Il caso della Enrica Lexie sembrerebbe volgere al giro di boa dopo quasi 10 anni dai fatti. La vicenda dei due fucilieri di marina italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, imbarcati sulla petroliera italiana in veste di nuclei militari di protezione antipirateria, ha visto per tutto questo tempo i due militari, imputati per l’uccisione, avvenuta il 15 febbraio 2012, di due pescatori indiani, Valentine Jelastine e Ajeesh Pink, al largo della costa del Kerala, nell’India occidentale, imbarcati su un peschereccio erroneamente identificato come imbarcazione pirata. Il caso Enrica Lexie divenuto ben presto controversia internazionale tra Italia e India, in seguito all’arresto da parte della polizia indiana, dei due fucilieri, è arrivato al Tribunale internazionale dell’Aja, il quale lo scorso luglio si era pronunciato a favore del riconoscimento dell’immunità funzionale dei due militari, precludendo in questo modo all’India l’esercizio della propria giurisdizione, la quale, in principio, aveva disposto in difetto lo stato di arresto dei due imputati.
Contestualmente al riconoscimento dell’immunità funzionale dei due fucilieri, la Corte permanente di arbitrato aveva già condannato l’Italia ad un risarcimento nei confronti dello Stato Indiano, per i danni materiali e morali arrecati con l’uccisione dei due pescatori, alle rispettive famiglie. La sentenza sopravvenuta venerdì dalla Corte suprema indiana non ha fatto altro che mettere il sigillo alle conclusioni tirate già dal Tribunale internazionale, andando verso la chiusura del dossier una volta che l’Italia avrà effettuato il versamento di 100 milioni di rupie, pari a 1,1 milioni di euro, nelle casse dello Stato Indiano, come risarcimento accordato tra le parti. Una volta ratificata la sentenza del Tribunale internazionale dell’Aja, come previsto per l’udienza del 19 aprile, sarà possibile avanzare con la fase processuale italiana per fare effettivamente luce sulle responsabilità in gioco.