusasi nella religione romana e in tutto l’impero verso il 150 d.c., era dedicata alla vicenda della Dea Iside che fece risorgere il suo sposo Osiride dopo aver ritrovato tutte le parti del suo corpo precedentemente smembrato.
Il Navigium Isidis celebrava quindi la morte e la resurrezione di una divinità importantissima.
La successiva tradizione cattolica favorì probabilmente la scissione di questo rituale in due fasi distinte:
- Carnevale, che però venne lasciato al di fuori del culto religioso e che conserverebbe solo il ricordo dei festeggiamenti in maschera, arricchiti da reminiscenze degli altri culti pagani citati;
- Pasqua, in riferimento alla morte e resurrezione della divinità.